La Gran Bretagna digitalizza l’arte pubblica. Per la prima volta al mondo ed entro il 2020

Primo esempio al mondo di digitalizzazione dell’intero patrimonio scultoreo di un Paese, che vedrà la “archiviazione” di circa 170.000 opere d’arte di proprietà pubblica.

Fra tre anni la Gran Bretagna sarà il primo Stato a possedere un catalogo digitale, consultabile online, della sua intera collezione di sculture pubbliche. La fondazione no profit Art UK, che ha recentemente completato un’ impresa simile per 210.000 dipinti a olio, ha mosso i primi passi di realizzazione del progetto, in collaborazione con la Public Monuments and Sculpture Association.
Un lavoro lungo e complesso, poiché si stimano circa 150.000 sculture nelle collezioni pubbliche del Regno Unito, intendendo quelle custodite in musei, gallerie, università, ospedali ed altri edifici pubblici. Nel progetto di digitalizzazione rientrano anche i circa 16.500 monumenti e sculture posizionati in spazi esterni. Saranno invece escluse le antichità realizzate prima dell’anno Mille, stimate in alcune decine di migliaia di pezzi.

UNA GRANDE COLLEZIONE

Greyhound (1827), Joseph Gott. Temple Newsam, Leeds. Photo Art UK Leeds Museums and Galleries. Taken during photography testing in 2013

Greyhound (1827), Joseph Gott. Temple Newsam, Leeds. Photo Art UK Leeds Museums and Galleries. Taken during photography testing in 2013

La Gran Bretagna vanta probabilmente la più grande collezione esistente di sculture, a detta dei responsabili di Art Uk; ma purtroppo, una parte significativa non è esposta, e assai piccola è la parte delle statue che sono state fotografata per riviste, cataloghi, volumi d’arte, eccetera. In questo modo, invece, la collezione sarà più facilmente accessibile e conoscibile. L’intero progetto è finanziato attraverso una sovvenzione delle Lotterie Nazionali di 2,8 milioni di Sterline. A lavoro concluso, le sculture potranno essere visualizzate su artuk.org, che al momento ospita il catalogo dei dipinti a olio.

LA DIGITALIZZAZIONE NEL MONDO

Anche se non ancora praticata su scala nazionale, la digitalizzazione non è nuova per le collezioni museali, o almeno di parti di esse. Ad esempio, ancora in fatto di scultura, nel maggio 2016 la Galleria degli Uffizi di Firenze ha aperta una collaborazione internazionale con l’Università dell’Indiana, per avviare un progetto di digitalizzazione in 3D del patrimonio archeologico greco e romano: saranno digitalizzati 1260 pezzi fra statue, are, sarcofagi e oggetti lapidei che vanno da II secolo avanti Cristo al IV secolo dopo Cristo, provenienti dalle raccolte Medici e Lorena. Come il progetto inglese, anche questo dovrebbe concludersi nel 2020, ma mentre in Gran Bretagna il costo dell’operazione è sostenuto da fondi pubblici, in Italia accade che i 600.000 dollari necessari debbano essere forniti dall’università americana. Eppure, anche in Italia esistono la lotteria nazionale e il gioco del lotto.

GLI ALTRI PROGETTI DI DIGITALIZZAZIONE

A Zurigo, nel 2016, in occasione del centenario del movimento Dada, la direzione della Kunsthaus ha deciso di digitalizzare tutti i documenti della collezione, tralasciando però le opere d’arte, in un’ottica non tanto divulgativa quanto di preservazione delle fragili carte di lettere, cataloghi e taccuini.
Ancora lo scorso anno, in Francia è partito France Collections 3D, il progetto guidato dall’Agenzia fotografica dei Musei Nazionali – Grand Palais, che ha coinvolto il Muséé de Cluny, il Muséé National du Moyen  Âge, di Parigi, il Musée d’Archéologie nationale de Saint-Germain-en-Laye e il Musée national des arts asiatiques – Musée Guimet; le loro collezioni sono state interamente digitalizzate in 3D, e messe e gratuitamente a disposizione di studenti, ricercatori, appassionati. I modelli 3D delle opere sono disponibili online sul sito dell’Agenzia fotografica dei Musei nazionali e mediante la piattaforma Sketchfab.

13,7 MILIONI DI OPERE PER LO SMITHSONIAN

Ancora più colossale, lo sforzo dello Smithsonian Institution, che sta lavorando dal 2013 alla digitalizzazione in 3D di 13,7 milioni di opere, che rappresentano appena il 10% della collezione totale; della quale, soltanto l’1% trova spazio per essere esposto, mentre il restante rimane negli archivi a disposizione dei soli studiosi. La digitalizzazione va invece nella direzione di rendere questo immenso patrimonio fruibile a chiunque, in ogni momento. È evidente che, anche alla luce del progresso tecnologico e del cambiamento delle abitudini di vita, la notorietà dei musei non può che trarre giovamento da una sempre più assidua presenza online.

– Niccolò Lucarelli

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Niccolò Lucarelli

Niccolò Lucarelli

Laureato in Studi Internazionali, è curatore, critico d’arte, di teatro e di jazz, e saggista di storia militare. Scrive su varie riviste di settore, cercando di fissare sulla pagina quella bellezza che, a ben guardare, ancora esiste nel mondo.

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