Nasce Balletti Meccanici. Al Labirinto della Masone un festival di cinema, musica e oltre

Prima edizione a Fontanellato di una rassegna che coniuga tutte le arti nel labirinto più grande al mondo. Ne abbiamo parlato con il padrone di casa Franco Maria Ricci

C+C=Maxigross
C+C=Maxigross

Nel labirinto più grande al mondo nei pressi di Parma, sta per avviarsi Balletti Meccanici, una rassegna dedicata al cinema come “creazione collettiva”, nella quale le immagini in movimento si sposano con la musica, la fotografia, la letteratura. Nel suo Labirinto della Masone, Franco Maria Ricci ospita per tutto agosto proiezioni e concerti pensati per dialogare tra di loro e con l’affascinante location. Si comincia con la serata dei Mokadelic – band romana nota per la colonna sonora della serie Gomorra e dei film Sulla mia pelle e Acab – e si termina con una sonorizzazione live di animazioni giapponesi: dal 2 al 31 agosto la piazza centrale del Labirinto della Masone rivelerà una sua vocazione ormai sempre più definita: quella di accogliere la musica contemporanea, alternandola e intrecciandola, nel caso di questa rassegna, con il cinema. Balletti Meccanici – programma curato da Michele Belmessieri in stretta sintonia con il padrone di casa, Franco Maria Ricci – presenta opere cinematografiche (La strategia del ragno di Bernardo Bertolucci, I misteri del giardino di Compton House, di Peter Greenaway…), performance musicali che si legano strettamente alla “settima arte” (gli Earthset, ad esempio, porteranno la sonorizzazione live del film muto L’uomo meccanico di André Deed) o ancora concerti che sembrano scaturire direttamente dalla storia del luogo, come quello dei C+C=Maxigross il cui album si ispira alle opere di Jorge Luis Borges, scrittore argentino fonte inesauribile di suggestioni, nonché sincero amico, anche per Ricci. Ma è proprio la voce del creatore di questo luogo sperduto nella Pianura Padana, dove si catalizzano  abbondanti e vivacissime energie creative, a spiegarci come è nata l’iniziativa dei Balletti Meccanici. 

Peter Greenaway
Peter Greenaway

Il Labirinto della Masone si apre sempre più a tutte le discipline artistiche: dall’arte contemporanea alla musica, dal design al cinema. Quali sono i principi a cui si ispirano le iniziative che si svolgono nella sua “creatura”?
Ho concepito il Labirinto come un luogo ospitale; ma le manifestazioni accolte sono così numerose che non possono dipendere sempre tutte dalle mie passioni, o cognizioni. Ad esempio, io so ben poco di musica (tantomeno di quella contemporanea…) ma ho collaboratori giovani, intelligenti e informati. Loro propongono, e io ascolto; un po’ confido in quel fiuto che quasi sempre, nel corso della vita, mi ha permesso di intuire quello che era giusto ed elegante, distinguendolo da quello che sarebbe stato inutile, fuori luogo. È una piacevole emozione: alcune sere, nel mio Labirinto, non mi sento il padrone di casa, ma uno spettatore cui è stato accordato il privilegio di non pagare il biglietto.

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Balletti Meccanici è un titolo che rende omaggio al film di Léger. Qui l’aspetto più propriamente cinematografico si fondeva con la performance musicale?
Il Ballet mécanique fu firmato dal pittore Fernand Léger, ma nacque dalla collaborazione e dal coinvolgimento di un certo numero di personaggi che frequentavano la libreria parigina Shakespeare and Co. di Sylvia Beach: il cineasta Dudley Moore, il fotografo Man Ray, il musicista George Antheil, lo scrittore Ezra Pound… “Passaggi lenti o rapidi, riposi, intensità…”. Sulla ricerca di un ritmo era costruito, secondo Léger, l’intero cortometraggio. Il nostro raffinato festival estivo en plein air vuole essere quindi un omaggio al cinema come creazione collettiva. La scelta azzeccata del titolo è stata di chi la rassegna l’ha organizzata attivamente, e con passione: Michele Belmessieri, che il Labirinto lo conosce bene e collabora con me da diversi anni.

Come dialogano tra loro le iniziative in programma?
È evidente che il limitato programma di questo primo anno dialoga strettamente con me e col mio passato. C’è addirittura un video di cui io sono l’argomento; c’è un film sul pittore Ligabue, cui all’inizio della mia carriera di editore ho dedicato un libro e in anni recenti una mostra al Labirinto; c’è la Strategia del ragno, film negli ultimi anni pochissimo visto, che porta la firma del mio amico Bernardo Bertolucci ed è ispirato a un racconto di Jorge Luis Borges; e mio amico, e amico del Labirinto, è anche il regista britannico Peter Greenaway, di cui presentiamo I misteri del giardino di Compton House. Colte, ma anche suggestive ed emozionanti, saranno poi le serate dedicate alla sonorizzazione dal vivo di capolavori del cinema muto; una cerimonia antica (i primi film della storia erano sempre accompagnati da orchestre) che oggi si tramuta in performance.

E come dialogano le scelte musicali e cinematografiche con il Labirinto e lo stile, i lavori, i sogni di Franco Maria Ricci?
Alcune manifestazioni sono legate al mio passato; altre al futuro del Labirinto, che spero sopravviva, per una ragionevole quantità di anni, a chi l’ha creato; ma tra futuro e passato esistono necessariamente connessioni e filamenti, sia voluti sia inconsci (quelli inconsci, credo, anche più numerosi). Sta ai visitatori percepirli.

– Marta Santacatterina

Balletti Meccanici
a cura di Michele Belmessieri
dal 2 al 31 agosto 2019
Labirinto della Masone, Strada Masone 121 Fontanellato (PR)
http://www.labirintodifrancomariaricci.it/it/labirinto/eventi/prossimi-eventi/#section1

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Marta Santacatterina
Giornalista pubblicista e dottore di ricerca in Storia dell'arte – titolo conseguito all'Università degli Studi di Parma con una tesi in Storia dell’arte medievale –, svolge da molti anni la professione di editor freelance per conto di varie case editrici ricoprendo anche, dal 2015 all’inizio del 2018, il ruolo di direttore editoriale del marchio Fermoeditore e della rivista collegata “fermomag”, sulla quale si è dedicata alle rubriche di arte, fotografia e mostre. Scrive per “Artribune” fin dalla nascita della rivista nel 2011, mentre più recenti sono le collaborazioni con il sito “Art&Dossier” – sul quale recensisce progetti allestiti in gallerie private –, con “La casa in ordine”, dove si occupa di designer emergenti e autoprodotti, e con la rivista “Dolcesalato”, su cui propone ai pasticceri suggestioni tratte dall'arte contemporanea. Scrive inoltre testi storico-artistici e sul fumetto per case editrici italiane (Giunti editore, Grafiche Step editrice ecc.) e statunitensi (Fantagraphics Books). Ha partecipato come giurata a concorsi di arte o fotografia e raramente cura delle mostre per artisti che riescono a convincerla grazie alla qualità dei lavori e alla solidità della loro poetica. Per la sede di Parma del Boston College, si occupa inoltre di attività di tutoring sull'arte contemporanea per studenti americani.