Boom di presenze al Roma Summer Festival all’Auditorium. Le strategie di Fondazione Musica per Roma

Record di presenze, a stagione ancora in corso, alla rassegna musicale estiva nella cavea dell’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone. Ne abbiamo parlato con Daniele Pitteri di Fondazione Musica per Roma

Numeri niente male per il Roma Summer Festival, la più importante rassegna musicale estiva italiana che si tiene da 20 anni nella cavea dell’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone: con quasi 153mila biglietti già venduti ha registrato un nuovo record di presenze. La stagione è ancora in corso – sono circa una ventina i concerti mancanti al termine, previsto il 27 settembre – ma gli spettatori dell’edizione 2023 hanno già superato i 151mila del 2022. In prospettiva, la stima, molto positiva, è di un complessivo +18% di presenze finali, calibrate sui 58 concerti programmati nei tre mesi (6 in più dell’anno precedente). A crescere sono anche gli incassi, ad oggi superiori del 28% rispetto all’anno precedente, pari a oltre 8,5 milioni di euro. L’incremento si deve non solo all’ampliamento della programmazione, ma anche a una più alta media di biglietti venduti per spettacolo, che registra un +5% (2.630 contro i 2.494 del 2022), e a ben 29 date già sold out tra i concerti fatti e quelli ancora da eseguire. La rassegna estiva in cavea è nata nel 2003, ma allora si chiamava Luglio suona bene. Poi nel 2018 è stato cambiato il nome in Roma Summer Fest perché i concerti non erano più solo a luglio e si voleva dare un nome più internazionale, così da rivolgersi anche al pubblico estero e ai turisti. Una scelta premiante che ha subito un’accelerata col Covid, imponendo un cambio di visione e strategia. Ne abbiamo parlato con Daniele Pitteri, Amministratore di Fondazione Musica per Roma, l’ente che gestisce organizzazione e programmazione dell’Auditorium.

Grandi numeri di pubblico a festival ancora in corso. Come li avete conquistati?
È un lavoro che parte da lontano e che il Covid ha accelerato, costringendoci a fare una stagione con chi era disponibile a esibirsi negli anni in cui si potevano avere solo 1000 spettatori: sono arrivati molti giovani e questo ci ha fatto capire che il pubblico dell’Auditorium poteva essere svecchiato, senza tradire chi ci seguiva da anni, ma integrandolo con uno nuovo.

Cosa avete fatto?
Innanzitutto, abbiamo esteso la stagione aumentando il numero di concerti. Se prima eravamo concentrati solo sul mese di luglio e i primi di agosto, dall’anno scorso abbiamo anticipato a giugno per proseguire a luglio, con un’interruzione ad agosto e poi riprendere per tutto settembre, con alcuni progetti speciali in coproduzione con Roma Europa Festival.

Quali altre strategie avete adottato?
Una programmazione di alto livello, con un’alternanza di grandi nomi di storia della musica italiana e internazionale (quest’anno abbiamo avuto Bob Dylan, Cat Stevens, Sting, Paolo Conte, avremo poi Venditti e De Gregori, gruppi internazionali come Porcupine Tree, storici come Pet Shop Boys o del momento come The Lumineers e OneRepublic) con nomi più di nicchia come Benjamin Clementine o di giovani come Madame, Gamon, Carl Brave. Un mix di generi che ci ha consentito di portare nuove fasce di età e un pubblico straniero.

Qualche esempio?
Un esempio è il dato del 35% dei biglietti dei quattro concerti di Ludovico Einaudi venduto all’estero: solo per i live di giugno, gli stranieri rappresentano almeno il 25% del nostro pubblico. Che è appunto il mese in cui gli studenti Erasmus sono ancora a Roma: prima ce li perdevamo iniziando il nostro festival a luglio.

E poi?
Il fatto di fare esclusive che ci possiamo permettere grazie alla nostra credibilità: quest’anno abbiamo avuto sei date uniche italiane, tra cui Cat Stevens, Caetano Veloso, Pet Shop Boys. Se, invece, non riusciamo ad averle, puntiamo a quegli artisti che hanno poche date in Italia, come le tre di Sting e le cinque di Bob Dylan.

Qual è stata la strategia più produttiva?
Quella di annunciare la programmazione con largo anticipo, ai primi di marzo, ma con concerti già messi in vendita un anno prima, assicurandoci un vantaggio competitivo sugli altri festival. Già ora abbiamo fissato alcuni artisti per le edizioni del 2024 e del 2025.

A parte questo festival estivo, voi lavorate tutto l’anno…
Nel 2022 abbiamo fatto 344 giorni di programmazione con 1077 eventi. È un lavoro costante di fidelizzazione del pubblico e di proposta musicale differenziata per generi. Ci sono poi i progetti speciali come quello appena annunciato al concerto di Daniele Silvestri: nel 2024 sarà un artista residente di Fondazione Musica per Roma. In occasione dei suoi 30 anni di attività, faremo all’Auditorium un ciclo di 30 sue esibizioni con ospiti diversi, da metà gennaio a metà aprile. Questo dà il polso dell’unicità del luogo.

Il vostro pubblico di riferimento è quello musicale. Avete in programma eventi anche di altra natura?
In autunno siamo molto affollati perché ospitiamo fino a metà novembre il Roma Europa Festival, dove ci sono alcune nostre co-produzioni come quella che vede protagonisti a ottobre L’imbalsamatore del compositore Giorgio Battistelli, Massimo Popolizio e la nostra orchestra Parco della Musica Contemporanea Ensemble. Per quanto riguarda le arti visive, negli spazi del Garage si sta preparando una grande mostra in occasione della Festa del Cinema di Roma, sempre a ottobre.

Claudia Giraud

www.auditorium.com/it/festival/roma-summerfest-2023/

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Claudia Giraud

Claudia Giraud

Nata a Torino, è laureata in storia dell’arte contemporanea presso il Dams di Torino, con una tesi sulla contaminazione culturale nella produzione pittorica degli anni '50 di Piero Ruggeri. Giornalista pubblicista, iscritta all’Albo dal 2006, svolge attività giornalistica per testate…

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