Il futuro delle gallerie d’arte. Intervista ad Antonella Berruti e Francesca Pennone di Pinksummer

Come sarà il futuro delle gallerie d’arte? E la fase 2? Continua l’inchiesta che interroga gli attori protagonisti del mercato dell’arte con Pinksummer da Genova…

Come stanno reagendo le gallerie d’arte contemporanea italiane agli effetti dell’isolamento dovuto all’emergenza Covid-19 e ai primi segnali della Fase 2? Ve lo stiamo raccontando passo passo con le voci dei protagonisti. Le prime impressioni c’erano arrivate da Alfonso Artiaco, Galleria Continua, Monitor, Mazzoleni, Poggiali, Massimo Minini, in un articolo apripista di questo dibattito. Poi avevamo interrogato Valentina Bonomo da Roma, i titolari della P420 di Bologna, Franco Noero da Torino, Thomas Dane, da Napoli, da Milano e Pescara la galleria Vistamare, da San Marino, Claudio Poleschi. Da Genova ci rispondono Antonella Berruti e Francesca Pennone della galleria Pinksummer… 

Naturalmente questo è un momento estremamente difficile a livello umano e sociale, ma concentrandoci esclusivamente sugli aspetti professionali, quali sono attualmente i rischi e le preoccupazioni per una attività imprenditoriale come quella di una galleria?
La galleria d’arte contemporanea non vende generi di prima necessità, essendo l’arte in genere non commestibile, seppure noi amiamo credere che in sé sia necessaria come il pane, pertanto la non commestibilità dell’arte potrebbe indurre a un calo della negoziazione. La Storia non va in questa direzione, il Rinascimento fiorentino è cresciuto anche sulle eccedenze di guadagni determinate dall’epidemia di peste, ma si potrebbero fare altri esempi. La prima mostra di Tobias Putrih da Pinksummer nel 2007 dal titolo “Paradise” muoveva dall’ultimo grande teatro atmosferico di John Eberson, costruito nel Bronx nell’anno del crollo di Wall Street del ’29. La gente aveva bisogno di mangiare, ma anche di pensare e di sognare, per questo costruirono una delle più opulente e eccessive sale cinematografiche d’America. Crediamo nel ruolo sociale dell’arte e  anche che Margaret Thatcher si sia fatta abbagliare dai lustrini degli anni ’80, affermando che non esistono società, ma solo individui.  In questi mesi quei lustrini si sono definitivamente opacizzati: riflettono dell’individuo solo lo smarrimento di fronte all’evento di cui siamo stati testimoni impotenti, tutti. La legge del 2% ad esempio dovrebbe essere spolverata e lucidata per bene insieme all’idea di arte pubblica. Sarebbe ossigeno.

Tomás Saraceno, Albedo, Ecliptic Reflection. Installation view at Pinksummer, Genova. Courtesy Pinksummer. Photo credit Alice Moschin

Tomás Saraceno, Albedo, Ecliptic Reflection. Installation view at Pinksummer, Genova. Courtesy Pinksummer. Photo credit Alice Moschin

State lavorando con la vendita a distanza?
Rispondiamo a richieste, ma non stiamo facendo proposte.

Che tipo di iniziative, anche culturali, state portando avanti per il vostro pubblico e con che obiettivi?
Non abbiamo elaborato strategie e obiettivi soddisfacenti.

Il 26 aprile il Presidente del Consiglio si è pronunciato in merito alla Fase 2. Cosa vi aspettate per il futuro del sistema dell’arte? Siete pronti a riaprire?
Riapriamo.

L’intera stagione fieristica del primo semestre di quest’anno è saltata, con probabili ripercussioni anche sulla seconda parte dell’anno: pensi che le viewing room e le manifestazioni virtuali possano essere un buon compromesso?
Sono un compromesso, come la scuola online. Va bene per un po’… 

Cesare Viel, Infinita ricomposizione, 2015, performance at Pinksummer, Genova. Photo Pambianchi

Cesare Viel, Infinita ricomposizione, 2015, performance at Pinksummer, Genova. Photo Pambianchi

Come cambierà a vostro parere il sistema dell’arte in seguito a questa emergenza? Quali strategie secondo voi si possono attivare per fare fronte comune?
Nel sistema si devono mettere per forza le radici, il sistema in genere restituisce le contingenze del periodo storico, il suo humus,  dovremmo però poi fare come gli alberi, avere l’energia per staccarci dalla terra e rifuggire la legge della competizione, per diventare efficienti nel senso della solidarietà, dell’etica, della responsabilità: forse dovremmo diventare bosco per immaginare, anche noi, con i nostri artisti, dei futuri possibili e magari riuscire anche a venderli quei futuri come fossero un vaccino democratico. 

  Santa Nastro

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Santa Nastro

Santa Nastro

Santa Nastro è nata a Napoli nel 1981. Laureata in Storia dell'Arte presso l'Università di Bologna con una tesi su Francesco Arcangeli, è critico d'arte, giornalista e comunicatore. Attualmente è vicedirettore di Artribune. È Responsabile della Comunicazione di FMAV Fondazione…

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