Gerard Richter ritorno in Engadina. La mostra diffusa tra gallerie e abitazioni museo 

Sulle orme di Giovanni Segantini e di Friedrich Nietzsche, che qui hanno trascorso parte della loro vita lasciando tracce indelebili, Richter torna ad esporre in Alta Engadina dopo circa trent'anni dalla sua personale presso la Nietzsche-Haus

Che Gerard Richter (Dresda, 1932) sia uno dei massimi pittori viventi, le aste lo confermano, e ciò malgrado sia un pittore senza ideologia, senza un’assertiva filosofia dell’arte. Seguendo l’adagio di John Cage, a cui nel 2006 ha dedicato una serie di sei tele astratte che ora sono in mostra permanente alla Tate Modern di Londra, Richter sostiene anche lui: “Non ho niente da dire e lo dico”. Disarmato ma non per questo debole, il pittore tedesco non è però un “manierista”, non usa la citazione e non attraversa la storia dell’arte come un supermercato delle forme e degli stili, come Achille Bonito Oliva ha spesso teorizzato rispetto all’artista post-neoavanguardie. Il suo lungo sperimentare tecniche e approcci differenti serve ad alimentare una forma d’innocenza, dello sguardo come dello spirito, ben narrati in Opera senza autore, il film che Florian Henckel von Donnersmarck ha dedicato al pittore tedesco nel 2018.

La pittura artigiana di Gerard Richter 

Ma per capire la posizione di Richter nella storia dell’arte occorre considerare la sua capacità tecnica, per la quale ogni dipinto esprime una sintesi tra idea creativa e pratica costruttiva, tra la qualità dell’occhio-mente e quella della mano. Richter non nutre l’ossessione per l’evoluzione del linguaggio pittorico che aveva Picasso, né partecipa delle angosce esistenziali che Rothko traduceva nella sua astrazione di profondità, eppure è tra di loro e con loro, in un certo modo. “Allievo” della Pop Art, così come di Fluxus, Richter propone una pittura “depurata” dal quel culto per gli ideali che pervade un dopoguerra difficile, tanto più in una Germania distrutta ed occupata che lo vedrà in fuga dalla Repubblica Federale verso le libertà d’Occidente. Così, spoglia di sovrastruttura direbbe Marx, la pittura di Richter si presenta nella sua natura artigiana, non partigiana e non schierata in senso politico, e questo anche quando agli inizi dipinge gerarchi nazisti e le loro vittime tratti da foto di giornali e album di famiglia. 

Richter: ritorno in Ensagadina 

Sulle orme di Giovanni Segantini e di Friedrich Nietzsche, che qui hanno trascorso parte della loro vita lasciando tracce indelebili, Richter torna ad esporre in Alta Engadina dopo circa trent’anni dalla sua personale presso la Nietzsche-Haus. Questa volta si tratta di un evento in più sedi, presso le abitazioni museo che furono del pittore italiano e del filosofo tedesco, più la nuova sede di Hauser & Wirth St. Moritz, che accolgono oltre 70 opere provenienti da musei e collezioni private, tra cui dipinti, fotografie dipinte, disegni e oggetti selezionati da Dieter Schwartz, uno dei massimi conoscitori del lavoro di Richter. Le opere esposte sembrano il controcanto visivo di quel che Nietzsche scriveva all’amico Carl Von Gersdorff in una lettera spedita da Sils-Maria il 28 giugno del 1883: “Ancora una volta sento che la mia vera patria e l’unico luogo di incubazione del mio pensiero è questo e nessun altro”. Forse, anche per Richter è stato un po’ così.

Richter: una certa idea di paesaggio

I primi dipinti di montagne di Richter risalgono al 1968, quando si allontana dalla figurazione (e dalle umane vicende) per avvicinarsi al sublime che la natura evoca, verso un’astrazione che spinge la pittura agli estremi. La mostra è il resoconto di uno sguardo inquieto che attraversa generi e mezzi per imporsi una libertà che ha reso il lavoro di Richter così emblematico. Il suo paesaggio montano, molto diverso da quello di Segantini, appare come un soggetto ben adatto per allestire l’incontro e lo scontro tra fotografia e pittura. Gli effetti fotografici della sfocatura, che appaiono in opere quali St.Moritz del 1992 o in Silsersee del 1995, così come la pittura applicata sulla stampa fotografica (Piz Bernina o Silsersee, Maloja, entrambi del 1992), confermano Richter come pittore foto-irrealista, come artista che aspira alla conciliazione tra l’occhio meccanico registratore di realtà e l’occhio pittorico che, nel suo resistere al fascino della macchina, applica fa pittura come forma di difesa.

Nicola Angerame 

Engandina//fino al 13 aprile 2024
Gerhard Richter. Engandina

Sedi varie. Nietzche Museum, Segantini Museum, Hauser and Wirth, St. Moritz
https://segantini-museum.ch/

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Nicola Davide Angerame

Nicola Davide Angerame

Nicola Davide Angerame è filosofo, giornalista, curatore d'arte, critico della contemporaneità e organizzatore culturale. Dopo la Laurea in Filosofia Teoretica all'Università di Torino, sotto la guida di Gianni Vattimo con una tesi sul pensiero di Jean-Luc Nancy, inizia la collaborazione…

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