Jim Jarmusch a Venezia con un film sul tempo sospeso delle relazioni familiari

Con “Father Mother Sister Brother”, in Concorso a Venezia.82, Jim Jarmusch ritorna al cuore più intimo della sua poetica. Il trailer

Con Father Mother Sister Brother, in concorso a Venezia.82, Jim Jarmusch ritorna al cuore più intimo della sua poetica, quello che da oltre quarant’anni lo rende una voce unica del cinema indipendente mondiale.

Father Mother Sister Brother: il film trittico di Jim Jarmusch

Il film ha la forma di un trittico, tre capitoli autonomi, ma legati da un filo invisibile: i legami familiari, fragili e irrisolti, osservati con la discrezione di chi sa che nessun giudizio può esaurire la complessità delle relazioni umane.

Le tre storie si svolgono nel presente, in luoghi diversi: il Nord-Est degli Stati Uniti, una Dublino malinconica e una Parigi disincantata. Jarmusch mette a fuoco le dinamiche tra figli ormai adulti e genitori distanti, oppure tra fratelli separati dal tempo e dalle scelte di vita.

Lo stile “anti-action” del nuovo film di Jarmusch

La macchina da presa non invade, non spiega, non cerca il colpo di scena: osserva, lasciando che piccoli dettagli, un gesto esitante, un silenzio prolungato o un accenno di sorriso, si depositino come petali in una composizione fragile e intensa.

Lo stesso regista ha definito la sua creatura un “anti-action movie”, costruito con uno stile pacato, quasi invisibile, per consentire l’accumularsi di sfumature. E in effetti il tempo qui non è scandito dall’urgenza narrativa, ma da un ritmo interiore che si affida alla memoria dello spettatore. È un cinema di sospensione, che chiede attenzione e disponibilità, ma che sa restituire momenti di rara intensità emotiva.

Il cast di “Father Mother Sister Brother”

Fondamentale, in questo senso, è il contributo dei direttori della fotografia Frederick Elmes e Yorick Le Saux: il primo regala alle scene americane una luce limpida e quasi austera, mentre il secondo trasforma Dublino e Parigi in spazi crepuscolari, capaci di riflettere la malinconia dei personaggi.

Il montaggio di Affonso Gonçalves, collaboratore di lunga data, rafforza l’impressione di un film che nasce da parole e gesti minimi, e che solo a posteriori, come una risonanza, si rivela nella sua unità. Jarmusch sembra tornare così alle origini, quando in Stranger than Paradise (1984) o in Night on Earth (1991) sapeva intrecciare episodi e ritratti attraverso un tono sospeso tra ironia e disincanto.

Non è un caso che Father Mother Sister Brother si presenti come un mosaico, anche di star, in cui le parti si illuminano reciprocamente senza mai fondersi del tutto. Tom Waits è un padre ex tossico magistrale, Charlotte Rampling una madre nevrotica da manuale, anche se le figlie Cate Blanchett e Vicky Krieps son disegnate con minor forza. I genitori, della stessa generazione di Jim (72 anni), sembrano scritti meglio dei figli che appaiono più sfocati.

Il cinema lento e intimo di Jim Jarmusch

Chi conosce la carriera del regista riconoscerà qui molti tratti tipici: la predilezione per i non-luoghi, la staticità che ricorda Robert Bresson o Jean Eustache, l’uso del silenzio come materia narrativa. Ma se nei film degli anni Novanta, da Dead Man a Ghost Dog, i protagonisti inseguivano percorsi di elevazione spirituale, oggi Jarmusch si concentra sul quotidiano, sulle incrinature domestiche che definiscono la nostra identità. Non più eroi marginali che cercano un altrove, ma persone comuni che, di fronte a un padre distante o a una sorella ritrovata, devono fare i conti con la persistenza del legame familiare.

La forza del film sta proprio qui: nel non offrire soluzioni, ma nell’aprire spazi di riconoscimento. Ogni spettatore, guardando questi ritratti discreti, può ritrovare un frammento della propria storia. Ed è forse questo, oggi, il modo più radicale di fare cinema: sottrarre, anziché aggiungere; osservare, invece che gridare. In tempi dominati dalla frenesia visiva, Jarmusch ci ricorda che la verità del cinema abita nella lentezza, nella grazia silenziosa di un gesto quotidiano che diventa universale.

Nicola Davide Angerame

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Nicola Davide Angerame

Nicola Davide Angerame

Nicola Davide Angerame è filosofo, giornalista, curatore d'arte, critico della contemporaneità e organizzatore culturale. Dopo la Laurea in Filosofia Teoretica all'Università di Torino, sotto la guida di Gianni Vattimo con una tesi sul pensiero di Jean-Luc Nancy, inizia la collaborazione…

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