L’età del consenso (VI). Il mondo al contrario

Assenza, sparizione, morte e fallimento. Questi sono solo alcuni degli argomenti trattati da Christian Caliandro nella nuova puntata della sua rubrica.

Incomprensibili piante senza radici,
ombre che blaterano parole
senza senso e senza memoria”.
Mario Tobino, le libere donne di Magliano (1953)

16 maggio 2018. Palude. Sintomi. Stonature. Interferenze. Suoni. Smagliature. Sfaccettature. Sdefinito. Sdefinito. Lacrime. Sdefinito. Disidentificazione. Un oscuro scrutare. Androidi. Simulacri. Liceo. Libri. Scrittura. Perdita. Smagliature. Abomini casuali, domestici, quotidiani. Uno spazio da abitare. Uno spazio esistenziale. Scrivi. Leggi. Studia. Impara. Abomini casuali, domestici, quotidiani. La mostra delle atrocità. Il giudizio universale. Un orologio cosmico. Il capolavoro è un gigantesco fallimento. Il capolavoro è un mostro. Il capolavoro non lo vuole fare nessuno. Il capolavoro non lo capisce nessuno. Il capolavoro è un gigantesco fraintendimento. Il capolavoro è tutto smontato, storto, riassemblato, disordinato, brutto. Brutto. Brutto. Terribilmente brutto. Il nuovo è brutto – fateci caso. Sbagliato. Il nuovo è sempre una cosa sbagliata. Ma sbagliata da piangere, perché poi non puoi essere quello che eri, perché ti spinge dove non volevi andare, all’esterno e all’interno, perché non ti consola. Il capolavoro è un’atrocità, una crudeltà. L’atrocità maggiore è che ci si abitua a tutto. Sbagliato. Sbagliato. Sbagliato. Un oscuro scrutare. Disidentificazione. Scrivi. Una strana forma di presenza è una strana forma di assenza. Il presente. Più vuoi essere presente, più vuoi affermare la tua presenza (IOIOIO) per paura di scomparire, più scompari; più scompari (volontariamente), più sei assente e ti dissolvi nel mondo, più la tua presenza risulta efficace e potente. Una cosa molto zen. Facci caso. La perdita dell’oggetto: “Zazen è satori, saggezza suprema, la filosofia del ku, il vero vuoto, di mushotoku, il non-profitto. Lo Zen è la filosofia della gratuità. In zazen, l’abbiamo detto, se si desidera raggiungere uno scopo, lo si manca. Il puro diviene impuro. Spezzare i legami, le abitudini, amare senza desiderio di possesso, agire senza finalità personali, tenere le mani aperte, donare, abbandonare ogni cosa senza paura di perdere: ecco, la disciplina dell’adepto zen! La verità risiede nella semplicità” (Taisen Deshimaru, Il vero zen, SE 2004, p. 24). Ti agganci alla vita, ai processi e al tessuto umano. Al posto dell’oggetto – infrastruttura di relazioni. “L’opera è sempre un rapporto” (Roberto Longhi).
Sbrilluccica. Sali. Sintomi. Stonature. Interferenze. Suoni. Smagliature. Ritorni. Riverberi. Avanzi. Sfaccettature. Sdefinito. Sdefinito. Lacrime. Sdefinito.

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Steven Spielberg, A.I. - Artificial Intelligence (2001)

Steven Spielberg, A.I. – Artificial Intelligence (2001)

OSMAIRM a Laterza, è il 1986 (o il 1985). Sono seduto con mia madre su una panchina, in un vialetto della grande struttura sanitaria. A un certo punto, mi colpisce dritto nel cervello l’idea che lei morirà. Lei morirà, un giorno. E a quel punto – prima piano, poi sempre più forte – mi aggrappo a lei, cerco di convincermi che non è vero e di convincerla a non morire – cerco di allontanare questo pensiero da entrambi – piango, strillo, mi dispero – mi divincolo – non morire non morire non morire! – eppure questo pensiero che non è un pensiero, questa idea venuta dal futuro non mi lascia, e mia madre è lì un po’ sconvolta anche lei dal pensiero della sua mortalità, combattuta tra il consolarmi e il non volermi mai dire bugie (: grazie per questo, davvero). E poi, per calmarmi e distrarmi, un pacchetto VERDE di buonissimi cioccolatini con il ripieno di nocciole. E in A. I. la mamma di David, mentre lo abbandona nel bosco, gli dice: “Mi dispiace di non averti mai parlato del mondo”.

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Maria Rosaria Carbone, Borgo Croci, Foggia, 2018

Maria Rosaria Carbone, Borgo Croci, Foggia, 2018

28 maggio (prima di un volo da Bari a Palermo). Tutti finto levigati, con occhiali da sole d’ordinanza e abiti curati – nessuna raffinatezza, nessun vero gusto, sempre parlare al telefonino con voce troppo alta e mai stare in silenzio: mai riflettere – foto e selfie a profusione, il vuoto di uno specchio che riverbera e non avanza, “il nervosismo dei tempi”, i ministri prescelti avevano già creato un gruppo Whatsapp chiamato Gli Incaricati – un mondo governato dalle cretinate: l’unica consolazione è che, forse, è sempre stato così – basta in effetti fare l’esatto contrario di ciò che si fa oggi comunemente, progettare e costruire in modo opposto, pensare in maniera radicalmente diversa da quella generalmente diffusa. Quindi: leggere, in un Paese di semianalfabeti; studiare, in un Paese di ignoranti soddisfatti; usare il cervello e la logica, in un Paese di infantili mattoidi conformisti, superstiziosi e tortuosi; essere-presenti-scomparendo, scavare nell’oscurità in un Paese che da decenni ha paura del buio, del dolore, dell’amarezza. Ridete. Ridete su, coraggio.

P.S. Un posto che continua imperterrito, per leggere il presente (: un presente, peraltro, incasinato e tumultuoso come pochi altri) ad affidarsi ai vecchi, ai bolliti, ai decotti, agli incartapecoriti, ai cervelli privi di qualunque elasticità e apertura (se mai ce l’hanno avuta): il mondo al contrario: e poi lo stesso pretende di accedere, così, in questo modo, al “cambiamento”. Certo, come no. Garantito.

Christian Caliandro

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Christian Caliandro

Christian Caliandro

Christian Caliandro (1979), storico dell’arte contemporanea, studioso di storia culturale ed esperto di politiche culturali, insegna storia dell’arte presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze. È membro del comitato scientifico di Symbola Fondazione per le Qualità italiane. Ha pubblicato “La…

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