Da Creta a Venezia sulle tracce di El Greco. La grande mostra a Palazzo Ducale

Racconta la storia di un dialogo politico, economico e culturale la nuova mostra di Palazzo Ducale a Venezia. Oltre 150 opere testimoniano gli scambi artistici tra Creta e Venezia nel tardo Rinascimento, con un protagonista d’eccezione: l’inimitabile pittore El Greco

Ben allestita, con le opere che si stagliano su pannelli di un classico ed elegante blu, includendo anche una sezione documentaria e cartografica, L’oro dipinto. El Greco e la pittura tra Creta e Venezia è un percorso che va dal primo Quattrocento a fine Settecento, sulle tracce del dialogo artistico fra l’isola greca e la Repubblica Veneta attraverso le figure, fra gli altri, di El Greco, Georgios Klontzas e Michael Damaskinos. Oltre 150 opere, di cui 30 provenienti dalla Grecia, per un ideale viaggio fra la cultura bizantina e quella occidentale.

Le relazioni artistiche fra Creta e Venezia

Sviluppata su sette sezioni cronologiche, con un allestimento di eleganti pannelli in blu, la mostra indaga le vicende storico-artistiche e la devozione nel Mediterraneo lungo la rotta tra Venezia e Creta, attraverso la scuola pittorica che, dopo la caduta dell’Impero Bizantino nel 1453, si sviluppò a Creta, dove appunto trovarono rifugio molti artisti in fuga dalla dominazione ottomana. La presenza veneziana ne faceva ancora un avamposto di Europa occidentale, dove fu possibile, per gli esuli, conoscere nuovi stili artistici, in primis i residui del tardo gotico veneziano e internazionale, che vennero quindi fusi con la ieratica tradizione bizantina; capo-scuola della prima fase di questa nuova stagione artistica fu Andreas Ritzos, specializzato nell’arte sacra e cesellatore di raffinate icone e semplici immagini devozionali. Il progredire del XV Secolo vide lo sviluppo delle tendenze pittoriche naturalistiche rinascimentali, da subito recepito con interesse dagli artisti cretesi, alcuni dei quali, come Nikolaos Tzafouris, soggiornarono a Venezia e conobbero la lezione di Giovanni Bellini, “ingentilendo” la severità bizantina. La pittura devozionale cretese conobbe una certa fama, richiesta com’era, per l’originalità del suo stile, non soltanto a Venezia ma anche nei Balcani e nell’Europa centrale, per cui nacquero sull’isola numerose botteghe, la più importante delle quali faceva capo a Georgios Klontzas, la cui propensione per la complessità dei dettagli compositivi ne fa uno degli artisti più raffinati del suo tempo.

El Greco e il tardo rinascimento cretese

L’artista più rappresentativo della scuola cretese fu probabilmente Dominikos Theotokopoulos, noto come El Greco (Candia, 1541 – Toledo, 1614), che, formatosi nella natia Creta dove mosse i primi passi nell’educazione alla tradizione postbizantina, si trasferì a Venezia attorno al 1567 dove conobbe Tiziano, Jacopo Bassano, Tintoretto. Una tappa cruciale, prima del passaggio per Roma e poi in Spagna. El Greco non è tardo manierista, non è barocco, non è rinascimentale; è semplicemente El Greco, un pittore che riesce a fare del teatro sulla tela, un teatro come avrebbero saputo farlo Shakespeare, Artaud e Brecht, cioè con uno stile appassionato, febbrile, pieno di dubbi e sfiducia nell’umanità espressa in drammatici e inquietanti dipinti. A testimonianza di questi emblematici passaggi, la mostra ospita la Fuga in Egitto (1570 circa), eccezionale prestito dal Museo del Prado di Madrid, a confronto con opere della maturità fino al periodo spagnolo con il San Pietro (1600-1607). Anche Michael Damaskinos trascorse un lungo periodo di attività a Venezia, tra gli Anni Settanta e Ottanta del Cinquecento. A una prima fase di carriera legata alla pittura di icone di stretta tradizione bizantina, ne seguì un’altra (che si sviluppò appunto in terra veneta) in cui Damaskinos introdusse nei suoi dipinti novità compositive mutuate da Raffaello, Parmigianino, Veronese e Tintoretto. Fu anche il primo artista a introdurre toni d’incarnato più chiari nella pittura post-bizantina, una delle caratteristiche stilistiche della sua opera che ebbe molta influenza dalla seconda metà del XVI Secolo in poi.

