Tutte le mostre 2018 della Fondazione Ragghianti di Lucca. Intervista al direttore Paolo Bolpagni

Territorio e internazionalità guidano la nuova programmazione del centro studi dedicato a Licia e Carlo Ludovico Ragghianti. Che punta su una grande mostra sul rapporto tra la musica di Puccini e le arti visive, per i 160 anni dalla nascita

Dopo la grande retrospettiva su Mario Nigro, ancora in corso fino al 7 gennaio e successivamente in programma a Locarno alla Fondazione Ghisla, la Fondazione Centro Studi sull’Arte Licia e Carlo Ludovico Ragghianti presenta il programma espositivo di ben quattro mostre nell’arco dell’anno e delle attività del 2018, elaborato dal direttore Paolo Bolpagni insieme con il Comitato scientifico del centro studi toscano. E lo fa con una forte attenzione rivolta alla storia dell’istituzione e al contesto lucchese che è un’altra delle linee portanti della nuova programmazione, con l’intento di unire lo sguardo al territorio all’apertura internazionale. Si comincia con Il segno dell’avanguardia. I Futuristi e l’incisione (23 febbraio – 15 aprile 2018), a cura di Giorgio Marini e Francesco Parisi, con opere provenienti da importanti collezioni pubbliche e private, alcune esposte qui per la prima volta che, dalla fine del XIX secolo, con il Simbolismo, arrivano al Prefuturismo e infine al pieno Futurismo.

Fondazione Ragghianti, Mario Nigro, Gli spazi del colore. Foto ®Beatrice Speranza

Fondazione Ragghianti, Mario Nigro, Gli spazi del colore. Foto ®Beatrice Speranza

IL PROGRAMMA 2018

La grande mostra del 2018 sarà, invece, quella su Giacomo Puccini e le arti visive in Italia nei primi decenni del Novecento (18 maggio – 23 settembre 2018), realizzata in occasione del 160° anniversario della nascita del maestro, in collaborazione sinergica con numerosi enti e istituzioni, sulla quale il direttore – studioso dei rapporti tra pittura e musica nel XIX e XX secolo – punta molto. Il mezzanino ospiterà, dalla metà di ottobre alla fine di novembre, un omaggio a Silvio Coppola, uno dei protagonisti del design italiano dagli Anni Sessanta e una mostra sulla storia della stamperia Litografia Angeli (dalla metà di dicembre 2018 alla fine di gennaio del 2019). Abbiamo parlato con il nuovo direttore della Fondazione, Paolo Bolpagni – subentrato nel giugno 2016 a Maria Teresa Filieri – di aspettative e progettualità della stagione che va a cominciare. Partendo da una riflessione su quella precedente, in attesa del convegno organizzato con l’Università di Pisa, il 14 e il 15 dicembre, Carlo Ludovico Ragghianti e l’arte in Italia tra le due guerre. Nuove ricerche intorno e a partire dalla mostra del 1967 Arte moderna in Italia 1915-1935.

Un bilancio di questo primo anno e mezzo da neodirettore

Il bilancio è soddisfacente, perché gli obiettivi che ci eravamo posti (dico “ci” e non “mi”, perché non è soltanto il direttore a determinare le cose) sono stati raggiunti: l’incremento dell’attività della Fondazione, la continuità della programmazione espositiva (nel 2017 abbiamo realizzato tre mostre e ne abbiamo ospitate due, promosse da altri, negli spazi rinnovati del nostro “mezzanino”), l’abbattimento di tutte le barriere architettoniche nelle sale espositive, l’avvio di un programma di borse di studio per giovani ricercatori (che diventerà stabile, nelle mie intenzioni), una maggiore e più incisiva presenza sui media, la promozione degli studi intorno alle figure di Carlo Ludovico Ragghianti e di Licia Collobi, che stanno conoscendo un autentico fervore…

E il pubblico?

Siamo un centro studi, e anche questo aspetto è importante: vedere che i visitatori complessivi delle mostre sono aumentati e che gli utenti della nostra biblioteca e degli archivi (di cui sta procedendo sempre più speditamente il lavoro di ordinamento e inventariazione) sono raddoppiati conforta e rallegra, e fa ben sperare nel futuro.

Su quale aspetto crede che la Fondazione debba migliorarsi?

Bisogna lavorare ancora e sempre di più sulla comunicazione: è una questione fondamentale. Non basta fare cose belle, bisogna che il maggior numero possibile di persone ne venga a conoscenza. Credo che siamo sulla strada giusta, ma c’è ancora da fare. L’obiettivo è far entrare la Fondazione Ragghianti e le sue mostre nel circuito delle mete abituali degli appassionati d’arte.

Qual è l’identità della programmazione di quest’anno?

Ci sono alcuni filoni: la grafica (un argomento cui Ragghianti aveva dedicato grande e non scontata considerazione), il rapporto tra musica e arti visive (la mostra su Puccini), la riscoperta di “storie” artistiche da raccontare: dall’incisione futurista all’attività del designer e artista Silvio Coppola (che disegnò il logo della Fondazione Ragghianti all’inizio degli Anni Ottanta).

Su cosa puntate?

Puntiamo molto sulla mostra su Puccini e le arti visive, perché lo scopo è di ricostruire non soltanto i rapporti tra Puccini e i pittori e scultori del proprio tempo, ma soprattutto l’influenza che il compositore e il suo mondo espressivo esercitarono sulle arti, delineando – secondo uno sguardo critico inedito – un’estetica in cui l’elemento musicale giocava un ruolo fondamentale. Insomma, mostre (speriamo non inutili!) che siano frutto di ricerca, ma che siano anche attrattive per il pubblico.

– Claudia Giraud

www.fondazioneragghianti.it

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Claudia Giraud

Claudia Giraud

Nata a Torino, è laureata in storia dell’arte contemporanea presso il Dams di Torino, con una tesi sulla contaminazione culturale nella produzione pittorica degli anni '50 di Piero Ruggeri. Giornalista pubblicista, iscritta all’Albo dal 2006, svolge attività giornalistica per testate…

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