Come sta la danza italiana? Analisi e stato di salute

La Piattaforma della Nuova Danza Italiana, tenutasi a Cagliari dal 30 agosto al 2 settembre, permette di elaborare una diagnosi, per quanto parziale, dello stato di salute dell’arte coreografica italiana, fra punti deboli e potenzialità da valorizzare

La Piattaforma della Nuova Danza Italiana, tenutasi a Cagliari dal 30 agosto al 2 settembre, permette di elaborare una diagnosi, per quanto parziale, dello stato di salute dell’arte coreografica italiana, fra punti deboli e potenzialità da valorizzare
A partire dal 2012, anno della sua prima edizione, la NID Platform – nata quale erede della Piattaforma della danza contemporanea italiana, vetrina itinerante tenutasi dal 1995 fino al 2000 su iniziativa di Romaeuropa – si è proposta quale occasione di dialogo costruttivo fra artisti – compagnie e singoli, questi ultimi spesso “danzautori” – da una parte; e, dall’altra, operatori e critici/studiosi, italiani e internazionali.

Discreto protagonista. Courtesy NID Platform
Discreto protagonista. Courtesy NID Platform

La NID Platform

Una necessità di confronto su linguaggi e pratiche ma anche una volontà di superare certe sclerotizzazioni nel sistema di produzione e distribuzione del “manufatto” coreografico che aveva convinto alcuni organismi della distribuzione della danza aderenti ad ADEP (Associazione Danza Esercizio e Promozione) e costituiti in RTO (Raggruppamento Temporaneo d’Operatori), con il sostegno del Ministero della Cultura, a ideare un appuntamento a cadenza biennale allo scopo di promuovere e sostenere alcune realtà selezionate – per mezzo di una call pubblica – della danza contemporanea italiana; un’occasione che, tuttavia, non fosse semplicemente una sorta di fiera/mercato ma un’occasione di riflessione e dialogo “aperto” fra le differenti parti coinvolte.
Malgrado la cadenza necessariamente alterata dalle restrizioni dovute alla pandemia da Covid-19, NID Platform è riuscita, dopo quell’avvio nel 2012, a giungere ora alla sua settima edizione, intitolata Fluidity. Spazio, corpo, movimento, realizzata a Cagliari da Associazione Enti Locali per le Attività Culturali e di Spettacolo e dal Ce. D. A.C. – Circuito Multidisciplinare Sardegna per conto del RTO e dell’ADEP. In quattro giorni il fitto programma ha previsto 17 spettacoli – suddivisi nelle sezioni Programmazione e Open Studios – 3 panel e svariate opportunità di incontro: era possibile per esempio, accomodarsi a uno o più dei 19 deskinformativi di altrettante realtà produttive – più o meno note – ospiti alla NID e introdotte durante il sintetico ma esaustivo tour condotto dal critico Carmelo A. Zapparrata e denominato Italian Windows.

Crepa. Courtesy NID Platform
Crepa. Courtesy NID Platform

Il programma della NID Platform

La commissione artistica – come consuetudine divisa al 50% fra operatori italiani e stranieri e composta per questa edizione da Valeria Ciabattoni, Maria-José Beaubien, Paolo Brancalion, Paolo Cantù, Lorenzo Conti, Francesca Corona, Béatrice Horn, Katharina Kucher e Walter Mramor – ha selezionato i lavori proposti ai 440 operatori giunti a Cagliari fra ben 170 candidature, arrivate da singoli artisti e da compagnie, emergenti ma anche oramai consolidate. Nel catalogo della NID si afferma che la commissione si è mossa guidata dalla volontà di “dare uno spaccato quanto più possibile ampio della variegata offerta produttiva e della molteplicità di declinazioni del linguaggio coreutico”. Obiettivo, come vedremo, a nostro parere non del tutto raggiunto ma che si è tentato di perseguire tanto nella scelta degli otto spettacoli della sezione Programmazione che negli altrettanti lavori per agli Open Studios, cui è stata aggiunta la versione “completa” di Un discreto protagonista, coreografia di Bigi/Paoletti ospitata come “studio” nell’edizione precedente della NID (Salerno, 2021).

