Arte contemporanea in cantina nel Chianti. Iniziano le mostre al Castello di Albola

La storica tenuta vinicola ha appena avviato un dialogo con l’arte destinato a protrarsi nel tempo, assecondando quel binomio arte&vino di cui la Toscana è stata promotrice. Così un castello medievale diventa inattesa sede espositiva

Poco oltre Radda in Chianti si raggiunge Albola, con il suo castello e la sua tenuta vinicola con annesso ristorante e possibilità di soggiornare in due splendide ville nei dintorni. Chi si inerpica sulle colline e raggiunge il borgo ora incontra anche una mostra di arte contemporanea, con opere di due artisti toscani.
Gli stranieri lo chiamano “Chiantishire” e, neanche a dirsi, è uno dei più celebri territori del vino italiano. Sulle alture nel cuore della Toscana le vigne si intervallano ai boschi, a borghi medievali e a castelli che testimoniano un passato di conflitti tra chi, nei secoli, lottava per dominare una zona cruciale, incastonata tra Firenze, Siena, Arezzo. Insomma nel Chianti ci sono tutti quei fattori che, insieme, costituiscono il paesaggio del Belpaese. 
L’arte qui è di casa, e non da ieri. Inevitabile quindi che anche le maggiori realtà aziendali che producono pregiato vino rosso nutrano interessi verso i linguaggi creativi, in tutte le loro forme ed espressioni. Una tendenza che peraltro negli ultimi anni si sta consolidando: la combo “arte&vino” è sempre più diffusa ed è principalmente guidata dall’idea di arricchire un’esperienza di visita tra i filari e nelle cantine, che spesso si trovano in sedi architettonicamente di grande valore, con opere che sanno esprimere anche lo spirito artistico del nostro tempo. 

Fabio Calvetti, A place. Courtesy of the artist
Fabio Calvetti, A place. Courtesy of the artist

Arte&vino al Castello di Albola

È proprio questo lo scopo con cui al Castello di Albola, proprietà dell’attuale Gruppo Zonin1821 fin dal 1979, si è voluto allestire una mostra “pilota” che ha coinvolto due artisti toscani: il primo di nascita, Fabio Calvetti (Certaldo, 1956), il secondo d’adozione, vale a dire Armando Xhomo (Tirana, 1965; vive a Firenze). “Sono un appassionato d’arte e ho sempre pensato di introdurla nella nostra tenuta – spiega Alessandro Gallo, direttore ed enologo della tenuta – Ritengo che ora i tempi siano maturi e ho quindi approfittato di un contatto con Xhomo, che mi era stato presentato da un nostro cliente. Ho poi scoperto che Armando è molto amico di Calvetti, un pittore che mi piace molto, e da questo intreccio è venuta la decisione di organizzare una prima mostra di pittura contemporanea nelle nostre cantine, dove il Chianti matura”. Si parla di “prima mostra” perché l’intenzione sarebbe dare continuità agli eventi espositivi.

La mostra di Calvetti e Xhomo al Castello di Albola

Alla rassegna è stato dato il titolo Dialoghi paralleli: molto diversi, infatti, gli stili dei due autori le cui opere innescano una ideale conversazione con gli affascinanti spazi del Castello di Albola, tra grandi botti e barrique. La cantina viene visitata ogni anno da 25mila appassionati, curiosi e turisti che, fino alla fine di dicembre, avranno un’ulteriore motivazione per raggiungere la tenuta: l’arte contemporanea. Potranno quindi essere travolti dalla forza visiva delle tele di Xhomo che, con le sue dense pennellate di colori, soprattutto primari, conduce un’indagine sulla figura privilegiando la rappresentazione di donne, uomini e tori (o quella mitologica combinazione che dà luogo ai minotauri). Scaturisce dalle sue tele una profonda conoscenza dell’arte europea, che però non è mai citazione, e su questa cultura si appoggia una poetica dirompente, tanto quanto una lotta tra tori o quanto il drammatico precipitare di Lucifero. 
Decisamente più patinato è lo stile di Fabio Calvetti: volti di donna idealizzati, sempre avvolti in un’atmosfera di solitudine, si stagliano su manifesti “pubblicitari” – con tanto di codice a barre che compare sul margine inferiore del dipinto – raffiguranti gli stessi volti, quasi come in un gioco di specchi. I corpi vengono invece accostati a oggetti, a edifici, a motivi geometrici. Dal punto di vista formale il risultato è piuttosto pop, e tocca il suo vertice nell’omaggio a Jeff Koons e ai suoi Balloon Dog.

Marta Santacatterina

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Marta Santacatterina

Marta Santacatterina

Giornalista pubblicista e dottore di ricerca in Storia dell'arte, collabora con varie testate dei settori arte e food, ricoprendo anche mansioni di caporedattrice. Scrive per “Artribune” fin dalla prima uscita della rivista, nel 2011. Lavora tanto, troppo, eppure trova sempre…

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