C’è un vuoto nella ricezione della danza contemporanea. O perlomeno in quella degli ultimi vent’anni, cioè dal momento in cui la pratica della coreografia è entrata in un rapporto singolarissimo con il pensiero. Ne ha assunto non solo i temi, ma anche il movimento, i sistemi, i metodi nel formulare le domande e nel dedurne le strategie del fare.
A questo vuoto dà senso, per colmarlo, il libro di Bojana Cvejić: Choreographing Problems. Expressive Concepts in European Contemporary Dance and Performance (Palgrave Macmillan, 2015). Dopo anni di vicinanza a molti coreografi contemporanei, fatta di impegno diretto, anche come dramaturg e, in certi casi, come performer, Bojana Cvejić rappresenta una delle punte più alte di un modo di parlare di e con la danza.
Sono sette gli spettacoli, prodotti tra il 1998 e il 2007, su cui l’analisi si focalizza: Self Unfinished e Untitled di Xavier Le Roy, Weak Dance Strong Questions di Jonathan Burrows e Jan Ritsema, Théâtre-élévision di Boris Charmatz, Nvsbl di Ester Salamon, 50/50 di Mette Ingvarsten e It’s In The Air di Ingvartsen e Jefta van Dinther. Tutti accomunati da una prossimità diretta con la performance, le sette coreografie hanno contribuito a rinnovare il concetto di danza contemporanea e condividono una qualità, o un metodo, mettono in campo, cioè, una pratica di pensiero che “problematizza” alcune procedure topiche della danza contemporanea non dandole per acquisite. Il che equivale a non dedurle dalla teoria della rappresentazione ma da una serie di principi espressivi che Gilles Deleuze ha sviluppato soprattutto negli studi sull’ontologia di Spinoza, in Differenza e Ripetizione e nei due studi sul cinema (Immagine-tempo e Immagine-movimento). Questi principi diventano, per la Cvejić, prima di tutto i luoghi di una verifica, andando poi a comporre i capitoli del corposissimo volume: “Part-bodies,” “Part-machines,” “Movement-sensations,” “Headbox,” “Wired assemblings,” “Stutterances,” “Power-motion,” “Crisis-motion,” “Cutending,” e “Resonance”.
Quello che sembra suggerirci il libro Choreographing Problems (l’espressione è ancora tratta da Deleuze ed è sintomatico il dinamismo del gerundio) è di uscire da categorie estetiche non più appropriate a cogliere in pieno il fenomeno e quindi non generare “pensiero sulla danza”, ma piuttosto riconoscere “nel fare” della danza i ritmi propri del pensiero.
Lucia Amara
Bojana Cvejić – Choreographing Problems
Palgrave Macmillan, 2015
Pagg. 262, $ 95
ISBN 9781137437389
http://www.palgrave.com/
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #29
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