Tutto il senso dell’assenza nella mostra di Marco Andrea Magni a Siena
La mostra dell’artista svizzero esplora le soglie di un’assenza, gli strumenti per colmarla e ribadisce il valore di una ricerca artistica libera e costruttiva

La mostra personale di Marco Andrea Magni (Sorengo, 1975) condensa, nel titolo e nell’atmosfera sottesi, una sensazione di incompletezza e insufficienza universale. Ho l’impressione che mi manchi qualcosa ripercorre con estrema coerenza la poetica di Magni e il suo approccio profondamente tecnico, esteticamente raffinato, con i materiali e le superfici. La materia costitutiva della sua arte spesso sembra esigere un gesto, una carezza, quasi ad accertarsi della sua consistenza di fronte a una percezione di fatto enigmatica.
La mostra di Marco Andrea Magni
Anche in questo episodio di Lo spazio punto, uno spillo placcato in oro sfida l’equilibrio fragile di un vetro: lo trattiene un magnete, come accade per i “nei” realizzati in neodimio e patinati al rutenio che, scommettendo con la chimica e la fisica, disegnano un’orbita sospesa a parete a metà tra gioielli e proiettili. Eppure, le bussole interiori perdono la taratura, si avverte un sottile disorientamento che non fa che ribadire la nostra inadeguatezza. Persino i titoli, giocando alle parole, solleticano una curiosità latente: una glassa di foglia d’oro si stende come miele sulla carta abrasiva, simulando morbidezza laddove le dita incontrerebbero il ruvido, e Carta vetrata è invece un foglio candido e levigato dalla saliva enzimatica usata in restauro. I velluti intrisi di cipria di qualche anno fa hanno lasciato il posto al pluriball da imballaggio, che si nobilita in una tappezzeria da salotto buono e riveste il pavimento in una dimensione decorativa al limite dell’effimero.





La mostra alla Galleria Fuoricampo
Di queste opere, realizzate con l’armamentario delle ferramenta di una volta – come quella che per l’appunto aveva sede negli attuali spazi della Galleria – colpisce la perfezione formale e insieme una qualche incompiutezza, uno stato di sospensione. Sì, è lì che manca qualcosa, possiamo solo continuare, noi e l’artista, a indagare le pieghe faticose della realtà, a rovistare tra gli strumenti a disposizione.
Arte, politica e responsabilità
E servono sommo studio e diligenza, ma anche autonomia espressiva. Si è scelto di inaugurare sobriamente la mostra di Magni in un 25 aprile adombrato dal lutto nazionale per la scomparsa di papa Francesco poiché la Liberazione diviene simbolo della libertà di pensiero critico che la democrazia deve garantire e che l’arte ha la responsabilità di ribadire, difendere, incoraggiare, alimentare, a volte rammentandoci che siamo inevitabilmente imperfetti.
Elisa Bruttini
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