Il Rinascimento tra Venezia e Creta. L’onda lunga di un’epoca

La presenza veneziana a Creta finì nel 1669, con la resa trattata dal capitano generale Francesco Morosini che pose fine alla lunga guerra di Morea. Quasi tutti gli artisti scelsero di abbandonare l’isola, come tanti loro colleghi avevano fatto con la Grecia nel 1453, trovando rifugio a Venezia e sulle Isole Ionie ancora rimaste sotto il controllo della Serenissima, come Zante, Cefalonia e Corfù. Appunto sulle Isole Ionie nacque una nuova scuola pittorica, capeggiata da Elias Moskos e Theodoros Poulakis; il primo fu più ricettivo delle formule del barocco europeo, mentre Poulakis si distinse per un vivace stile narrativo naturalista con influenze fiamminghe. Ma da coloro che invece, come Emmanuel Tzanes, si trasferirono a Venezia, prese nuovo vigore la comunità greca già stanziata in città, e che irrobustì la sua identità culturale e religiosa, anche grazie alla scuola sorta nella Chiesa di San Giorgio dei Greci, alla cui decorazione lavorarono molti pittori di origine cretese o ionica. Tzanes in particolare (che lasciò una scuola di maestri d’icone sulle Isole Ionie, attiva fino a tutto il Settecento), pur mantenendo sempre una radice bizantina, la “contaminò” con la pittura veneziana del Cinquecento e del Seicento, aggiungendovi una perizia per i dettagli decorativi mutuata dal Barocco. La vicenda di Tzanes è un elemento, fra i tanti, che denota l’apertura della città di Venezia alle culture del mondo, apertura che continua ancora oggi.

La Candia veneziana

Anticamente nota come Candia, legata al mito del labirinto di Teseo, di Arianna e del terribile Minotauro, l’isola di Creta fu possedimento veneziano dal 1204 al 1669; dalla fine degli Anni Trenta del XIII Secolo si formò la numerosa comunità veneta che nei decenni si fuse con quella locale attraverso i matrimoni misti, spesso adottando la fede ortodossa e la lingua greca. Fiorente centro di commerci, strategica base portuale del veneziano “Stato da mar”, l’isola divenne il principale possedimento coloniale della Serenissima e il suo ultimo baluardo nella secolare lotta contro gli Ottomani che all’epoca infiammava il Mediterraneo orientale. Non soltanto base militare, il Ducato di Candia fu anche terra di sviluppo economico sottoforma della coltivazione della vite, dell’olivo e del cotone, esportato dai mercanti veneziani. Notevole, però, fu anche lo sviluppo culturale, soprattutto a partire dal Quattrocento, su impulso degli umanisti veneti, la cui lezione, accolta da poeti, drammaturghi, letterati, artisti, portò alla nascita di importanti scuole, una delle quali è appunto raccontata dalla mostra di Palazzo Ducale. Infine, si possono ammirare ancora oggi le testimonianze architettoniche, castelli e fortificazioni in particolare, opera, fra gli altri, di Antonio Saracini e Giulio Savorgnan. Dalle arti al commercio, Creta fu un importante avamposto veneziano verso l’Oriente, dove fiorì una lunga e proficua stagione culturale, la cui eco non è ancora dissolta e che merita ulteriori studi e approfondimenti.

Niccolò Lucarelli

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Niccolò Lucarelli

Niccolò Lucarelli

Laureato in Studi Internazionali, è curatore, critico d’arte, di teatro e di jazz, e saggista di storia militare. Scrive su varie riviste di settore, cercando di fissare sulla pagina quella bellezza che, a ben guardare, ancora esiste nel mondo.

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