Musei e pubblico in Spagna: cosa dovremmo copiare (e cosa invece no)
Come si comportano i musei spagnoli con il loro pubblico? Orari e gratuità funzionano come dovrebbero? Le città riescono a distribuire bene i flussi turistici? Alcune buone pratiche e aspetti da migliorare
Una recente peregrinatio per la Penisola Iberica mi ha consentito di (ri)vedere alcuni dei più importanti musei spagnoli. Musei che, nel complesso, fanno un’ottima impressione, a livello di spazi espositivi, allestimento e illuminazione delle opere, apparati comunicativi; e che forniscono molteplici spunti di riflessione, in particolare a chi, provenendo da un altro Paese, può trovare somiglianze e differenze con il panorama museale della propria terra.
Barcellona e il problema dell’overtourism
Alcuni spunti riguardano il rapporto dei musei con il pubblico e il modo in cui le istituzioni accolgono e disciplinano l’afflusso di visitatori. Quando si parla di pubblico dei musei ci si riferisce spesso ai turisti, e quando si pensa ai turisti su suolo spagnolo si pensa subito a Barcellona, città tra le più interessate dal fenomeno dell’overtourism, come hanno dimostrato le veementi proteste di una parte della popolazione nei confronti dei forestieri. Arrivando nel capoluogo catalano in piena estate ci si aspetta di trovarsi in una città sotto assedio; ma non è proprio così. Per carità, di turisti ce ne sono parecchi, ma (come sempre accade, e forse qui più che altrove) sono distribuiti in maniera assai diseguale. Le architetture di Antoni Gaudí sono prese d’assalto, la Sagrada Familia è un immane termitaio brulicante; il resto del patrimonio artistico e monumentale è fruibile in maniera ben più ragionevole, o addirittura è assurdamente trascurato.
Non solo Sagrada Familia: i musei meno frequentati di Barcellona
I musei che punteggiano il meraviglioso Montjuïc – dal ben fatto Museo Archeologico allo strepitoso Museu Nacional d’Art de Catalunya – vedono un afflusso di visitatori da contenuto a gestibile (complice anche la posizione lievemente defilata della collina); un museo imperdibile, specie per chi ama la scultura medievale, quale è il Museu Frederic Marès, è snobbato dalle folle. Si trova in pieno Barri Gòtic, accanto alla cattedrale, e ha per giunta un costo di accesso modesto (4,20 euro il biglietto intero!), eppure quando l’ho visitato, mentre tutto intorno si svolgeva l’incessante processione di viandanti e infuriavano Quattro Stagioni e Gipsy King, ero praticamente l’unico visitatore. Una solitudine che infonde sentimenti contrastanti: il dispiacere per chi gestisce un museo così bello e per chi si perde tanti tesori, ma anche una sfrenata goduria per la possibilità di bearsi delle sale in santa pace.

Il Museo del Prado di Madrid e l’annosa questione delle foto
Ancor più rilevante dell’offerta museale di Barcellona è quella di Madrid, che trova nel Museo del Prado la sua gemma più sfolgorante. Al Prado non si possono scattare foto. Una scelta decisamente in controtendenza, che ha i suoi pro e i suoi contro. L’esperienza della visita ne risulta nettamente migliorata: specie in quei punti del percorso espositivo nei quali la folla è più fitta, come davanti a Las Meninas o al Giardino delle delizie, la possibilità di fotografare genererebbe il caos, come avviene in tanti altri grandi musei. D’altra parte, il Prado mette a disposizione in rete le foto ad alta risoluzione di tutte le sue opere. È vero, tuttavia, che queste ottime foto vanno benissimo per i dipinti, ma nel caso delle sculture si può aver bisogno di dettagli che le immagini in rete non restituiscono, o ancora c’è chi può aver necessità di foto degli allestimenti o del pubblico stesso. Qualche deroga al divieto sarebbe dunque benvenuta. Ma come concederla in maniera non troppo laboriosa? Un’idea potrebbe essere quella di accordare automaticamente il permesso di fotografare ai soci ICOM, piccolissima porzione dei visitatori che lavora in ambito museale o fa ricerche su temi legati ai musei; forniti all’ingresso di un adesivo di riconoscimento, scatterebbero in modo sensato, senza disturbare.
Spagna, musei spagnoli e entrata gratuita: bene, ma fino a un certo punto
Altra caratteristica peculiare di alcuni musei spagnoli è l’entrata gratuita per tutti nelle ultime due ore di apertura (ad esempio, al Prado, dalle 18 alle 20). L’iniziativa è senz’altro da approvare, nell’ottica di un più ampio accesso alla cultura. L’accesso gratuito è tuttavia una cosa splendida quando è sempre tale; quando non si paga solo in determinate circostanze può generare un affollamento che pregiudica la piacevolezza della visita (ne sappiamo qualcosa in Italia, con le domeniche gratuite). Soprattutto dove è consentito scattare fotografie, l’improvviso afflusso di frotte di visitatori provoca un crollo della qualità della visita: le sale fino a poco prima tranquille sono gremite di gente che si scatta selfie, di bambini in posa davanti alle opere, a beneficio degli obiettivi dei telefoni di chi li ha generati. Così mi è successo alla nuova Galleria delle Collezioni Reali: a due ore dalla chiusura si è sentito un tumulto provenire dall’ingresso, come se l’intero popolo spagnolo venisse a reclamare le teste dei propri sovrani. Preoccupato, ho chiesto lumi a un’addetta alla sorveglianza, che sconsolata mi ha detto: “Ora è gratuito”. Le teste di Felipe e Letizia, per fortuna, erano salve; ma la magia che aveva sino ad allora contraddistinto la mia visita era destinata, almeno in parte, a dissolversi.
Fabrizio Federici
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #87
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