The best of Cannes 2017: da David Lynch a Sergio Castellitto

Aspettando la Palma d’Oro di Cannes 70 iniziano a spegnersi i riflettori sulla Croisette. Che edizione è stata? Da Todd Haynes a Roman Polanski, dagli esordi italiani al grande cult di Twin Peaks.

Festival di Cannes 2017

Festival di Cannes 2017

70 anni di Cannes, una festa senza passione. Questo potrebbe essere un titolo perfetto per sintetizzare questa edizione del festival. Tanti i film, tanti i volti, gli eventi ma qualcosa è mancato. La magia del cinema è un po’ sfuggita o è stata poco percepita, e in particolare modo è stata assente nella Selezione Ufficiale. Ecco perché, per dirla tutta, la Palma d’Oro dovrebbe andare assolutamente a Twin Peaks 3 di David Lynch. Il Festival di Cannes ha però delle regole molto ferree e quindi se già la “discussione Netflix” ha portato degli sbalzi “d’umore”, non è immaginabile a quale scompiglio condurrebbe una serie tv in Concorso. Eppure, eppure, eppure… tra alti e bassi questa edizione volge al termine, sulla Croisette iniziano a smantellare un po’ tutto ed è giunto il momento di fare il punto.

I MIGLIORI FILM

Takashi Miike, Blade of the Immortal, 2017

Takashi Miike, Blade of the Immortal, 2017

In un toto-Cannes è impossibile essere del tutto imparziali, per cui Takashi Miike si inserisce nella rosa dei migliori registi di questo edizione numero 70. Blade of the Immortal è il film che il maestro giapponese ha presentato Fuori Concorso e che sottolinea come il suo sia un cinema cinico, violento e ironico. Un cinema percepito in modo differente da oriente a occidente. Accanto a Blade of the Immortal, tra i migliori film, ma in competizione, ci sono Wonderstruck – La ragazza delle meraviglie, L’amant double e The Beguiled. Sono tutte storie molto femminili e femministe. Todd Haynes con Wonderstruck – La ragazza delle meraviglie, tratto dalla graphic novel di Selznick, mostra due vite, due personaggi, in uno stacco temporale di cinquant’anni l’una l’altra. I due topos esaltati nel film sono la condizione degli orfani, la necessità di affatto e il gusto per l’antico e nello cinema muto.

LA DONNA PIÙ ATTESA DI CANNES

Elle Fanning, Nicole Kidman, Colin Farrell, Sofia Coppola e Kirsten Dunst presentano The Beguiled - L'inganno a Cannes 2017

Elle Fanning, Nicole Kidman, Colin Farrell, Sofia Coppola e Kirsten Dunst presentano The Beguiled – L’inganno a Cannes 2017

La donna più attesa del Festival di Cannes è però stata Sofia Coppola che con The Beguiled non ha affatto deluso le aspettative. Sarebbe abbastanza scontata la sua vittoria, e indubbiamente meritata, per cui non ci scommetterei molto. Anche se… brava Sofia, grande prova di regia! Remake di La notte brava del soldato Jonathan, supera quasi l’originale. Non mancano il senso di proibizione, di desiderio, di attrazione. E poi, tra gli ultimi ma sempre grande conferma, è arrivato Francois Ozon con L’amant Double. Sesso e doppio sono il filo conduttore di una storia mista: Hitchcock e Freud avrebbero sicuramente gradito. Un thriller erotico, forse a tratti kitsch, ma funzionante. “L’ispirazione è nata dalla lettura di Lives of Twins, romanzo dell’autrice americana Joyce Carol Oates, un breve mistery psicologico che lei ha scritto sotto lo pseudonimo di Rosamond Smith”, ha detto Ozon.

NOTE DI COLORE

Festival di Cannes 2017

Festival di Cannes 2017

Non sarebbe il Festival di Cannes se non ci fossero dei momenti da incidere ben fermi nella memoria. Quei momenti di contorno dai film e dalla competizione. Quei momenti che in questa edizione hanno ridato linfa alla manifestazione un po’ spenta. Primo tra tutti, ma non in ordine cronologico, è la Cerimonia per i 70 anni del Festival di Cannes che si è svolta martedì 23 maggio. Uno dei red carpet più belli di sempre. Riuniti i grandi del cinema, le Palme d’Oro “di ieri e di oggi” in una grande sfilata, per una grande ricorrenza.

CINEMA ITALIANO A CANNES

Fortunata di Sergio Castellitto

Fortunata di Sergio Castellitto

Tra i tanti anche i nostri italiani: Nanni Moretti, Valeria Golino, Claudia Cardinale, Monica Bellucci, Paolo Sorrentino, Matteo Garrone. Un festival e un’edizione che ha omaggiato l’Italia e ne ha riconosciuto ammirazione e in più di una occasione grande potenzialità. Come Uma Thurman che durante la proiezione di Fortunata di Sergio Castellitto si è dimostrata particolarmente compiaciuta. Forse la coppia Castellitto-Mazzantini ha “indovinato” con la guerriera della periferia di Roma? Al momento il pubblico italiano sta premiando il film al box office, e il pubblico è sovrano!
Qui a Cannes c’è stato l’esordio dell’anno, quello di Roberto De Paolis, figlio di Valerio, con Cuori Puri. Un’opera prima applauditissima in cui la fede gioca un ruolo importante se non del tutto centrale. Un film che il regista ha curato molto e per diversi anni, ma che ora è disposto a lasciare “libero”, qui nel luogo giusto, nel luogo per eccellenza del cinema mondiale. A raggiungere De Paolis per la proiezione ufficiale del film, un altro regista al suo esordio in questi giorni, l’amico Andrea De Sica che con il suo I figli della notte dimostra di essere un grande fan di David Lynch.

I NON SENSE. DA LYNCH A ALMODOVAR

Pedro Almodovar

Pedro Almodovar

E poi ci sono i no-sense di questa 70esima edizione e che riguardano due big. Il primo è lo stesso David Lynch, che ha dichiarato di non voler ancora andare in pensione, come si era bisbigliato nei mesi passati, e quindi dopo Twin Peaks aspettiamoci un altro film, che non tarderà ad arrivare. E poi c’è Pedro Almodovar, presidente di giuria, colui che deve fare la scelta giusta (si spera!). Almodovar il primo giorno ha fatto la gaffe forse più grossa di questo festival, mettendosi contro Netflix o meglio contro la possibilità di film di nascere – e morire – per piattaforme streaming e senza distribuzione in sala. Poche ore dopo la notizia, smentitissima, che dirigerà una serie per Netflix. Vero o falso, lo capiremo solo tra qualche mese.

 – Margherita Bordino

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Margherita Bordino

Margherita Bordino

Classe 1989. Calabrese trapiantata a Roma, prima per il giornalismo d’inchiesta e poi per la settima arte. Vive per scrivere e scrive per vivere, se possibile di cinema o politica. Con la valigia in mano tutto l’anno, quasi sempre in…

Scopri di più