In viaggio con gli Etruschi. Una mostra da non perdere a Bologna

Prima di affrontare la mostra al Museo Civico Archeologico di Bologna, riposatevi, rifocillatevi e annullate tutti gli appuntamenti della giornata. Siete avvertiti: l’impegno, mentale e fisico sarà tutt’altro che trascurabile. Ma non potete perdere l’occasione di “viaggiare con i Rasna” (così gli Etruschi chiamavano sé stessi) su e giù per la Penisola, e sarete pienamente ricompensati delle vostre fatiche.

Dopo un liminale cenno alla riscoperta degli Etruschi da parte dei viaggiatori di Settecento e Ottocento, il percorso attraversa cronologicamente le diverse fasi della loro civiltà. Significativi reperti di forte impatto visivo ne illustrano i caratteri unificanti, come lingua, religione, costumi funerari: tra essi il corredo della tomba delle hydriai del Pittore di Meidias (da Populonia), la Tabula Cortonensis e le lamine auree di Pyrgi (in riproduzione), nonché una selezione di importanti ritratti in bronzo e terracotta. Ci si potrebbe già sentire appagati qui, dopo aver percorso l’evoluzione degli Etruschi dagli albori della civiltà Villanoviana fino al loro declino nella morsa di Galli e Romani. Ma poi si svolta a destra e si scopre che quanto percorso finora è solo la sezione introduttiva e che alla dimensione cronologica segue quella spaziale, il vero e proprio “viaggio nelle terre dei Rasna”.

LE TERRE DEI RASNA

Mentre quiete vedute archeologiche e suggestivi paesaggi scorrono alti sulle pareti, il visitatore si addentra nei meandri di continue sorprese (circa 1400 i pezzi riuniti!), scandite in sezioni dedicate alle aree dell’Etruria propria, padana e campana, ciascuna rappresentata dalle più importanti compagini cittadine. Ogni contesto è indagato secondo un taglio diverso, in accordo con i temi più rappresentativi di ogni singola città e con il supporto di un efficace apparato cartografico e illustrativo. I santuari, l’urbanistica, i commerci, la ritualità funeraria, fino ad aspetti meno visibili ma di non minore importanza, come lo sfruttamento delle risorse naturali o le reti dell’ospitalità aristocratica. Emergono sia i caratteri unificanti della civiltà etrusca, già incontrati nella sezione introduttiva, sia le differenze legate alle peculiarità fisico-morfologiche dei territori di insediamento, alle vicende storiche e allo scambio culturale e commerciale con altre popolazioni, vicine e lontane: ci si imbatte in specifici culti o particolari produzioni, come le prolifiche matres capuane, i segnacoli funerari pisani in marmo delle Apuane o le fibule d’ambra sontuosamente rigonfie di Verucchio. Rappresentati, in qualità di prestatori, anche i principali musei italiani e le loro raccolte etrusche, che siano specchio del passato del territorio o collezioni storiche decontestualizzate.
Alla collezione del museo bolognese rimanda l’ultima sezione, dedicata all’Etruria padana. Particolare rilievo è dato specialmente a Bologna (Felsina) stessa, da cui provengono (Necropoli di via Belle Arti, tomba 142) rare suppellettili di legno (elegantissimi i tavolini dalle gambe sagomate), e a Kainua (Marzabotto): il lungo viaggio per città termina nell’unica città di cui siano ricostruibili nel dettaglio i riti di fondazione etrusco ritu e gran parte della planimetria, che emerge nitida dai prati nei suoi intrecci regolari di plateiai e stenopoi.
Qualora lo stanco (e soddisfatto) visitatore disponga ancora di qualche energia, farebbe bene a completare la visita con le sale etrusche del Museo Civico Archeologico, da poco riaperte e preservate nella loro suggestiva organizzazione ottocentesca.

Copia del ciclo pittorico della Tomba del Triclinio di Tarquinia, Tempera su carta, Carlo Ruspi, 1833

Copia del ciclo pittorico della Tomba del Triclinio di Tarquinia, Tempera su carta, Carlo Ruspi, 1833

UNA MOSTRA EFFICACE

Un’esposizione onnicomprensiva e dalle molteplici prospettive, che intesse approccio enciclopedico e monografico e che dà conto dell’unità culturale e della diversificazione storica e territoriale delle singole realtà, con uno speciale focus sulle città e sul territorio. I curatori, coadiuvati da un coro di studiosi, hanno affrontato un’impresa titanica e rischiosa, ma l’impegno e la passione profusi li hanno ripagati con un risultato straordinario, per il quale il pubblico, specialistico e non, non può che essere grato. Gli oltre due anni di studi, ricerche e progetti sono distillati nel ponderoso catalogo, che offre una ricca sintesi dei principali snodi e problemi dell’etruscologia, resoconti delle più recenti scoperte e nuove prospettive su contesti noti e reperti resuscitati per l’occasione dal limbo dei depositi.

Chiara Ballestrazzi

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Chiara Ballestrazzi

Chiara Ballestrazzi

Chiara Ballestrazzi ha conseguito una laurea in filologia classica (2011) e una in archeologia classica (2012) presso l’Università di Pisa. Normalista, è stata redattrice per l’arte antica dell’Osservatorio Mostre e Musei (2011-13) e cofondatrice della compagnia teatrale della Scuola Normale.…

Scopri di più