L’arte contemporanea accende gli spazi della storica Villa Arconati fuori Milano

La curatrice Diana Segantini presenta nei suggestivi spazi di Villa Arconati, Arco, nuovo progetto curatoriale e piattaforma culturale nato dalla collaborazione con istituzioni, collezionisti e gallerie di primo piano

Fondata nel XVII Secolo dal mecenate e collezionista Galeazzo Arconati, immersa in dodici ettari di parco all’italiana, Villa Arconati è un’oasi sospesa nel tempo e poco distante dal pulsare frenetico della capitale meneghina; è stata la dimora dei codici leonardeschi e sede di una collezione dedicata ai condottieri antichi e moderni di cui Arconati fu cultore. Adesso, e fino al 12 ottobre, diventa la location di una mostra originale curata da Diana Segantini, erede del pittore Giovanni Segantini e volto di rilievo della cultura visiva internazionale. Il percorso espositivo attraversa gli spazi di questa “Versailles lombarda”: la Galleria delle Donne, quella delle Muse, l’Alcova e il Tempietto, la Limonaia, le Scuderie e il Laghetto, gestite come location di prestigio dalla Fondazione Rancilio. 

Villa Arconati, Dentro e Fuori – Arte & Natura, Installation view, Foto di Nicola Davide Angerame
Villa Arconati, Dentro e Fuori – Arte & Natura, Installation view, Foto di Nicola Davide Angerame

A Villa Arconati con la mostra si presenta il progetto Arco 

Con Dentro e Fuori – Arte & Natura si inaugura Arco, nuova piattaforma curatoriale realizzata da Segantini Unlimited, concepita come un progetto dal basso, che intende l’arte come pratica dialogica e politica, sensibile alla sostenibilità e all’esperienza collettiva. Arco nasce dalla collaborazione con istituzioni, collezionisti e gallerie di primo piano, come emerge anche dalla mostra, con le settanta opere di circa di 37 artisti prestati da16 gallerie, tra cui Raffaella Cortese, Francesca Minini, Alfonso Artiaco, Monica De Cardenas, Mendes Wood DM, Mai 36, Tschudi, Viasaterna e The Address.  

Arte e architettura dialogano in modo serrato a Villa Arconati vicino Milano 

Il dialogo tra l’architettura di questa villa di delizie e le opere d’arte è serrato. Un bell’esempio è offerto dalla frizione costruita ad hoc tra due capolavori, rispettivamente di Penone e Kounellis, e un dettaglio di affresco murale ottocentesco realizzato da quel Francesco Podesti, maestro di Hayez, che in villa ha lavorato ampiamente, come dimostrano le scene sopravvissute de Il giuramento degli Anconetani e de La strage degli innocenti. Immagini residue, scampoli di memoria che fanno capolino come decine di altre opere, mobili e decorazioni della villa, che dialogano per attrito con le micro-narrazioni e le ironie dell’estetica contemporanea.  

L’arte contemporanea si inserisce armoniosamente nelle sale della villa lombarda 

Il risultato è affascinante, come quando nella Sala della Caccia, affrescata con scene venatorie e fiere a denti digrignati, appare Hunt of the Day di Angela Lyn, riproduzione in bronzo di un bambolotto lucente e spettrale. O come quando la Sala delle Stagioni ospita due decine di acquerelli su carta, su cui Nedko Solakov svolge un gioco di illustrazione paradossale di altrettante idee di futuri improbabili e poeticamente introiettati. Non mancano lavori iconici come Tongue di Not Vital, riproduzione fedele e ingigantita di una lingua di mucca (animale “quasi sacro” per gli svizzeri engadinesi, come Vital e la stessa Segantini). Né mancano opere delicatamente alchemiche, come la serie di Meta-painting di Kimsooja realizzate in vetro, nanopolimeri e vernice nera al piombo, a cui fanno da contraltare le fotografie sorprendentemente mimetiche della serie Geology di Simon Dybbroe Møller. La pittura è ben presente, con le grandi tele di Gianluca Di Pasquale, Chung Eun-Mo, Zoe Koke, Alessandro Piangiamore, Suzanne Santoro, Glen Rubsamen o Conor McCreedy, il quale “dà in pasto” un suo dipinto che ritrae danzatrici all’IA che le “anima”. 

La scultura tra il piano superiore e le scuderie di Villa Arconati 

L’arte scultorea abita questi spazi antichi, tra le sale superiori e le scuderie: ci sono le sculture ibride e naturalistiche di Nicola Ghirardelli, la Golden Column di Barbara Chase Riboudshiny e le sculture fossili di Federico Tosi. Il percorso culmina nella scenografia naturale del Laghetto: qui, Bruna Esposito monta una nuova versione del suo lavoro Aquarell, esposto alla Biennale di Venezia nel 1999; un luogo di pace e natura che conclude una mostra iniziata con una scultura monolitica di Diango Hernàndez nel piazzale d’ingresso. Il risultato è un racconto stratificato, che non separa mai nettamente passato e presente ma li intreccia lasciando il visitatore libero di peregrinare tra architetture, giardini e sentieri boschivi. Un’esperienza felicemente immersiva che non necessita di visori e complesse macchine per essere pienamente vissuta. 

Nicola Davide Angerame 
 
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Nicola Davide Angerame

Nicola Davide Angerame

Nicola Davide Angerame è filosofo, giornalista, curatore d'arte, critico della contemporaneità e organizzatore culturale. Dopo la Laurea in Filosofia Teoretica all'Università di Torino, sotto la guida di Gianni Vattimo con una tesi sul pensiero di Jean-Luc Nancy, inizia la collaborazione…

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