Un anno di scuola. Dall’opera di Giani Stuparich al film di Laura Samani

L’adolescenza, gli ideali, la dimensione del gruppo ma prima di tutto la percezione del corpo femminile che smuove tra sentimenti e desideri destabilizzando e incuriosendo. Un film semplice di grande empatia

È il 1929 quando per la prima volta viene pubblicato il libro Un anno di scuola di Giani Stuparich, autore triestino rappresentante di una certa letteratura del Nord Italia, tra i più interessanti del secolo scorso. Laura Samani, giovane regista di grande talento – già conosciuta e amata dalla critica per Piccolo corpo – , presenta alla 82esima Mostra del Cinema di Venezia il suo nuovo lavoro cinematografico, l’adattamento attualizzato dell’opera di Stuparich, un film di quelli buoni, audaci, sinceri in cui ritrovare qualcosa di se stessi, nel bene e nel male, lasciandosi trasportare e coinvolgere da una regia (e da una narrazione) consapevole e affascinante, e prima di tutto reale.

Cosa succede in “Un anno di scuola”

Entriamo un attimo nella storia: Settembre 2007, Trieste. Fred, diciottenne svedese esuberante e coraggiosa, arriva in città per frequentare l’ultimo anno di un Istituto Tecnico. Si ritrova a essere l’unica ragazza in una classe di soli maschi e catalizza l’attenzione di tutti, in particolare quella di tre amici: Antero, affascinante e riservato; Pasini, seduttore istrionico; Mitis, bonaccione protettivo. I tre sono legati tra loro da quando hanno memoria. L’arrivo di Fred sconvolge il loro equilibrio, mettendo a dura prova la loro amicizia. Mentre ognuno di loro la desidera segretamente per sé, Fred vuole essere ammessa nel gruppo, ma le viene chiesto continuamente di sacrificare qualcosa di sé per diventare una di loro.

Adolescenza, ideali e corpo: dal libro al film “Un anno di scuola”

Se da un lato Giani Stuparich ha scritto un breve libro che va considerato a tutti gli effetti un classico della letteratura italiana contemporanea, dall’altro Laura Samani, accompagnata in sceneggiatura da Elisa Dondi, prende quella storia ambientata a inizio ‘900 e la porta in avanti nel tempo, ad inizio anni 2000, cambiandone il motore iniziale ma rimanendo perfettamente fedele nel resto. In Un anno di scuola si raccontano l’ultimo anno di liceo, il passaggio tra l’adolescenza e l’età adulta, gli ideali di quel momento e la dimensione del gruppo, del vivere insieme quotidiano tra amici fraterni. È un film che mette lo spettatore di fronte al senso di libertà, di autonomia, di futuro che appartiene (o è appartenuto) a tutti quanti. La sua forza principale sta però nel mostrare come, anche in tempi così presenti, la donna e il suo corpo possono scombussolare gli uomini al punto da diventare bersaglio innocente. Samani si chiede e ci chiede: cosa vuol dire crescere come giovane donna in un mondo dominato dagli uomini, dove il corpo e i desideri possono facilmente diventare armi rivolte contro di te?

Uomini e donne, mondi vicini e distanti nel film “Un anno di scuola”

Come scrive nelle note Laura Samani: “Esiste un’asimmetria profonda e radicata nel modo in cui percepiamo uomini e donne. I corpi maschili – nella loro conformazione, andatura e abbigliamento – trasmettono potere e capacità, mentre quelli femminili comunicano ciò che si può o non si può fare loro. Questa percezione finisce spesso per diventare una regola sociale: gli uomini agiscono, le donne semplicemente appaiono”. Per questo film che attinge alla letteratura la regista si è servita anche del suo vissuto: “Da adolescente, ho trascorso la maggior parte del tempo con un gruppo di tre maschi. Essere l’unica femmina mi sembrava un privilegio, ma comportava anche pressioni invisibili: loro potevano dire tutto ciò che volevano, mentre i miei desideri venivano percepiti come una minaccia”.

Margherita Bordino

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Margherita Bordino

Margherita Bordino

Classe 1989. Calabrese trapiantata a Roma, prima per il giornalismo d’inchiesta e poi per la settima arte. Vive per scrivere e scrive per vivere, se possibile di cinema o politica. Con la valigia in mano tutto l’anno, quasi sempre in…

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