È morto Robert Wilson. Il regista che fece del teatro un’opera d’arte totale
Scompare all’età di 83 anni il regista, scenografo e artista texano che ha rivoluzionato la scena teatrale contemporanea a partire dalla fine degli Anni Sessanta. Leone d’Oro nel 1993, produttore di fama internazionale, ha collaborato a lungo con il Teatro alla Scala
Una figura cardine della cultura contemporanea. La sintesi scelta dal Teatro alla Scala di Milano per salutare Robert Wilson, scomparso all’età di 83 anni a New York dopo una breve quanto ineluttabile malattia, riassume una carriera intensa e luminosa spesa per esaltare il teatro come opera d’arte totale.
Robert Wilson e il teatro come opera d’arte totale
Regista e scenografo di prosa e d’opera, curava ogni dettaglio degli spettacoli che firmava. E infatti l’impatto del suo lavoro, sottolinea La Scala, ha coinvolto “tutti i campi della creatività”. Classe 1941, nato a Waco (Texas), Robert Wilson è stato dunque uno dei più importanti innovatori della scena teatrale contemporanea, integrando musica, danza, arti visive e architettura.
Un’attitudine multidisciplinare frutto della sua formazione – tra i suoi studi, l’architettura – e degli inizi newyorkesi, negli Anni Sessanta, quando si divide tra pittura, scultura e scenografia. Nel frattempo, grazie all’esperienza maturata in laboratori per bambini disabili, scopre il potere terapeutico del movimento. E data al 1968 la fondazione della compagnia Byrd Hoffman School of Byrds, da lui ideata per sperimentare nuove forme di teatro: sono gli anni di opere come The King of Spain e The Life and Times of Sigmund Freud, caratterizzate da una estrema attenzione per il potere evocativo delle immagini, da movimenti lenti e tempi dilatati. A regalargli il successo internazionale è però Einstein on the Beach (1976), creato con Philip Glass.

Robert Wilson, il Teatro alla Scala e Milano
Non molti anni dopo, Wilson avvia la sua collaborazione con La Scala: un sodalizio consolidato nel tempo, fino all’ultimo atto, lo scorso 7 aprile, con lo spettacolo The night before. Objects chairs opera per la serata di inaugurazione al Piermarini dell’edizione 63 del Salone del Mobile, con Marina Rebeka e l’orchestra della Scala diretta da Michele Spotti. Proprio in occasione dell’ultima edizione del Salone, Wilson presentava Mother, installazione dedicata alla Pietà Rondanini di Michelangelo presso il Museo della Pietà Rondanini – Castello Sforzesco: “Mi accingo a creare una mia visione del capolavoro di Michelangelo non finito prima della sua morte diviso tra un sentimento di timore reverenziale e l’altro di ammirato stupore”, raccontava il regista nei primi sopralluoghi a Milano. “Prevale su tutti, comunque, un sentimento di serenità, di pace con se stessi pur di fronte alla tragedia della morte. Niente a che vedere, per me, con la religione. È un’immagine universale, un’esperienza spirituale che muove in noi qualcosa di più profondo che non necessita spiegazioni”. E ora lo ricorda Maria Porro, alla guida del Salone del Mobile: “A Robert Wilson, inarrivabile maestro della luce, registra, artista, Salone porge non solo omaggio ma un profondo ringraziamento per aver condiviso con noi quello che è stato un appassionato percorso di ricerca. Schizzi, conversazioni, silenzi, intuizioni fino ad arrivare alla poetica assoluta di Mother, il suo guardare all’umanità”.
Il legame con Milano di Wilson, del resto, è stato intenso e continuato proprio grazie ai numerosi scambi con il Teatro alla Scala. Al 1979 data, il balletto Edison su musiche di Michael Riesman al Teatro Nazionale nel 1979, mentre la sua prima produzione alla Scala è Salome, performata nel 1987 con la direzione di Kent Nagano, i costumi di Gianni Versace e Montserrat Caballé protagonista. Due anni più tardi, Wilson torna a Milano con il Doktor Faustus di Giacomo Manzoni, direzione di Gary Bertini e ancora costumi di Versace. Tra il 2011 e il 2015 firma Il ritorno di Ulisse in patria, L’Orfeo e L’incoronazione di Poppea di Claudio Monteverdi con la direzione di Rinaldo Alessandrini.

Bob Wilson artista. I “Voom Portraits”
Ma la lunga e fortunata attività del regista americano vanta moltissimi riconoscimenti, produzioni – opere liriche, balletti, performance, ma anche mostre d’arte – e collaborazioni. Tra i lavori che meglio raccontano il suo approccio al teatro, The Life and Times of Joseph Stalin – uno spettacolo di 12 ore – e KA MOUNTain and GUARDenia Terrace, performance presentata su una montagna in Iran, durata sette giorni. E lavori con artisti di fama internazionale come Marina Abramovic (Life and Death of Marina Abramovic, spettacolo biografico sull’artista serba). Sul versante pop si ricordano i Voom Portraits, videoritratti ad alta definizione realizzati a partire dal 2007 coinvolgendo personalità del mondo dello spettacolo come Brad Pitt, Robert Downey Jr. e Lady Gaga, ma anche gente comune e senzatetto (proposti in diverse mostre internazionali, nel 2016 sono arrivati a Villa Panza). Frutto di una ricerca iniziata nel 2007, in collaborazione con Voom Hd, che sviluppa tecnologia ad alta definizione applicata alla tv, i videoritratti di Wilson sono il risultato di riprese mandate in loop affinché non se ne percepisca l’inizio o la fine.
I riconoscimenti e l’attività formativa
Nel 1993 è stato insignito del Leone d’Oro alla Biennale di Venezia, nel 1997 ha ricevuto il Premio Europa per il Teatro, e nel 2023 il Giappone gli ha riconosciuto il Premio Imperiale per il suo impatto globale sulle arti.
Attivo anche nella formazione e nella valorizzazione dei giovani talenti, a Long Island, nel 1992, ha fondato il Watermill Center, laboratorio artistico e centro per le discipline umanistiche che ora raccoglierà la sua eredità, continuando a ispirare le generazioni future, come Wilson avrebbe voluto.
Livia Montagnoli
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