ƎMERGE, nuovi metodi per ripensare il concetto di mostra a Pescara

Protagonisti gli artisti Maurizio Vicerè, Pierluigi Fabrizio, Giorgio Liddo, Cristiano De Medio. Storia di un nuovo project space a Pescara

Nel corso dell’ultimo anno l’incertezza sembra essere diventata una costante con la quale fare i conti. Tra colori e restrizioni, caos e progettazione, a Pescara quattro artisti Maurizio Viceré, Pierluigi Fabrizio, Giorgio Liddo e Cristiano De Medio hanno deciso di lasciare l’avviatissimo artist run space Ultrastudio – di cui vi avevamo parlato in questo report – per far nascere un nuovo project space, ƎMERGE. Ma quali sono le ragioni di questo cambio di rotta? Li abbiamo intervistati per saperne di più.

Quali sono state le ragioni che vi hanno spinto ad iniziare questa nuova avventura?

Abbiamo deciso di separarci da Ultrastudio nelle ultime settimane. La decisione, seppur sofferta, è stata presa di comune accordo. Insieme a Pierluigi Fabrizio, Giorgio Liddo e Cristiano De Medio stiamo mettendo in piedi ƎMERGE un nuovo progetto in cui ripensare il termine “mostra”. Mostra sta per mostrare, rendere noto e vista la definizione in quest’ottica è chiaro che in un contenitore è possibile mostrare praticamente tutto e permettersi il lusso di fare della sperimentazione radicale che si edifichi su altre regole.

Quindi, cosa avrà di diverso ƎMERGE?

La scena DIY di Artist-Run Spaces e Project Spaces è già densa di attività interessanti e ben svolte. ƎMERGE sarà di conseguenza un progetto innovativo e rischioso che più che mostre vorrà realizzare degli esperimenti espositivi interagendo tanto con la fruizione diretta tanto con quella mediata dal web. Al momento stiamo pianificando i vari passaggi per realizzare il tutto nei minimi dettagli e siamo già al lavoro ai primi tre esperimenti che rientreranno nella programmazione Outrageous Ways Of Seeing, in omaggio al noto documentario e saggio Ways of Seeing di John Berger.

ƎMERGE, nuovo project space a Pescara. Sala principale

ƎMERGE, nuovo project space a Pescara. Sala principale

Qual è il nuovo contributo, in termini di sperimentazione, riflessione che volete offrire?

Probabilmente i progetti destabilizzeranno un po’ chi ci segue. Non saranno degli stravolgimenti fatti con particolati effetti speciali o tecnologici da clickbait.

Spiegateci meglio…

Saranno perlopiù progetti che mirano al concreto in cui il fruitore è chiamato ad uno sforzo attivo per comprenderne le dinamiche e godersi lo spettacolo. Saranno poi degli spunti di riflessione, delle tracce per porre in evidenza quanto i limiti che determinano l’habitat di uno show siano in realtà evanescenti. Ci siamo abituati ad una cultura trasversale, cosmopolita e oggi mediata da interfacce, schermi e connessioni. Tutto questo meraviglioso caos è l’enciclopedia con la quale ƎMERGE dovrà fare i conti. 

Che tipo di programmazione, strategia e obiettivi si svilupperanno?

Di obiettivi non ne abbiamo ancora parlato. È un percorso nuovo, esotico di cui non possiamo avere da ora una visione chiara sugli effetti che potranno scaturire. Stiamo immaginando lo spazio espositivo come ad un contenitore in cui si alterneranno situazioni ogni volta diverse, ma tutte facenti capo ad un comune denominatore che è appunto la via della ricerca. Oggi si ha un’idea di ricerca distorta, il più delle volte si risolve in un fiutare ciò che funziona in giro e riprodurlo, il che è certamente esaltante ma nasconde la tendenza ad un copy-paste generale fatto per accrescere la notorietà di un progetto. Sai come funziona, no? Punti sugli artisti giusti, fai la mostra, ti godi il viaggio e poi sei lì davanti allo schermo ad assistere agli oscar delle pubblicazioni. 

Quali sono i criteri di selezione per gli artisti?

Il punto è che non vi saranno solo artisti, curatori o figure specializzate. Stiamo elaborando un progetto di contaminazione in cui le logiche di produzione ed esposizione delle opere saranno completamente stravolte. 

Ovvero?

L’idea è quella di mantenersi fluidi interrogando, ed in parte sfatando, alcuni principi alla base della preparazione di un evento espositivo classico. Non si tratterà solo di perseguire la pratica della de-contestualizzazione di opere in ambienti lontani dal modello White cube ma di evidenziarne il rapporto con la fruizione. Si lavorerà soprattutto su quel “coefficiente d’arte” teorizzato da Duchamp e che assume oggi un valore più che mai fondamentale, in vista di un processo di frammentazione del pensiero sempre più accelerato.

– Valentina Muzi

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Valentina Muzi

Valentina Muzi

Valentina Muzi (Roma, 1991) è diplomata in lingue presso il liceo G.V. Catullo, matura esperienze all’estero e si specializza in lingua francese e spagnola con corsi di approfondimento DELF e DELE. La passione per l’arte l’ha portata a iscriversi alla…

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