Coco: arriva nelle sale italiane il nuovo film della Disney Pixar, record d’incassi in Messico

In sala nel periodo natalizio il ritorno della Disney Pixar con un film importante che celebra la vita terrena e quella dopo la morte. Dal Messico una grande lezione sulla memoria e il ricordo.

Coco è il nuovo straordinario progetto della Disney Pixar. in Italia dal 28 dicembre e già record d’incasso con circa 37 milioni e mezzo di euro in Messico (data di uscita: 27 ottobre), dove risulta il film più visto dell’anno. Coco, diretto da Lee Unkrich e scritto insieme a Adrian Molina, è un film d’animazione che pone le basi nella cultura messicana e celebra il Día de los muertos, la festa dei morti. È un grande tributo alla vita e alla cultura latina tramandata dagli Aztechi. È un film che ha come temi centrali: la memoria, il ricordo e la famiglia, in un inno alla vita attraverso la grande animazione e la più evoluta tecnologia. Lo scenario è perfetto: fiori, altari, colori e credenze popolari. La cultura di un popolo diventa un film dall’argomento universale: come la morte non sia solo la fine, ma un passaggio festoso se concepito come momento intenso e di fondamentale ricordo.

COLORE E BALDORIA NELL’ALDILÀ

Il protagonista di Coco è il piccolo Miguel Rivera, 12 anni appena e già convinto su cosa vuol fare da grande. Il suo sogno è quello di diventare un noto musicista come il suo idolo, il chitarrista Ernesto de la Cruz. La sua però è una famiglia di calzolai e, a causa di vicende passate legate al suo trisavolo, la musica è bandita in ogni sua forma. Al 19esimo film Pixar, il piccolo protagonista supera ogni frontiera della comunicazione e incarna in modo eccellente il multiculturalismo. Coco, il personaggio che dà il titolo al film, è invece la bisnonna di Miguel. Da qui si intuisce come i valori e i legami familiari sono fondamentali in questa articolata narrazione. Ma non è un film triste; è bensì gioioso, ricco di musica e di suggestioni visive, assolutamente da Oscar. Variopinta è persino la Terra dell’Aldilà, quel luogo in cui Miguel finisce per sbaglio e in cui scopre le sue radici in una strana e insolita avventura in compagnia di tanti scheletri. Pensando a queste figure è inevitabile non ricordare la meravigliosa “sposa cadavere” di Tim Burton. Nulla però a che vedere con Coco, dove quel clima tenebroso è sostituito da tanto colore acceso e allegro e da una contagiosa baldoria. I racconti macabri lasciano infatti spazio alla fantasia e alla festa. Fiori, candele, crocifissi e santini assumono qui quel valore aggiunto che nella nostra letteratura classica corrisponde alla penna di Ugo Foscolo con l’opera de I Sepolcri, in cui il tema sepolcrale, al centro di tutta la sua scrittura, rimarca la necessità al rispetto per i defunti e all’importanza fondamentale del loro ricordo.

FILM DI FORMAZIONE

Creatività e libertà fanno di Coco un film di formazione. Si passa dal culto dei morti alla vita dell’aldilà tenendo bene a mente il percorso artistico di Miguel. Un lavoro preciso che avvicina l’animazione al musical. Un film che abbraccia la famiglia e porta avanti il colore arancione. “È molto bello il concetto che la famiglia non sia solo un legame di sangue, ma di persone che si incontrano e uniscono per scaldarsi a vicenda nel conforto”, afferma l’attrice Matilda De Angelis tra i doppiatori italiani del film. Accanto a lei Michele Bravi, Mara Maionchi e Valentina Lodovini. E sempre sul tema della famiglia e della morte la Maionchi aggiunge: “io ho un forte senso di appartenenza alla mia famiglia. Ne ho un ricordo dolce, ma altri anche ridicoli, come se fossero ancora vivi. Per me lo sono e per le mie figlie lo restano attraverso il mio racconto. È molto bello questo giorno dei morti, da noi non è più così, mentre un tempo c’era più ritualità”; continuando “In Messico hanno un ricordo più potente, peccato da noi non sia più così. Mi è piaciuto molto ritrovarlo in questo film”. Con Coco il regno dei morti assume una connotazione diversa: non è mai stato tanto colorato. Come fosse la “divina commedia” del piccolo Miguel!”

– Margherita Bordino

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Margherita Bordino

Margherita Bordino

Classe 1989. Calabrese trapiantata a Roma, prima per il giornalismo d’inchiesta e poi per la settima arte. Vive per scrivere e scrive per vivere, se possibile di cinema o politica. Con la valigia in mano tutto l’anno, quasi sempre in…

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