Sculture che scardinano la scultura. La mostra di Giovanni Ruggiero a Torino
Nella personale “GOTT IST TOT” da Swann Art Gallery l’artista presenta i suoi Introrilievi, sculture che mischiano tecnica e filosofia. E anche il titolo della mostra cita Nietzsche per portarlo nel presente
Curata dal filosofo Marco Senaldi, la personale GOTT IST TOT – Introrilievi dello scultore Giovanni Ruggiero (Fontanarosa, 1973) è una straordinaria occasione per scoprire un artista la cui ricerca poetica è scandita da un lavoro più che decennale, già fortemente connotato dal punto di vista formale e concettuale. Docente di Tecniche di Fonderia presso l’Accademia Albertina di Torino, dove è molto amato dai suoi studenti, Giovanni Ruggiero nel tempo ha perfezionato ed esteso a differenti tecniche e materiali un linguaggio espressivo che porta il nome di Introrilievi, termine da lui stesso coniato per indicare un preciso processo scultoreo che poggia su fondamenti filosofici ed esoterici prima ancora che su passaggi operazionali.

Gli Introrilievi© di Giovanni Ruggiero
L’introrilievo difatti non segue un materiale: è innanzitutto un concetto che spinge a guardarsi dentro in un modo in cui non si è mai fatto prima. Esso trova nella fusione dell’alluminio, processo alchemico per eccellenza, la sua condizione ideale, dando luogo a sculture ottenute “per sottrazione”, come Undicimilanovecentosettantatre, dove la figura vuota si definisce attraverso la penetrante traccia nel pieno del materiale, creando “un contrasto potente e visivo”, per citare le parole di Senaldi. Impossessandosi dello spazio negativo delle forme, scavandolo anziché togliendone l’eccesso, l’artista innesca un procedimento che ribalta la nozione tradizionale di scultura ottenendo, infatti, risultati diametralmente opposti: presenze-assenze che rimangono assenze, controparti anemiche dell’essere umano. Per l’artista è un modo per scavare quella che egli stesso definisce la parte più sottile dell’anima umana, ma anche ciò che gli ha permesso di abbandonare la rappresentazione.
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Le opere della mostra “GOTT IST TOT” a Torino
Sotto lo stesso cielo ma destini differenti è un’opera scultorea straordinariamente potente raffigurante un angelo nero senza viso, grande quanto un neonato o poco più, che ci riporta a immagini di morte che non avremmo voluto mai vedere – se non fosse per quella spiga di grano riposta in prossimità del cuore in segno di una rinascita che, dalla morte del singolo chicco e per mezzo della sua crescita spirituale, lambisce il cielo dando vita all’esistenza e alla moltitudine. Dove nell’uno è racchiuso il tutto, in armonia con l’Universo. Ci sono, poi, le ceramiche calpestate. Per Ruggiero calpestare le sculture è come calpestare una persona, che è esattamente ciò che sta accadendo oggi nel mondo. A maggior ragione quando questa prassi non è semplicemente un gesto fisico, essa diventa una violenza ulteriore. Ecco perché ne Il silenzio dei passi perduti, ceramica circolare in rigoroso rosso e nero simile allo spicchio di un campo di battaglia crivellato da perforazioni di burriana memoria, l’artista entra coi medesimi stivali militari e la medesima violenza per rompere la circolarità e liberare una drammatica energia interiore.
“Dio è morto”: da Nietzsche a Giovanni Ruggiero
È una forma di opposizione che fa eco in GOTT IST TOT, azione di responsabilità e di sensibilizzazione collettiva promossa da Giovanni Ruggiero durante la serata di apertura della mostra, e che le dà anche il titolo. L’artista fa ricorso a uno dei principali fondamenti morali della filosofia nietzsciana, Dio è morto, per l’appunto, trasformando in tutt’altro la dimensione più nichilista del messaggio del filosofo tedesco, ovvero in una sentita “chiamata alle armi” fondata sulla partecipazione diretta del pubblico e sull’iniziativa in prima persona dell’artista. Che sia attraverso disegno su carta, ceramica, intervento installativo, happening o fusione dell’alluminio, guardando il corpus eterogeneo e multiforme di opere, di cui la mostra ne offre soltanto un minimo saggio, tutto induce a pensare quanto stretta e riduttiva risulti la definizione di scultore per un artista come Giovanni Ruggiero.
Valerio Borgonuovo
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