Romaff14. Realismo, musica e un Michelangelo inedito

Il maestro Andrei Konchalovsky presenta al pubblico un Michelangelo diverso dal solito, l’uomo e non l’artista. Alessandro Piva racconta il dolore di chi resta e Alessandra Bonavina mostra la sfida presente per riportare l’uomo sulla luna.

Il cinema del reale tra cronaca e intrattenimento. Il cinema di finzione tra arte e visioni personali. Alla 14esima Festa del Cinema di Roma, penultimo giorno, c’è tanto cinema italiano e che riguarda l’italianità. Mentre ad Alice nella Città arriva Alessandro Siani con Il giorno più bello del mondo, la sua favola per bambini, sul red carpet della Festa sfilano alcuni tra i volti noti della commedia italiana per omaggiare Carlo Vanzina ricordato da Antonello Sarno in un documentario che ne restituisce l’immagine di uomo elegante e gentile. Dopo nove giorni di proiezioni, incontri e qualche momento glamour si attende quasi con impazienza il consuntivo del direttore Antonio Monda. Una Festa che ha sicuramente numeri in crescita ma che rischia di essere troppo lunga e piena di roba. Passiamo ai contenuti della giornata.

FEMMINICIDIO E FUTURO SULLA LUNA

Alessandro Piva presenta Santa Subito e Alessandra Bonavina Lunar City. Il primo è un documentario che parte da un fatto di cronaca per riflettere sul dolore delle persone che restano. È la storia di Santa Scorese, giovane attivista cattolica della provincia di Bari, che per anni subisce le morbose attenzioni di uno sconosciuto molestatore, ma non mette mai in discussione la sua vocazione all’aiuto del prossimo e il suo percorso spirituale. La sera del 15 marzo 1991, al rientro a casa, Santa viene accoltellata a morte dal suo persecutore, davanti agli occhi impotenti dei genitori e di una società all’epoca impreparata ad affrontare i reati di genere e lo stalking. Nello stesso anno, in California veniva promulgata la prima legge per punire questo reato. Il secondo è un documentario che sembra fantascienza e invece è tutto reale. La regista chiude il secondo film di una trilogia che riguarda lo spazio. Qui è ripercorso il passato con immagini esclusive dell’archivio della Nasa e il presente raccontando l’impresa (grandi strumenti tecnologici, uomini e mezzi a lavoro). Gran parte del film mostra il lungo processo che serve all’uomo per preparare qualcosa straordinario e importante per tutta l’umanità: il ritorno sulla luna in sinergia internazionale.

SPORCO MICHELANGELO

Il maestro Andrei Konchalovsky porta sul grande schermo un Michelangelo inedito. Sporco, avido, rozzo. Il peccato. Il furore di Michelangelo, in sala dal 28 novembre con 01 Distribuition, si presenta come un gigantesco film d’autore e ripercorre alcuni dei momenti della vita di Michelangelo, interpretato da Alberto Testone, che conduce una vita abbastanza ordinaria. Quello che interessava a Konchalovsky era proprio mostrare l’uomo e non l’artista. L’uomo che con il suo talento e con grande disincanto involontario ha richiamato l’attenzione di Papa Giulio II, nel film Massimo De Francovich. Come ha spiegato Andrei Konchalovsky alla stampa, “questo non è un film, ma piuttosto una visione. È come una sinfonia. Non volevo fare il Michelangelo che conoscono tutti, né fare una biopic. Così ho lavorato solo ad alcuni periodi della sua vita anche chiedendomi: cosa avrebbe mai scritto Dante di Michelangelo che, tra l’altro conosceva a memoria la Divina Commedia proprio come il vostro Benigni?”. Mentre Alberto Testone sul suo personaggio ha aggiunto: “per me è stata un’esperienza magica, essere appunto Michelangelo e trovarmi negli stessi luoghi dove lui ha scelto il marmo. Ho cercato di seguire tutti gli insegnamenti che il maestro mi dava. Ogni giorno per me era una lezione che apprendevo da un grande genio al pari di Michelangelo. Un giorno Andrei mi ha detto: ‘Tu parli con Dio? Parla con Dio’. Ogni giorno sul set era una sorpresa, perché le scene venivano costruite di volta in volta e lui mi diceva ‘Noi ogni giorno costruiamo tutto e poi lo distruggiamo”.

CHE MUSICA, CHE AMICIZIA

Il grande spettacolo della giornata arriva sullo spegnersi dei riflettori e con L’anima vista da qui di Gianluca Grandinetti. Non un semplice documentario su uno dei gruppi pop più amati in Italia ma un racconto di amicizia e rispetto attraverso note e strumenti. Il film arriva in questo preciso momento per festeggiare vent’anni di successi e di percorso insieme e riguarda gli ultimi tre anni tra momenti di pura felicità e momenti di estremo terrore. “Non volevamo festeggiare, pensavamo solo sarebbe stato bello riprendere, ‘dallo studio allo stadio’. Però ci siamo accorti, nel montaggio, che poteva essere un resoconto di tutto quello che può succedere in una famiglia allargata come la nostra, dalle gioie ad una possibile fine, incluso il materiale che Andrea (Mariano, membro della band) ha cominciato a riprendere un po’ per ricordo 19 anni fa e che nel doc c’è, direttamente delle VHS”, racconta il front man Giuliano Sangiorgi, che annuncia il prossimo album in lavorazione. “Quando cominci un percorso – mi sono accorto grazie al doc – ti fermi nel momento in cui tutto cambia, e io sono fiero di essere in una storia che ancora ha prossimi inizi da fare; difficile era uscire come band, anche a casa nostra in Salento eravamo differenti, raccontavamo la nostra generazione e non la tradizione locale, è stata una cosa complessa ma capace di forgiarci e permetterci di parlare, dopo 20 anni, ancora al contemporaneo”.

-Margherita Bordino

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Margherita Bordino

Margherita Bordino

Classe 1989. Calabrese trapiantata a Roma, prima per il giornalismo d’inchiesta e poi per la settima arte. Vive per scrivere e scrive per vivere, se possibile di cinema o politica. Con la valigia in mano tutto l’anno, quasi sempre in…

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