Alla Palazzina di Caccia di Stupinigi si continua a investire, ma mancano i fondi per la gestione ordinaria
L’inaugurazione dei nuovi spazi di visita, le Anticamere dell’Appartamento di Carlo Felice, è l’occasione per fare il punto sul bene UNESCO alle porte di Torino. I progetti e i fondi non mancano, ma restano da risolvere alcuni problemi quotidiani
È un momento in chiaroscuro per la Palazzina di Caccia di Stupinigi, la residenza sabauda patrimonio UNESCO alle porte di Torino di proprietà della Fondazione Ordine Mauriziano. Da un lato la notizia, positiva, della prossima riapertura al pubblico delle due Anticamere dell’Appartamento di Carlo Felice restaurate grazie a un finanziamento di 350.000 euro della Consulta per la valorizzazione dei beni artistici e culturali. Dall’altra il grido dall’allarme che Licia Mattioli, nella duplice veste di presidente della Fondazione e della Consulta, lancia sulla gestione della Palazzina: “sono arrivati molti fondi per progetti specifici che ci hanno permesso di restaurare spazi e arredi, ma la gestione quotidiana è in sofferenza, tanto che non riusciamo a mandare avanti il bando per un nuovo direttore”.
La Palazzina di Caccia di Stupinigi tra potenzialità e problemi
Mattioli più che al Palazzo della Regione Piemonte guarda a Roma “anche se è difficile capire chi ci dovrebbe sostenere”. Una visita del ministro Giuli sarebbe gradita, si sussurra a mezza voce, per far capire le potenzialità di un bene che, anno dopo anno, sta recuperando e mettendo in sicurezza per le visite del pubblico nuovi ambienti di sorprendente bellezza. I riscontri ci sono: 111.000 visitatori nel 2024 con un trend in crescita quest’anno. Il grande handicap rimangono i collegamenti con la città: “Per proseguire la tratta del tram 4 da Mirafiori fino a Stupinigi ci vorrebbero 20 milioni di euro, una cifra enorme che difficilmente verrà stanziata” precisa Mattioli. E così chi non arriva in auto, deve attendere le corrispondenze con un bus con poche frequenze.
Le due Anticamere dell’Appartamento di Carlo Felice a Stupinigi
Le novità che fanno ben sperare per la valorizzazione della Palazzina sono comunque in calendario. Come l’apertura delle due Anticamere appena restaurate, parte degli appartamenti di Ponente, che rappresentano nell’apparato decorativo un bell’esempio di tardo rococò piemontese. La prima presenta una volta affrescata a più mani del 1754 e dipinti a olio su tela di ambiente marino o bucolico, volute dal re Carlo Felice che era ufficiale di marina. La volta della seconda anticamera è opera di Francesco Antoniani e Gaetano Perego, autori anche delle decorazioni sulle boiserie. Da notare che le opere pittoriche alle pareti di questo secondo ambiente erano cartoni preparatori per arazzi. La pittrice Angela Maria Palanca, attiva alla corte sabauda nella prima metà del Settecento dipinge scene di genere databili fra il 1740 e il 1750, mentre le sovrastanti scene guerresche sono opera di Pietro Domenico Olivero. Secondo Marta Fusi, Dirigente della Palazzina di Caccia, “i nuovi spazi entreranno già da dicembre a far parte dei tour guidati che fanno scoprire a piccoli gruppi di visitatori gli spazi segreti di Stupinigi”.
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Stupinigi e la Consulta per la valorizzazione dei beni artistici e culturali
L’impegno della Consulta per la Palazzina di caccia di Stupinigi è iniziato nel 2007 con il reimpianto di 1.700 pioppi cipressini lungo le tre principali rotte di caccia. Dal 2009 al 2011 seguono i restauri dei dodici medaglioni lignei raffiguranti i primi Conti della Genealogia Sabauda (si vedono nell’atrio d’ingresso). Nel 2012 si prosegue con il restauro degli apparati decorativi e di tredici tele dipinte da Vittorio Amedeo Cignaroli nella Sala degli Scudieri. Tra il 2013 e il 2014 sono state restaurate l’Anticappella e la Cappella di Sant’Uberto. Nel Salone juvarriano, cuore della Palazzina, si lavora tra il 2014 e il 2015, valorizzando gli apparati decorativi, la grande balaustra e le statue delle Quattro Stagioni e dei Mori. Oggi, grazie ai fondi messi a disposizione dalla Consulta tra il 2015 e il 2017, si possono visitare anche gli Appartamenti della Regina e quello del Re.
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La regina Margherita alla Palazzina di Stupinigi
Le visite guidate imboccano corridoi segreti che si aprono dietro porte dissimulate nelle pareti. E permettono di scoprire le curiosità relative alla vita quotidiana della regina Margherita, che rimasta vedova di Umberto I, fra il 1901 e il 1915 prese a trascorrere lunghi periodi a Stupinigi. “Il 6 gennaio 2026 saranno cento anni dalla sua morte e il prossimo anno abbiamo in cantiere qualche iniziativa per ricordare questa donna che amava la montagna, guidava l’auto e apprezzava la modernità” racconta Marta Fusi. Fu lei a far installare un ascensore (da poco restaurato), l’elettricità e i bagni all’inglese negli appartamenti, portando l’acqua calda nei lavabo e migliorando il riscaldamento. Margherita di Savoia fu l’ultima testa coronata a frequentare Stupinigi. Prima di lei nelle sue stanze hanno dimorato la zar di Russia Paolo I, il re di Napoli Ferdinando I di Borbone, Napoleone I (sulla via dell’incoronazione a re d’Italia a Milano) e Paolina Bonaparte, accompagnata dalla grande vasca di marmo bianco che si ammira in un angolo.

La cupola e il parco storico: come scoprire le novità di Stupinigi
Ci sono delle curiosità raccontate durante le visite guidate che si svolgono fra passaggi e corridoi ricchi di fascino e di storia, in ambienti nascosti dove operava la servitù, fino a raggiungere in alcune occasioni, la sommità della cupola juvarriana che chiude il magnifico salone centrale, quello sormontato dalla grande scultura del cervo, simbolo di Stupinigi. Dopo aver percorso i 50 gradini di una stretta scala a chiocciola, si ammira dall’alto un panorama a 360 gradi sul paesaggio circostante. Compresi i giardini, che saranno un’altra importante novità del 2026. Grazie ai 2 milioni di euro arrivati dal Pnrr, l’area del Parco storico, quella più vicina alla Palazzina, ha ritrovato un impianto più vicino all’originale juvarriano. “I lavori sono pressoché terminati e il parco dovrebbe essere fruibile già a inizio del prossimo anno, anche se bisognerà attendere la primavera per apprezzarlo al meglio” racconta Luigi Valdemarin, architetto della Fondazione Ordine Mauriziano.
Dario Bragaglia
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