Preservare l’immenso patrimonio artistico dell’umanità è la sfida del nuovo millennio, un compito inderogabile delle generazioni presenti e future, spesso però impossibile da realizzare senza il contributo di mecenati e sponsor privati, sensibili a progetti lungimiranti.
Attraverso azioni di mecenatismo mirato anche in Spagna risplendono oggi molti tesori che meritano di essere scoperti o riscoperti. Uno di questi è la Sala Capitolare della cattedrale di Santa Maria, a Toledo, che custodisce un gioiello pittorico del primo Rinascimento spagnolo.
UN FIAMMINGO RINASCIMENTALE IN SPAGNA
Costruita alla fine del Quattrocento al fondo dell’abside della cattedrale per iniziativa del cardinal Cisneros – ecclesiastico colto e influente, fondatore tra l’altro dell’Università di Alcalá de Henares, la più antica di Spagna – la Sala Capitolare per oltre cinquecento anni ha ospitato le riunioni straordinarie, e a porte chiuse, del Cabildo, l’organo di governo della cattedrale. Alle pareti, tra il 1508 e il 1511 il pittore Juan de Borgoña – di origini fiamminghe ma attivo in Spagna fino al 1535 – realizza una serie di affreschi (che a fresco in realtà non sono, ma a secco) che introducono i canoni del Rinascimento italiano nella penisola iberica. Raffigurano tredici scene tratte dalla vita della Vergine, patrona della cattedrale gotica, un Calvario e un Giudizio universale (con una iconografia di chiara ispirazione più nordica), sotto i quali campeggia una lunga fila di ritratti di cardinali del passato.
Juan de Borgoña dipinse quasi esclusivamente opere su tavola in puro stile fiammingo; il suo capolavoro murale a Toledo risente però dell’innegabile influenza del Quattrocento italiano. Dopo la pulizia (chimica e fisica) e il reintegro cromatico delle tante lacune eseguito dall’abile équipe di restauratori della Cattedrale di Toledo, il ciclo di dipinti è apparso in tutto il suo magnifico splendore. Le immagini erano rimaste infatti offuscate sotto gli strati di pittura, colla organica, le mani di olio e resina applicate alle pareti durante i secoli. Le cornici architettoniche e gli sfondi paesaggistici delle scene di vita della Vergine svelano ora uno studio prospettico e una profondità tridimensionale simili agli antecedenti di Masaccio nella Cappella Brancacci, o di Domenico Ghirlandaio nella Cappella Tornabuoni, per restare all’ambito fiorentino del XV secolo. Anche se non è documentato un soggiorno del pittore fiammingo in Toscana, i dipinti della Sala capitolare di Toledo rivelano nel complesso una maestria tecnica nel creare uno spazio illusionista e una notevole sensibilità cromatica negli effetti di realismo.
Grazie agli studi previ al restauro, si è scoperto inoltre che la tecnica pittorica impiegata da Juan de Borgoña è l’olio su gesso secco, e non la tempera su intonaco fresco e che i dipinti hanno resistito miracolosamente nei secoli forse proprio grazie all’accesso ristretto ed esclusivo alla sala dei membri del Cabildo. Nell’occasione è stato ripulito anche il bellissimo soffitto a cassettoni, esempio di artigianato in stile mudéjar-plateresco ed è stata riaperta una finestra, che permette alla luce naturale di filtrare nella sala.

L’IMPRESA CHE ILLUMINA L’ARTE
I restauri della Sala Capitolare sono dovuti in gran parte al contributo economico della Fondazione Endesa, azienda leader nel settore elettrico il cui azionista di maggioranza è il Gruppo Enel. Da oltre vent’anni, la fondazione spagnola destina parte dei suoi investimenti al sostegno del patrimonio artistico e culturale e lo fa attraverso progetti mirati di illuminazione di edifici sacri e civili, musei, muraglie, ponti e monumenti soprattutto in Spagna, ma anche in Sudamerica e nel resto del mondo. L’anno scorso, per esempio, la Fondazione Endesa ha contribuito alla nuova illuminazione della basilica di Santa Maria Maggiore, a Roma, il più grande tempio mariano della Cristianità, storicamente legato alla corona di Spagna e del quale ancora oggi il re ricopre il ruolo onorifico di proto-canonico.
Quest’anno è di nuovo Toledo, città delle tre culture (cristiana, araba ed ebraica), ad essere beneficiata dal mecenatismo dell’azienda elettrica: dopo la muraglia cittadina e l’illuminazione delle navate interne della cattedrale, Endesa ha sostenuto i costi di illuminazione e climatizzazione della Sala Capitolare. I dipinti murali di Juan de Borgoña si possono così ammirare in tutto il loro splendore grazie a un sistema fluttuante di focus al Led, con un risparmio energetico del 75%. La preservazione del capolavoro nei secoli è garantita anche da un impianto di climatizzazione rispettoso e ben calibrato.
– Federica Lonati