Tra arte e responsabilità sociale ecco l’opera dell’artista Pietro Giromini per l’edificio Meridian di Covivio a Milano
L’installazione site-specific firmata dall’artista selezionato tramite bando dalla società Covivio, nasce dall’esigenza di trasformare un semplice corridoio di transito in un ambiente capace di generare connessioni e ispirazioni per chi lo abita. Succede nel polo direzionale di Milanofiori

Ha ridefinito il modo in cui viviamo e abitiamo gli spazi la società immobiliare Covivio che, dal 2017, con il programma europeo One building, one piece of art promuove l’inserimento di opere d’arte contemporanea nei propri edifici, trasformando ambienti direzionali e residenziali in veri e propri luoghi di cultura e partecipazione sociale. In Italia, questo percorso ha preso forma attraverso una serie di interventi mirati, realizzati in collaborazione con artisti emergenti, con l’obiettivo di valorizzare il territorio e migliorare la qualità dell’esperienza di chi abita quotidianamente gli spazi di lavoro. L’ultimo esempio è Synapse, un’installazione site-specific realizzata per l’edificio Meridian, nel quartiere di Milanofiori a Rozzano, in seguito a una call promossa da Covivio insieme alla Fondazione Michele Cea ETS. L’opera, firmata dall’artista Pietro Giromini selezionato tramite il bando, nasce dall’esigenza di trasformare un semplice corridoio di transito in un ambiente capace di generare connessioni e ispirazioni per chi lo abita. Attraverso circa 700 sculture modulari realizzate con materiali sostenibili, Synapse si presenta come una rete interattiva che accompagna il passaggio quotidiano delle persone, stimolando percezioni, intuizioni e benessere.
L’intervista all’artista Pietro Giromini
Come è nata la collaborazione con Covivio e il progetto “Synapse”?
La collaborazione è nata grazie alla call promossa da Covivio in collaborazione con la Fondazione Michele Cea, che offriva agli artisti l’opportunità di realizzare un’opera site-specific per uno degli edifici della società immobiliare. Ho colto l’occasione come una sfida stimolante: trasformare un elemento funzionale dell’architettura, un corridoio di collegamento, in un paesaggio mentale, un ambiente capace di generare connessioni e ispirazioni. Synapse è nato così, come un sistema vivo, in dialogo con lo spazio e con chi lo attraversa.
Come il contesto architettonico dell’edificio Meridian ha ispirato la concezione dell’opera?
L’edificio Meridian si presenta come un’architettura moderna, razionale, concepita per il lavoro e l’interazione. Osservando il corridoio che collega le due ali dell’immobile, ho pensato a un sistema nervoso centrale, un passaggio non solo fisico ma anche simbolico. L’architettura ha quindi offerto non solo un contesto, ma anche un input concettuale: il desiderio di trasformare un luogo di transito in un luogo di attivazione mentale.
Covivio ha una forte vocazione nel sostenere l’arte emergente e valorizzare, insieme, gli spazi dell’abitare e del lavorare. Come si inserisce il tuo intervento in questa visione?
È un’opera che non si impone, ma si integra: accompagna il passaggio quotidiano delle persone, stimolando percezioni e pensieri, quindi l’arte non è relegata a un luogo “speciale”. Questo rispecchia pienamente la visione di Covivio: uno spazio di lavoro non è completo senza una dimensione estetica e simbolica. Le circa 700 sculture creano un paesaggio cromatico puntiforme. Questo uso di colori e di forme ha anche una funzione psicologica: attiva i sensi, rompe la monotonia e genera una sensazione diffusa di benessere.
L’opera “Synapse” di Pietro Giromini
“Synapse” è un’installazione che trasforma un corridoio in una rete visiva e concettuale di connessioni. Da dove è partito il tuo processo creativo?
Tutto è nato da una riflessione sul significato del passaggio. Ho immaginato il corridoio come una sinapsi architettonica: un luogo in cui avvengono scambi invisibili. Ho quindi iniziato a progettare piccole sculture modulari utilizzando la modellazione 3D, lasciando che la geometria si evolvesse in forme sempre diverse ma coerenti tra loro, come un linguaggio. Ogni modulo è un’unità pensante, un nodo di una rete più grande.
Hai parlato del parallelismo tra sinapsi cerebrali e interconnessioni tra persone, idee e discipline. Perché questo concetto ti sembrava adatto per lo spazio?
Perché l’edificio ospita persone che lavorano, si incontrano, collaborano. Come le sinapsi creano coscienza attraverso la connessione tra neuroni, così le idee crescono e si evolvono attraverso l’incontro tra persone. Questo corridoio diventa una metafora perfetta: un ponte tra ali, ma anche tra menti.
Tra estetica e sostenibilità nell’opera di Pietro Giromini
Hai sviluppato un materiale ecologico innovativo. Come è nato e perché era importante per te utilizzare componenti sostenibili?
Credo che anche l’estetica abbia un’etica e che ogni scelta formale porti con sé un messaggio. Perciò ho sviluppato un composto ecologico a base di cemento, cellulosa riciclata e pigmenti naturali. Sono materiali che vediamo tutti i giorni, materiali in fondo poveri: il cemento è legato agli spazi urbani e spesso percepito con un’accezione negativa, come simbolo di rigidità e inquinamento. Io invece voglio restituirgli dignità e bellezza, mostrandone il potenziale poetico e sostenibile. Inoltre, il cemento mi ha sempre affascinato per la sua doppia natura: è resistente ma poroso, grezzo ma poetico.
“Synapse” invita il visitatore a rallentare e riflettere. Come immagini l’interazione quotidiana tra le persone e l’opera?
Ogni modulo è diverso, ogni colore una variazione. Chi percorre il corridoio può iniziare a notare dettagli, riconoscere pattern, associare forme a pensieri. È un’esperienza quasi meditativa, che rompe la linearità del movimento e apre spazi mentali. Chi passa può uscire dalla routine e accedere a un territorio più libero, creativo, personale.
Parli di “poesia dell’incompiuto” e “bellezza dell’inaspettato”: cosa significano per te questi concetti nel contesto dell’arte pubblica?
Mi piace la bellezza dell’imprevedibilità: quando materiali grezzi, algoritmi digitali e processi di colata interagiscono, si genera un equilibrio inatteso tra controllo e casualità, lasciando emergere tracce del tempo, della materia e delle geometrie. Sto lavorando per colmare il divario tra la precisione euclidea, la complessità frattale, l’adattabilità modulare, l’evoluzione algoritmica e la fluidità parametrica. In questo dialogo tra discipline, la geometria non è soltanto uno strumento tecnico, ma diventa un linguaggio attraverso cui esplorare e trasformare lo spazio. Synapse rappresenta una direzione che desidero approfondire nel mio percorso artistico: progettare oggetti che uniscono ricerca formale e funzione concreta, capaci di agire come dispositivi spaziali, elementi in grado di modificare l’ambiente e il modo in cui lo abitiamo.
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