A Roma le opere di Sergio Sarra disseminate tra i capolavori di archeologia

Forme fantasmatiche vestono le pareti dell’appartamento nobile di Palazzo Altemps, confrontandosi e dialogando con le straordinarie collezioni di statuaria antica

A Roma a pochi passi da Piazza Navona sorge Palazzo Altemps, oggi sede del Museo Nazionale Romano che custodisce le collezioni di scultura classica appartenute alle famiglie aristocratiche Ludovisi, Altemps, Riario e Brancaccio. 

Qui, e più precisamente nell’appartamento nobile dello storico palazzo, prende forma nature, mostra di Sergio Sarra (Pescara, 1961) curata da Lorenzo Bruni e Ludovico Pratesi. Il percorso espositivo si dispiega tra la Sala isiaca e la Sala grande del Galata, dove le opere dell’artista abruzzese entrano in dialogo con i capolavori di arte egizia, greca e romana. 

Nature, la mostra di Sergio Sarra a Palazzo Altemps a Roma

Sono entrato nelle sale del palazzo immaginando opere non invasive, che interpretassero la storia e gli stimoli visivi e simbolici che vi sono presenti”, così parla l’artista che ha optato per un allestimento minimal e allo stesso tempo comunicativo. I dipinti – su tavola e su carte – sono stati realizzati da Sarra con l’intenzione di azzerare l’immagine, prediligendo linee morbide che si fondono a geometrie dagli angoli marcati. Le figure che prendono vita sono tutte assorte nell’assenza, entrando così in relazione con le sculture che abitano lo spazio, dal Torello Brancaccio e il Trono Ludovisi al Galata Suicida (il quale da un po’ gode di una suggestiva nuova illuminazione). Un dialogo silente in cui il pubblico è invitato a partecipare, trovando assonanze e contrasti tra le opere in una piccola caccia al tesoro. 

La mostra nature di Sergio Sarra a Palazzo Altemps, a Roma
La mostra nature di Sergio Sarra a Palazzo Altemps, a Roma

Sergio Sarra a Palazzo Altemps a Roma. Parola al curatore Ludovico Pratesi

“In questo luogo eccentrico e indefinibile, fuori dal tempo ma legato a un proprio tempo, prezioso e solenne nel suo distacco dalla quotidianità, che ricorda le atmosfere rarefatte del Sir John Soane Museum a Londra, dove nel 2000 Hans Ulrich Obrist ha curato “Retrace your steps: remember tomorrow” (una collettiva con le opere di artisti come Anish Kapoor, Katharina Fritsch e Douglas Gordon), alcuni artisti contemporanei hanno trovato da qualche anno uno spazio di accoglienza”, spiega Ludovico Pratesi nel suo testo critico. “L’artista propone in questa occasione un dialogo incentrato sul tema della figura nel rapporto con lo spazio, suggerito – e mai urlato – attraverso rarefatte relazioni tra tratto e colore, in una serrata scrittura espositiva impostata sul mimetismo”.

Valentina Muzi 

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Valentina Muzi

Valentina Muzi

Valentina Muzi (Roma, 1991) è diplomata in lingue presso il liceo G.V. Catullo, matura esperienze all’estero e si specializza in lingua francese e spagnola con corsi di approfondimento DELF e DELE. La passione per l’arte l’ha portata a iscriversi alla…

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