Milano Drawing Week 2022. Un omaggio al disegno e all’arte italiana del Novecento

Il percorso tocca 12 tappe in tutta la città alla riscoperta di un medium fondamentale, tra grandi maestri e nuove generazioni: “È l'occasione perfetta per far scoprire in Italia e all'estero la meraviglia dei movimenti nostrani del Novecento”, racconta la curatrice Zucca Alessandrelli

Castello Sforzesco, Castiglioni, Ciaccia Levi, Clima Gallery, Galleria ZERO…, Gió Marconi, Gregor Staiger, kaufmann repetto, Loom Gallery, Martina Simeti, OPR Gallery e Renata Fabbri: sono queste le dodici sedi della seconda edizione della Milano Drawing Week, la mostra diffusa di disegno moderno e contemporaneo promossa dalla prestigiosa Collezione Ramo. Dal 19 al 27 novembre tornano in città le opere di artisti contemporanei e maestri del XX secolo, coinvolgendo il territorio in un approfondimento dedicato alle opere su carta.

Sandro Chia, Senza titolo, Acrilico, gouache, matita grafite, tracce di gesso e carboncino su carta, 53.2 x 48.7 cm, Courtesy Collezione Ramo, Milano, Presso OPR Gallery

Sandro Chia, Senza titolo, Acrilico, gouache, matita grafite, tracce di gesso e carboncino su carta, 53.2 x 48.7 cm, Courtesy Collezione Ramo, Milano, Presso OPR Gallery

GLI ARTISTI PRESENTI ALLA SECONDA EDIZIONE DELLA MILANO DRAWING WEEK

Con il patrocinio e la collaborazione dell’Assessorato alla Cultura del Comune e il rinnovamento della collaborazione con il Gabinetto dei Disegni del Castello Sforzesco, Collezione Ramo riconferma il proprio legame con la città di Milano, che diviene terreno fertile per nuove riflessioni legate alla pratica artistica del disegno. Complici gli interessanti ospiti: saranno presenti Stefano de Paolis, Zoe Williams, Vijay Masharani, Carlo e Fabio Ingrassia, Dasha Shishkin, Monster Chetwynd, Lily van der Stokker, Ignacio Uriarte, Alek O., Marta Roberti e Carlo Cossignani, i cui lavori intrecceranno un dialogo con i grandi maestri del secolo scorso. Parliamo di nomi del calibro di Carol Rama, Lucio Fontana, Medardo Rosso, Mino Maccari, Massimo Campigli, Vincenzo Agnetti, Irma Blank, Giacomo Balla, Fabio Mauri, Sandro Chia, Mario Radice e Adolfo Wildt.

LA MILANO DRAWING WEEK SECONDO LA CURATRICE ZUCCA ALESSANDRELLI

Curatrice è, come per la prima edizione, Irina Zucca Alessandrelli di Collezione Ramo, che fresca del successo dell’anno scorso ha raccontato ad Artribune come “quest’anno molti avevano voglia di inserirsi, incluse due gallerie nuove, Ciaccia Levi e Gregor Staiger. C’è questa idea del dialogo tra moderno e contemporaneo che piace molto, soprattutto grazie al fatto che noi abbiamo una grande collezione che mettiamo a disposizione degli artisti: ciascuno può guardare e scegliere cosa mettere in mostra”. La prima edizione è piaciuta tanto che collezionisti e curatori da tutta Europa hanno cominciato a rivolgere l’attenzione alla manifestazione, anche grazie al forte successo di pubblico su Instagram, con l’aggiunta di nuovi grandi sponsor come Fabriano.

Adolfo Wildt, Deposizione, ultimo disegno preparatorio, 1927, Matita grafite su carta, 27.7 x 23 cm, Courtesy Collezione Ramo, Milano, Presso la galleria Renata Fabbri

Adolfo Wildt, Deposizione, ultimo disegno preparatorio, 1927, Matita grafite su carta, 27.7 x 23 cm, Courtesy Collezione Ramo, Milano, Presso la galleria Renata Fabbri

Gli artisti scelti sono perlopiù quelli rappresentati dalle gallerie, ma ci sono anche nuove collaborazioni, continua la curatrice, come nel caso di Zero e dei gemelli Ingrassia. “Quest’anno sono quasi tutti stranieri, come si vede dalle scelte di Clima, Marconi, Loom, kaufmann e altri: tanti artisti si sono messi a confronto con l’arte italiana del Novecento per la prima volta, essendo in un certo senso obbligati a studiarla per poter partecipare. E le opere della Collezione Ramo non sono poche, toccano le 700!”. In questo modo, spiega Zucca Alessandrelli, “a uscire dalla propria comfort zone sono sia gli artisti sia le gallerie, che non hanno tante opere su carta né tanti artisti che la usano come medium: è un bel segnale per l’iniziativa il fatto che chi non aveva un artista che disegna apra a nuove figure, tenendo delle mostre apposta per questa settimana, o chieda ad artisti noti per altri stili di provare nuove cose. Un esempio è Monster Chetwynd, che nonostante si occupi di performance da Steiger ha portato degli acquerelli mai visti”. Gli artisti si mettono quindi in gioco: secondo la curatrice, un felice risultato del lockdown. “C’è stato un grandissimo ritorno al disegno, per motivi pratici ma anche perché molti che vengono dalla performance si sono soffermati su altro, come gli acquerelli. Durante il lockdown la gente si è dovuta fermare, e il disegno rappresenta tra tutte le arti contemporanee un momento di presa di coscienza, è un dialogo con sé stessi e una forma di arte riflessiva in senso intuitivo: si lascia andare il proprio io creativo, è un momento di respiro e libertà senza dover produrre su scadenza e per un pubblico preciso. Tante persone mi hanno detto che aveano già fatto tanti disegni mai mostrati a nessuno, o che una volta cominciato non hanno più smesso di disegnare: è un dialogo che fa bene alla creatività, e per il pubblico è un salto nel modo più autentico di espressione dell’artista, che va nell’immediatezza della produzione”.

