
È in scena in questi giorni Hippolyte et Aricie, l’opera di Jean-Philippe Rameau, diretto da Aletta Collins e da Simon Rattle, con scenografia e costumi di Olafur Eliasson (Copenhagen, 1967). Le scenografie, i costumi e il concetto di illuminazione generale dell’artista danese per Hippolyte et Aricie traggono ispirazione dalle sue ricerche sui fenomeni naturali del tempo, delle onde e dell’atmosfera. Il progetto di Eliasson incorpora sia l’orchestra che il pubblico, rendendo lo spettacolo un’esperienza onirica e quasi fantascientifica.
IL PROGETTO
Hippolyte et Aricie, l’opera di Jean-Philippe Rameau del 1733, si basa sulla tragedia Phèdre scritta da Jean Racine. In questa complessa storia d’amore, i protagonisti attraversano il regno umano e quello divino. Lavorando a stretto contatto con il direttore d’orchestra Sir Simon Rattle e la regista-coreografa Aletta Collins in questa produzione destinata alla Staatsoper Unter den Linden di Berlino, Eliasson ha deciso di avvicinare il pubblico contemporaneo all’opera barocca. “Piuttosto che tornare indietro nel passato e visitare alcuni dogmi dell’opera tradizionale barocca, ho voluto riconoscere il fatto che il barocco ha viaggiato per diverse centinaia di anni per arrivare oggi a noi“, ha dichiarato l’artista ad Artribune.
IN SCENA I FENOMENI NATURALI
Le esplorazioni di Eliasson sui fenomeni naturali come il tempo, l’atmosfera e la luce risuonano con le ambientazioni mitiche dell’opera, che comprendono foreste sacre alla dea Diana, l’inferno di Plutone e il regno oceanico di Nettuno. L’artista con colori, effetti caleidoscopici e contrasti di luci e di ombre, dona profondità alla scena. Ballerini, cori e personaggi principali si muovono all’interno di un reticolo di raggi di luce emergendo dalla nebbia, diventando loro stessi ciò che Eliasson ha definito “strumenti di luce“, spesso indossando specchi, laser o elementi luminosi. “Per il progetto mi sono ispirato agli anni ’90 quando trascorrevo una discreta quantità di tempo negli studi di artisti e nei club di Berlino. C’era una connettività quasi barocca di discipline e dimensioni effimere. La musica, la danza, la luce, l’architettura, le situazioni, le conversazioni, le relazioni e persino gli argomenti si fondono senza soluzione di continuità per produrre uno stato potente e onirico“. Ecco le immagini.
–Ilaria Bulgarelli
Berlino // fino all’8 dicembre 2018
Hippolyte et Aricie
Staatsoper Unter den Linden
Unter den Linden 7, 10117 Berlino