Il libro sonoro su Venezia firmato dal compositore Andrea Liberovici. L’intervista

“Veneziacustica” è frutto del progetto di Andrea Liberovici nato durante il lockdown, fatto di 24 brani musicali che si possono ascoltare attraverso QR code, 24 acquarelli e poesie. Ne abbiamo parlato con lui

Dopo essere stato ospite della rubrica Walk of Muses per approfondire il rapporto di collaborazione tra arte e musica, continua il dialogo con il compositore, autore e regista Andrea Liberovici, classe 1962, che ha appena pubblicato Il libro dei suoni n°1. Veneziacustica, edito dalla casa editrice Squilibri. Da gennaio Liberovici sarà in residenza artistica presso la Columbia University di New York, dove lavorerà sui suoni della Grande Mela.

La tua ultima creazione, Il libro dei suoni n°1. Veneziacustica, è un “libretto multiplo”: ogni pagina offre una composizione sonora, nata con la condizione imprescindibile di condensare la sua essenza in meno di un minuto, fruibile attraverso un QR code, un acquerello e una poesia, tutto firmato da te. Come sono stati concepiti i singoli elementi e come è avvenuta l’unione di suono, immagine e parola?
In realtà questi tre elementi, suono, testo, immagine, potrebbero andare insieme, uno nell’altro, ma questa opzione produrrebbe inevitabilmente l’effetto “cinema” vincolato da un tempo prestabilito dall’autore. La poesia e l’immagine (non in movimento) sono più libere perché possono essere “lette” attraverso la propria valutazione del tempo/curiosità. A questi due aspetti visibili e apparentemente fermi, ho allegato, al contrario, l’utilizzo dei suoni. Dico al contrario perché ogni singola cartolina acustica determina un tempo. Dura circa un minuto e se la vuoi risentire la devi riavviare. Questo gioco di specchi, fra l’immobile e il dinamico, è appunto un gioco a cui spero si possa accedere giocando.

Andrea Liberovici, copertina de Il libro dei suoni n°1. Veneziacustica e acquerello, courtesy dell'artista

Andrea Liberovici, copertina de Il libro dei suoni n°1. Veneziacustica e acquerello, courtesy dell’artista

Se le tue “cartoline acustiche” creano una sorta di suite veneziana, come afferma Gianfranco Vinay, le tue parole, come sottili aforismi, sembrano sottintendere una visione dell’attuale società applicabile universalmente: “Sono nato avvelenato / mi dice / società dei palliativi / continua / sono figlio di un boato / che palle / per i morti ancora attivi / presunti…” (Ambulance & Tourists in the Water).
Venezia, turisti permettendo, è ancora una meravigliosa scena teatrale. Mi spiego. Questo frammento di Ambulance & Tourists in the Water che hai scelto è stato ispirato da un dialogo fra veneziani, entrambi fermi sulla riva della Giudecca in attesa del vaporetto. Io ero dietro di loro e ho preso appunti mentre, davanti a noi, continuavano a passare vaporetti pieni di turisti e ambulanze nell’acqua. Questi dialoghi “esistenziali” incrociati e inaspettati sono una cifra importante di questa città. Guardare il mondo davanti a sé e parlarsi fra sconosciuti è qualcosa che, nelle grandi città, succede spesso solo agli anziani nei giardinetti sotto casa; qui a Venezia succede ovunque.

Come in una matrioska russa, l’alfabeto contiene il suono, che a sua volta contiene l’immagine”. Questa frase di Lello Voce pare sintetizzare la natura trans-disciplinare delle tue opere, composte di elementi che contengono al loro interno altri elementi che mutano in un’altra opera ancora. In questo caso i suoni campionati da te, in una sorta di field recording poi manipolato elettronicamente, diventano parole e immagini, sino a dialogare con un quartetto d’archi. Ecco l’opera Venice: Water Postcards, che combina i suoni registrati nelle calli con suoni dal vivo del Quartetto Prometeo, presentata in prima assoluta all’Heidelberg Frühling Festival lo scorso aprile.
Fin da piccolo sono stato incuriosito dalle interazioni fra i suoni, le parole, le immagini e via dicendo. Ogni media definisce un’identità e l’aspetto interessante è che adesso, anche grazie al digitale, possiamo mettere in pratica il celebre epistolario Schoenberg-Kandinsky: musica e immagine non sono più due identità scisse, ma possono diventare un terzo oggetto. Il grande classico 1+1=3. Dopo Heidelberg ho avuto la grande fortuna di poter proporre a Karole Vail, direttrice della Collezione Peggy Guggenheim, la prima esecuzione italiana di Venice: Water Postcards con il Quartetto Prometeo nel celebre museo come omaggio nell’anniversario del compleanno di Peggy Guggenheim. Rispetto a questo progetto le immagini evocate dal quartetto erano un mix fra i suoni veneziani (registrati) e gli archi.

Andrea Liberovici, courtesy dell'artista

Andrea Liberovici, courtesy dell’artista

VENEZIA TRA SUONI E IMMAGINI

Vista la continua metamorfosi e la sovrapposizione dei linguaggi, hai mai pensato a una mostra di tue opere pittoriche? Quali pittori prediligi?
Il mondo dell’arte visiva lo frequento ma non lo conosco. In sintesi, non mi sono mai proposto. Achille Bonito Oliva nel 1998 espose i miei Ritratti Acustici (registrazioni appese come quadri) alla Galleria d’Arte Moderna di Roma. Rispetto ai pittori prediletti, ce ne sono veramente tanti. Non ho ancora terminato il giro delle chiese veneziane dove trovi tutti, da Giorgione a Tiziano e via dicendo. Prediligo moltissimi artisti da Bacon a Pontormo, per fare due nomi del millennio scorso, ma sul contemporaneo so ancora troppo poco.

Il concept del libretto è teoricamente replicabile in ogni luogo, e il titolo stesso dell’opera sembra suggerire che si tratti della prima di una serie. Sei in procinto di realizzare nuove cartoline acustiche e/o questo processo creativo è già mutato in un’opera diversa?
Sto riflettendo sui suoni newyorkesi e l’idea, in generale, è quella di continuare a scrivere altri libri sonori.

In queste parole ho percepito una velata melanconia romantica che sono sicura tu rifugga, vista la tua istintuale attitudine a dialogare con la contemporaneità per costruire opere che, secondo il musicologo francese Jean-Jacques Nattiez, “raccontano la tragedia dell’umanità postmoderna”: “Stai truccando da glicine / l’indizio di primavera / pianoforte a coda viva / nella tua calle umida / toccaci ogni tasto adesso / in de relato amplesso” [Wisteria & Piano (at 3am)].
Mi sa che la melanconia romantica sia inevitabilmente la carta d’identità di Venezia.

Samantha Stella

https://www.liberovici.it/

Andrea Liberovici ‒ Veneziacustica
Squilibri editore, Roma 2022
Pagg. 80, € 15
ISBN 9788885571709
https://www.squilibri.it/

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Samantha Stella

Samantha Stella

Samantha Stella, nata a Genova, vive a Milano. Artista visiva, performer, set & costume designer, regista, musicista, cantante. Sviluppa principalmente progetti focalizzati sul corpo e pratiche di discipline live utilizzando differenti linguaggi, installazioni con elementi strutturali e corporei, fotografia, video,…

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