Dolceroma, il film che non le manda a dire al cinema italiano romanocentrico

La Roma che ammalia, che inebria, che conquista e che al tempo stesso è crudele, amara e incerta. Dolceroma non è un film però su Roma quanto su quel sistema cinematografico viziato e vizioso che poco scommette e troppo si culla. Un film da non perdere, non coraggioso, ma intelligente e politicamente scorretto

La dolce vita, Boris, Notti magiche e ora Dolceroma. Tutto quel mondo cinematografico italiano, molto romanocentrico, che amiamo noi del settore – e non solo – e che al tempo stesso odiamo. Fabio Resinaro, senza il suo fidato compagno Fabio Guaglione ma con il supporto nella scrittura di Fausto Brizzi e la produzione di Luca Barbareschi, porta a segno un film che tra effetti speciali, citazioni “stellari” e grandi scomode verità racconta l’attuale sistema e sogno del cinema italiano. Il film Dolceroma, ispirato al libro Dormiremo da vecchi di Pino Corrias, arriva al cinema dal 4 aprile distribuito da 01 Distribution, una piccola grande chicca di questo listino, forse non troppo sostenuta e messa a fuoco con la comunicazione, ma assolutamente da non perdere.

Film Dolceroma

Film Dolceroma

IL FILM DEVE USCIRE!

La sinossi: “Andrea Serrano è un aspirante scrittore che è costretto a lavorare in un obitorio in attesa della grande occasione della sua vita. Che finalmente arriva. Un grande produttore cinematografico, Oscar Martello ha deciso di portare sul grande schermo il suo romanzo ‘Non finisce qui’. Ma i capitali a disposizione sono modesti, il regista è incompetente e il risultato è disastroso. La protagonista, Jacaranda Ponti istigata dalla sua agente Milly temendo ripercussioni alla sua carriera, distrugge tutti gli hard disk che contengono il montato del film. Ma Oscar Martello non può permettersi un fallimento. Il film deve uscire. Il distributore Remo Golia gli fa pesanti pressioni e anche la sua affascinante e facoltosa consorte, gli fa capire che non può permettersi di andare in bancarotta. Così, con l’aiuto di Andrea, concepisce un piano diabolico: il rapimento da parte della criminalità organizzata della protagonista del film: i media impazziranno e il film sarà leggenda ancor prima di arrivare in sala. Il piano sembra funzionare, nonostante il poliziotto Raul Ventura si metta sulle tracce di Oscar sospettando una truffa. Ma l’improvvisa e inaspettata scomparsa di Jacaranda farà precipitare la situazione”.

IL MIELE, IL NON DETTO, IL VECCHIO E IL NUOVO

Nell’immaginario collettivo di tutti noi Zio Paperone si tuffa tra le banconote americane, qui in Dolceroma Claudia Gerini, nel ruolo della moglie ricca del produttore, fa il bagno nel miele elemento simbolico del film che torna in diversi momenti. Il miele è quel qualcosa di delizioso, di gustoso, di dolce ma troppo dolce e che se non “dosato” diventa stucchevole. È una grande metafora per raccontare quella parte di nostro cinema, ovviamente non tutta, fatta di un’umanità squallida e opportunista. Il personaggio di Oscar Martello in un punto cruciale del film, rivolgendosi alla troupe e parlando di questo mondo, dice: “nessuno ha il coraggio di dire veramente quello che pensa”. Ed è vero! E Luca Barbareschi, interprete del ruolo, in conferenza aggiunge: “con il mio Oscar Martello finalmente ho avuto l’opportunità di poter dire quello che penso nella vita. Siamo vittime di degradati mentali e non possiamo non reagire. Il mio personaggio è un larger than life, è un guascone, non ha freni inibitori, e questo dobbiamo fare anche noi per non cadere nella noia. Roma cade a pezzi e noi ne siamo vittime. Cadiamo nelle buche e magari è pure colpa nostra. La reazione in questa situazione paradossale non può essere il piattume, ecco perché amo il vigore di Oscar Martello”. Dolceroma non è solo un film sul cinema ma è anche, e forse soprattutto, un film tra due personaggi in cui non si distingue bene chi è il buono da chi è il cattivo, l’innocente dall’affabulatore. Sono il vecchio e il nuovo che si incontrano, travolgono e distruggono. In entrambi i personaggi, Oscar e Andrea, prevalgono però tre uguali sentimenti: la frustrazione, la rabbia e una grande dose di romanticismo.

PRODURRE VUOL DIRE CREDERCI!

Sempre Luca Barbareschi, in conferenza stampa, uomo che non le manda a dire e che le dice, ha raccontato il perché del suo doppio ruolo di attore e produttore: “l’ho offerto a tutti, ma tutti mi hanno detto di no. Come Castellitto e molti altri. Ho messo tanto di me in Oscar, ma c’è anche un mosaico composto da mille tessere raccolte nel corso della mia vita, e non solo riguardanti persone che fanno di mestiere i produttori. Per Oscar ho rubato a me stesso, a Aurelio De Laurentiis, a Pietro Valsecchi, al mio collaboratore Claudio Gaeta”. Commedia, action-movie, thriller. Tutto ben bilanciato e assemblato. È un genere nuovo? È una satira al genere o ad un universo stretto attorno a se stesso? Dolceroma è un film “caso”, come ce ne sono pochi. Non un film perfetto ma un progetto cinematografico che osa, si mette in gioco e dice tutto quello che nessuno vorrebbe mai sentirsi dire: nel cinema italiano c’è un grande problema, manca un po’ di coraggio.

– Margherita Bordino

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Margherita Bordino

Margherita Bordino

Classe 1989. Calabrese trapiantata a Roma, prima per il giornalismo d’inchiesta e poi per la settima arte. Vive per scrivere e scrive per vivere, se possibile di cinema o politica. Con la valigia in mano tutto l’anno, quasi sempre in…

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