Massimo Campigli, Senza titolo (Donne che cuciono), 1951, Carboncino su carta, 49 x 51.5 cm, Courtesy Collezione Ramo, Milano, Presso la galleria Gregor Staiger

Massimo Campigli, Senza titolo (Donne che cuciono), 1951, Carboncino su carta, 49 x 51.5 cm, Courtesy Collezione Ramo, Milano, Presso la galleria Gregor Staiger

LA MILANO DRAWING WEEK COME VEICOLO PER FAR CONOSCERE L’ARTE ITALIANA

Per la manifestazione, la cui inaugurazione cadrà in concomitanza con il lancio del nuovo numero di Frankenstein magazine, la curatrice aveva selezionato una serie di disegni, ma molti artisti si sono impegnati a farne di nuovi: “Sono delle vere e proprie chicche, nate da un dialogo con il Novecento molto originale: quando Monster Chetwynd ha scelto le donne che cuciono a macchina di Campigli sono rimasta di stucco. Oppure Dasha Shishkin, che da Marconi ha scelto Mino Maccari, che non è poi tanto conosciuto nemmeno in Italia: gli artisti stranieri sono più liberi, guardano meno alla reputazione e alla fama degli artisti del passato, e il risultato è molto fresco e divertente. Altri invece li conoscono bene, hanno il loro mito ancora prima di vedere la collezione: Stefano de Paolis, da Castiglioni, è impazzito per Fabio Mauri, che conosceva già, vedendo una sua nuova opera. C’è tutta una riscoperta, che è un po’ il senso della manifestazione, e che quest’anno ha funzionato anche meglio grazie al coinvolgimento degli stranieri. Poi, ci sono eccezioni: da Ciaccia Levi, Zoe Williams era cresciuta con il mito di Carol Rama, che qui ha recuperato”.

Zoe Williams, Sunday Fantasy, 2018, Matita e pastello, acquerellato su carta, 33 × 45 cm, Courtesy l’artista e Ciaccia Levi, Parigi/ Milano, Presso la galleria Ciaccia Levi

Zoe Williams, Sunday Fantasy, 2018, Matita e pastello, acquerellato su carta, 33 × 45 cm, Courtesy l’artista e Ciaccia Levi, Parigi/ Milano, Presso la galleria Ciaccia Levi

Sono contenta sia tanto piaciuto questo dialogo con il Novecento, che rispetto alle fiere tradizionali emerge come radice e scheletro di tutto ciò che conosciamo oggi. Spesso ce lo dimentichiamo e ce lo dobbiamo far ripetere dagli stranieri, ma la storia dell’arte italiana del secolo scorso non ha eguali nel mondo, per eccezionale quantità e quantità di movimenti artistici. Questo vale soprattutto per le opere su carta, che non si trovano da nessuna parte: eppure nel nostro recente passato non c’era nessuno che si metteva a creare se non sapeva disegnare. Anche per questo è fondamentale la mostra al Castello Sforzesco”, spiega la curatrice. Qui sono ospitate delle collezioni storiche di estremo pregio, che mostrano a loro volta come gli artisti del Novecento si appoggiassero completamente agli antichi: “Nelle lettere questa eredità emergeva molto spesso, quando chiedevano agli artisti chi fosse il loro maestro rispondevano Giotto o Cimabue: è bello che questo aspetto sia visibile. In collaborazione con la curatrice del Gabinetto Disegni, abbiamo giustapposto dei disegni di Barocci, con la sua ritrattistica raffinatissima, a un ritratto non figurativo di Mario Radice, astrattista comasco degli anni Trenta. L’arte italiana del secolo scorso è così speciale anche perché è la diretta erede di sette secoli di storia”.

Giulia Giaume

https://milanodrawingweek.com/

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Giulia Giaume

Giulia Giaume

Amante della cultura in ogni sua forma, è divoratrice di libri, spettacoli, mostre e balletti. Laureata in Lettere Moderne, con una tesi sul Furioso, e in Scienze Storiche, indirizzo di Storia Contemporanea, ha frequentato l'VIII edizione del master di giornalismo…

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