Venezia 79: la relazione tra padre e figlio in The Son di Florian Zeller

Il film, in concorso nella selezione ufficiale di Venezia79, materializza il peggior incubo di ogni genitore: assistere impotente all’infelicità di un figlio. Così credibile da far spavento

Per fortuna è solo un film. Questo il pensiero unanime del pubblico in Sala Grande a fine proiezione. Un egoistico senso di liberazione. The Son di Florian Zeller è talmente credibile da fare spavento. E non perché sia un horror, quelli restano sullo schermo. La pellicola -in concorso nella selezione ufficiale di Venezia79- materializza infatti il peggior incubo di ogni genitore, assistere impotente all’infelicità di un figlio.

LA TRILOGIA DI ZELLER

Dopo The Father che gli è valso nel 2021 il premio Oscar per la migliore sceneggiatura non originale (tratta da una pièce da lui stesso firmata), Zeller aggiunge con The Son un altro tassello alla sua trilogia (esiste anche The Mother, che al momento è uno spettacolo teatrale già messo in scena a New York). A sottolineare la continuità drammaturgica, il cammeo -magistrale per pregnanza- di Sir Anthony Hopkins, premiato dall’Academy come attore protagonista sempre per The Father. The Son ha l’effetto di una ferita aperta, come lo è del resto un figlio sin dal momento della nascita. Nicholas (Zen McGrath che con questa interpretazione può ambire al Premio Mastroianni) è un adolescente provato dalla separazione dei genitori Kate e Peter (Laura Dern e Hugh Jackman) e travolto dalla incapacità di dare una direzione alla sua sofferente e confusa esistenza. Il padre ha costruito un nuovo nucleo familiare con Beth (Vanessa Kirby), che da pochi mesi ha messo alla luce Theo.

THE SON: LA TRAMA

In un crescendo di delirio e dolore, acutissimi, Nicholas decide di voltare le spalle al mondo. La sua anomia è sottovalutata e forse non compresa dai familiari, che pensano di far fronte al disagio del ragazzo aiutandolo come possono. In un contesto di disastro emotivo che ancor di più stride con il benessere materiale. Peter fa del suo meglio per stare vicino al figlio, lo accoglie a casa, lo iscrive in una nuova scuola, pensa che soluzioni pratiche possano placare il dolore e arginare la rabbia dell’abbandono, ormai sfociata in psicosi e autolesionismo. Eppure, in anni non troppo lontani Nicholas era un bambino felice, e Peter e Kate una coppia innamorata. Ci sono stati dei momenti perfetti, irradiati dal sole estivo di una vacanza in barca, che affiorano dai ricordi proprio quando il destino si accanisce, sbattendo in faccia a tutti che no, è impossibile tornare indietro. L’unica realtà è un figlio perduto e la tragedia, dunque, si annuncia inevitabile. Tutto ciò che segue è solo rimorso e visualizzazione, molto cinematografica, di come sarebbe potuta andare la vita, altrimenti.

Mariagrazia Pontorno

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