Druid si racconta. L’esperienza con I 400 Giorni – Funamboli e maestri

Il documentario “I 400 Giorni - Funamboli e Maestri” è un road trip che diventa mappa universale per l’attore emergente. Il film si avvale della collaborazione dell'illustratore Druid. Ecco cosa ci ha raccontato

Tra i titoli del 41esimo Festival di Torino c’è I 400 Giorni – Funamboli e maestri, un road trip accompagnato da numerose voci del panorama cinematografico italiano, che diventa mappa universale per l’attore emergente e per il suo lavoro. Il film, diretto da Emanuele Napolitano ed Emanuele Sana, scritto da Vittoria Spaccapietra e Daniele Orazi, è arricchito da tantissimi protagonisti del panorama italiano cinematografico come Anna Foglietta, Giacomo Gianniotti, Silvia D’Amico, Damiano Michieletto, Massimiliano Caiazzo, Claudio Amendola, Stefania Sandrelli, Alessandro Piavani, Luca Marinelli, Paolo Genovese, Lorenzo Richelmy e Francesco Scianna. La vera chicca però è il coinvolgimento e collaborazione con l’artista Emanuele Napolitano, in arte Druid (Roma 1976). Ecco cosa ci ha raccontato l’illustratore riguardo al progetto.

Druid
Druid

Druid, un illustratore amante del cinema

Druid e il cinema, che rapporto hai con questa arte?
Ho sempre pensato al cinema come un inesauribile serbatoio di pensieri per immagini. Spesso le mie opere nascono da scene, anche trascurabili, di film che si fissano nella mia mente. Non riesco a pensare ad un momento della mia vita o ad un
singolo impeto creativo che non sia stato mosso da un film in particolare.

Nelle tue illustrazioni prevalgono il blu e il rosso, come mai questi due colori?
Nell’ufficio di mio padre si faceva largo uso del lapis bicolore rosso-blu, di quelli usati per correggere le bozze e a scuola, per intenderci. Da bambino utilizzavo quella matita per disegnare e nel tempo è divenuta una specie di feticcio. Questi due colori
sono inoltre usati per distinguere graficamente il sangue arterioso da quello venoso. Il blu mi lega ai marinai di Querelle de Brest e Night Tide per fare un paragone filmico. Il rosso si ricollega invece alla carne e molto semplicemente alla passione.
Questi sono temi ricorrenti all’interno delle mie opere pittoriche.

La tua spinta creativa da cosa nasce?
In passato, oltre a dipingere, ho realizzato opere di videoarte. Il motore è sempre lo stesso, creare un’immagine che possa definirsi unica. Sono un pittore di volti e ogni volto ha qualcosa di potente che lo rende unico. Questo è quello che mi muove a creare ogni giorno. Un’urgenza imprescindibile: Nulla dies sine linea scriveva Plinio il Vecchio riferendosi al pittore Apelle, che non poteva lasciar scorrere un giorno senza tracciare una linea con il suo pennello.

Locandina di Druid per I 400 Giorni - Funamboli e maestri
Locandina di Druid per I 400 Giorni – Funamboli e maestri

La collaborazione di Druid con “I 400 Giorni – Funamboli e maestri”

Come nasce la tua collaborazione con “I 400 Giorni – Funamboli e maestri”?
Qualche anno fa ho diretto una serie di documentari sulla scena dell’arte contemporanea internazionale che è stata molto apprezzata da Daniele Orazi, il produttore-ideatore del progetto I 400 giorni. Daniele ha pensato quindi di realizzare un documentario sugli attori diretto da un artista, un valore aggiunto che ha dotato le immagini di un approccio sperimentale. La vicinanza tra arte e cinema ha contribuito a creare un forte legame tra me e i protagonisti del film, che si sono completamente aperti davanti alla telecamera. Ho avuto sempre innanzi a me il pensiero di creare qualcosa con l’asciuttezza di Frederick Wiseman e la permanenza nel tempo dei documentari girati da Winfried e Barbara Junge. Ne è nato un documento sul talento e sul tempo, più che un documentario. Un film decisamente unico.

Il film è un road movie tra talenti del cinema. Quanto contano talento e intuito nel tuo mestiere? O è solo questione di esercizio?
Chi guarderà il film si accorgerà di come il talento è un dono che va comunque affiancato a metodo e disciplina, per non dissiparlo. Come la scrittura anche la pittura ha bisogno di esercizio. Ma creato un proprio metodo bisogna distruggerlo per far uscire qualcosa di veramente personale. Non possiamo negare in noi stessi una pars destruens e una pars costruens. Costruire e distruggere sono fondamentali per la crescita creativa. L’esercizio è nullo senza il talento, come il talento è inefficace senza un minimo di esercizio.

Margherita Bordino

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Margherita Bordino

Margherita Bordino

Classe 1989. Calabrese trapiantata a Roma, prima per il giornalismo d’inchiesta e poi per la settima arte. Vive per scrivere e scrive per vivere, se possibile di cinema o politica. Con la valigia in mano tutto l’anno, quasi sempre in…

Scopri di più