Intervista a Lorenzo Pontillo, il sound artist che trasforma il vento in musica

Pantelleria e il suo vento sono le fonti di ispirazione di Lorenzo Pontillo, che qui ci racconta il suo ultimo progetto in collaborazione con Davide Anzaldi. Sui venti di Pantelleria

Esistono artisti tout-court. Poi ci sono coloro i quali sperimentano in maniera tangibile (o udibile) per qualsiasi tipo di pubblico, da quello più appassionato ai neofiti. Lorenzo Pontillo (Verona, 1997) fa parte di quest’ultimo insieme. Cresciuto tra la regione luogo di nascita e Pantelleria, isola del cuore, è sempre stato appassionato di musica. E su quest’arte liquida, immateriale ed eterna, ha deciso di investire il suo lato sperimentale, rendendola una creazione se non a tre dimensioni, sicuramente tangibile. Accade quest’anno proprio sull’isola “figlia dei venti”, al confine con l’Africa, che abbia presentato il suo primo progetto nelle vesti di sound artist, Ánemoi. Il protagonista? Il vento, ovviamente, reso (quasi) materia.

Intervista a Lorenzo Pontillo 

Lorenzo, cos’è la sound art? 
La sound art sfida qualsiasi tentativo di definizione univoca: questa forma d’arte non deve necessariamente essere intesa come una composizione musicale prestabilita. Al contrario, la sound art si concentra principalmente sulla percezione spaziale connaturata al suono e si emancipa dalla musica tradizionale. È un’arte di natura immateriale che, attraverso l’ascolto, stimola una diversa percezione, portando gli spettatori a riflettere sul suono e sulla sua relazione con lo spazio circostante in un modo che non può essere completamente definito ma, per essere còlto, necessita di essere sperimentato. 

E Pantelleria? 
Pantelleria o “Bent el Rion”, ossia “figlia dei venti”, è un’isola che colpisce immediatamente per la sua conformazione vulcanica. Nonostante a prima vista la roccia nera dell’isola risulti particolarmente impattante, in realtà l’elemento che si rivela più profondamente incisivo è il vento. In questo luogo il vento è padrone del mare, del clima e della vegetazione; tutto sembra essere assoggettato alla sua forza che disegna la morfologia dell’isola e ne scandisce i ritmi. Credo che l’isola di Pantelleria abbia il potere di amplificare le emozioni e, così, rendere le esperienze che lì si vivono particolarmente intense. È proprio questa forza che ha fatto esplodere la mia creatività. 

Secondo lo scrittore statunitense John A. Shedd “quando c’è un suono originale nel mondo, esso fa centinaia di echi”. Il vento pantesco, nonché il tuo progetto di residenza Ánemoi, alla Caserma delle arti creata dall’artista Filippo Panseca a Pantelleria, pensi rimandi a questa frase? Del resto affermi che “il suono veicola il vento”. 
La citazione di John A. Shedd riecheggia in modo suggestivo in Ánemoi. Questo progetto si focalizza sull’indagine del vento e del suono, due elementi che condividono proprietà comuni, tra cui l’invisibilità, l’udibilità, l’impatto fisico e la spazialità. Il suono svolge un ruolo cruciale nel tradurre e interpretare l’esperienza del vento in termini udibili. In questo modo, mira a creare un’eco duraturo che risuoni nell’animo dei suoi spettatori, offrendo una nuova prospettiva sull’invisibile e potente potere del vento, attraverso il linguaggio universale della musica. 

Il progetto Ánemoi di Lorenzo Pontillo e Davide Anzaldi

Come si fa a prendere il vento, un elemento della natura tangibile e, al tempo stesso, intangibile e farne un’opera artistica? L’opera di sound art che io e Davide Anzaldi abbiamo creato in collaborazione si manifesta come un ambiente immersivo. Il fulcro di quest’opera è la stazione meteo di Pantelleria, che funge da ponte tra il mondo naturale e l’arte. Questa stazione raccoglie dati specifici riguardanti il vento, quali la sua direzione e la sua intensità, e la nuvolosità. I dati raccolti sono poi trasformati in input per la creazione musicale. Ogni traccia è associata ad un punto cardinale, che corrisponde a un vento specifico di Pantelleria. Questa associazione mira a catturare non solo le caratteristiche del vento ma anche il suo carattere unico e l’essenza che esso porta con sé. Quando l’opera è presentata, le tracce musicali vengono riprodotte in sincronia con le registrazioni ambientali dei venti di Pantelleria. In questo modo, l’opera artistica cattura il vento in modo tangibile attraverso dati scientifici e, al tempo stesso, lo rende intangibile attraverso la musica. Ogni traccia rappresenta un’interpretazione artistica di un vento specifico e l’ascoltatore può immergersi in un mondo sonoro che è alimentato e guidato dalla natura stessa. 

Tua madre è originaria dell’isola siciliana e tu hai sempre fatto avanti e indietro da Verona, dove ora vivi: avresti potuto realizzare lo stesso progetto anche nel capoluogo veneto? 
Non sarei mai riuscito a concepire Ánemoi se non mi fossi trovato a Pantelleria. Questo perché il progetto ha un forte e indissolubile legame con l’isola, essendo dominata dal vento.
Tuttavia, sono sicuro che Verona potrebbe ispirarmi per altri progetti nel futuro. Ogni luogo ha, infatti, le sue peculiarità e le sue influenze. 

So che ascolti (e suoni) molta musica: per Ánemoi ti sei ispirato a qualche compositore in particolare? 
Nella fase di concepimento e di direzione artistica per la produzione musicale di Ánemoi, che ricordo essere stata realizzata da Davide Anzaldi, ho tratto ispirazione da una serie di fonti, in particolare mi sono concentrato sull’ascolto di musica Field Recording. In questo contesto, ho preso come riferimento alcune canzoni della compositrice canadese France Jobin, che rivela un approccio minimalista ad ambienti sonori complessi. 

Quando hai parlato a Panseca del progetto, qual è stato il suo primo punto di vista? 
Quando ho discusso il mio progetto con Filippo Panseca, lui ha accolto l’idea con entusiasmo. Mi ha suggerito di rendere l’opera immateriale, trasformando così la mia visione in qualcosa di nuovo e stimolante. Ha generosamente condiviso, inoltre, il suo spazio e le sue conoscenze, diventando così un prezioso mentore. Sono molto grato per la collaborazione ed il legame che si è creato tra di noi. 

Hai altri progetti in cantiere? 
Attualmente io e Davide stiamo concentrando le nostre energie sulla progettazione di una componente performativa da aggiungere all’opera Ánemoi. Ci entusiasma infatti la possibilità di arricchire l’esperienza artistica coinvolgendo il pubblico in modo più dinamico. 

Un pensiero sull’arte. 
Sono felice che l’arte si stia aprendo nuovamente all’aspetto inclusivo e sensoriale, donando dinamismo alle strutture artistiche e al coinvolgimento dei sensi. In aggiunta, noto con soddisfazione che la musica sta guadagnando sempre più importanza nel mondo artistico, non limitandosi più a un ruolo subordinato, ma diventando finalmente un elemento essenziale. Infine, l’uso di dati e tecnologie avanzate ha aperto le porte ad una visione artistica sorprendente, combinando creatività e innovazione in modi affascinanti e inesplorati. 

Ilaria Introzzi

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