Nothing.Nothing.Nothing. Courtesy NID Platform
Nothing.Nothing.Nothing. Courtesy NID Platform

Artisti e spettacoli in scena alla NID Platform

La sezione Programmazione si è aperta con Brave, il duetto creato e incarnato da Paola Bianchi e Valentina Bravetti, quest’ultima assente dalla scena dal 2014 a causa dell’insorgere di una grave patologia neurologica. Il lavoro, agito su un “tappeto” che le luci colorano di rosso acceso, si fonda su un costante riposizionamento dei corpi delle due performer, impegnate in un dialogo che pare svilupparsi a cerchi concentrici: con il proprio corpo, con quello della partner e con la temporanea comunità degli spettatori. La carrozzina di Bravetti – sul fondo della scena, defilata ma visibile – potrebbe suggerire un intento “pietistico” smentito, però, dallo spettacolo, nutrito in verità da una cocciuta volontà di mettersi in gioco che il pubblico è implicitamente invitato a riconoscere e a supportare. Platea cui si rivolgono invece esplicitamente i danzatori del Balletto di Roma, per cui Andrea Costanzo Martini ha creato Première, coreografia sberluccicante e variegata come i fantasiosi costumi disegnati da Shira Wise. E se lo spirito argutamente dissacratorio del coreografo e danzatore piemontese – ma da tempo residente in Israele – ci è parso un po’ sottotono, non hanno deluso l’intelligenza e la complessità compositiva né la pregante presenza scenica di Daniele Ninarello, il cui Nobody, Nobody, Nobody. It’s Ok Not To Be Ok non ha perso efficacia malgrado l’infelice allestimento nella sala grande del Teatro Massimo, quasi seicento posti per un assolo costruito sull’intimità e sulla vicinanza con gli spettatori. Analogamente, il ridotto palcoscenico del Teatro Doglio – una sala senza gradinata ma con una balconata trasformato nel “male minore” per riuscire ad avere una visibilità accettabile – non ci è parso adatto per Greta on the Beach, ambiziosa – anche nella durata, ben 90 minuti – performance creata da Francesca Foscarini e Cosimo Lopalco, in cui si tenta di far convivere il minimalismo alla Bob Wilson con Aquarius e le istanze ecologiste di Greta Thunberg… Più risolto, invece, il duo maschile coreografato da Luna Cenere: il suo Shoes On si muove certo sul crinale del facile manierismo ma sa evitare il precipizio grazie alla minuziosa  perizia tecnica e alla indubbia scaltrezza compositiva. 
Per quanto concerne gli Open Studios – sezione introdotta a partire dall’edizione 2019 di NID Platform e riservata a progetti in fieri e in fasi di creazione anche molto diverse, dall’abbozzo al lavoro già pienamente impostato – segnaliamo due titoli. Danze americane, in cui Fabrizio Favale disegna e interpreta sette differenti sequenze che sono altrettante ipotesi di sviluppo di pratiche e modalità di alcuni protagonisti della danza moderna e post-moderna statunitense – Trisha Brown, Merce Cunningham, José Limón.  E, ancora, Crepa, il concentratissimo e intenso dialogo in danza e parola intessuto dalla coreografa e danzatrice Sara Sguotti con la poetessa divenuta anche danzatrice Arianna Ulian.

Lo stato di salute della danza italiana

Il quadro offerto dalla sezione Programmazione, come accennavamo, pur proponendo una certa varietà di linguaggi, ci è parso a tratti più preoccupato di includere equamente categorie stereotipate di spettacoli che di fotografare oggettivamente quanto accade sui palcoscenici nostrani, trascurando per esempio tanto istanze variamente ma incisivamente “politiche”, frutto di analisi e ripensamenti artistici della società, quanto esperimenti di felice contaminazione dei linguaggi. Il risultato è un referto sulle condizioni della danza contemporanea italiana meno articolato e, soprattutto, meno ottimista rispetto al suo reale stato di salute…

Laura Bevione

www.nidplatform.it

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Laura Bevione

Laura Bevione

Laura Bevione è dottore di ricerca in Storia dello Spettacolo. Insegnante di Lettere e giornalista pubblicista, è da molti anni critico teatrale. Ha progettato e condotto incontri di formazione teatrale rivolti al pubblico. Ha curato il volume “Una storia. Dal…

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