All’Ara Pacis di Roma 200 fotografie raccontano il grande Franco Fontana
Un corpus di opere dal forte impatto emotivo, oltre che visivo, conducono i visitatori alla scoperta del fotografo modenese, inarrestabile sperimentatore che, con il suo stile ha segnato la storia della fotografia

Paesaggi, viaggi, momenti di vita quotidiana. Scatti dalle inquadrature ardite, con una profondità di campo ridotta. Immagini astratte, minimaliste, caratterizzate da colori brillanti e in contrasto tra loro; questi alcuni degli elementi che hanno reso Franco Fontana (Modena, 9 dicembre 1933) un protagonista della storia della fotografia, come emerge in Franco Fontana. Retrospective, prima mostra monografica a lui dedicata, curata da Jean-Luc Monterosso al Museo dell’Ara Pacis di Roma.
Le oltre 200 opere che compongono il percorso, nella loro eterogeneità svelano la passione dell’artista per la sperimentazione, mettendone in luce la capacità di rinnovare sempre il proprio linguaggio espressivo in relazione ai nuovi sviluppi della fotografia; passando dalla diapositiva alla polaroid; dall’analogico al digitale. A partire dalla fascinazione per il colore che, seppur diffuso dalla Seconda Guerra Mondiale in ambiti come moda, pubblicità e giornalismo, faticava a fare breccia nella fotografia, dominata, fino alla fine degli Anni Cinquanta, da un approccio classico legato al bianco e nero. Dal momento che all’epoca, il colore era considerato troppo esplicito, quasi volgare, come osservato da Nathalie Boulouch: “La fotografia a colori rappresenta la realtà, il bianco e nero la commenta“.








Il percorso all’Ara Pacis di Roma dedicato a Franco Fontana
L’esposizione si apre con una veduta grandangolare di Praga dall’inquadratura inconsueta, nota per essere stata usata come copertina della rivista Time Life e del quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine, a cui si accompagna un ritratto di Franco Fontana realizzato da Giovanni Gastel. Dopo una serie di scatti caratterizzati da forme geometriche, colori forti e dall’essenzialità degli elementi, si osservano dapprima immagini che esaltano il colore bianco, come Urbano1960, per poi giungere alle opere maggiormente rappresentative della fotografia a colori negli anni 1960-1970. È del 1978 la pubblicazione del volume Skyline, che ha segnato sia la sua carriera di fotografo che la produzione artistica.Relativamente a questo libro, Claude Nori afferma “con il suo radicalismo e il suo approccio puramente fotografico, ha contribuito ad aprire la strada alla nuova fotografia italiana”. In Skyline contrasti cromatici e colori vividi definiscono un nuovo approccio al paesaggio.
All’Ara Pacis di Roma gli scatti realizzati da Franco Fontana con la pellicola Ektachrome
Uno spazio è dedicato ad accogliere alcuni poetici vintage, fotografie stampate a poco tempo dallo scatto, realizzate con la pellicola Ektachrome, meno cara della Kodachrome e il cui sviluppo è più rapido e meno elaborato, poiché non necessita dell’invio in un laboratorio Kodak, seppure con la conseguenza di restituire colori più morbidi e di scolorirsi con il tempo e la luce. Questi scatti, esposti con luce fioca per non rovinarne i colori originali, ritraggono dettagli di paesaggi urbani, asfalti e automobili.
I paesaggi di Franco Fontana in mostra a Roma
La mostra prosegue con una serie di paesaggi naturali: splendidi scorci sul mare, neve – dalla Siberia ai picchi innevati di Cortina – e colline verdeggianti, come Puglia 1987, in cui la netta divisione tra il campo giallo e verde e il cielo azzurro è rotta da un albero che domina la composizione. Questi culminano nella celebre Puglia 1978, divisa in due blocchi di colori vividi, azzurro intenso del cielo e giallo dorato del campo di grano. Fontana, relativamente ai paesaggi, afferma: “Quando fotografo un paesaggio è il paesaggio che entra dentro di me, si fa l’autoritratto, così anch’io diventi un paesaggio, per esprimermi al meglio”. Affascinante la sezione dedicata allo studio sull’ombra, tra i cui scatti emerge un vintage della serie Contact (pubblicazione di Ralph Gibson): nel 1979 Gibson aveva invitato alcuni influenti fotografi a contribuire al libro Contact Theory con un rullino in bianco e nero. Fontana aveva accettato la sfida e scelto come soggetto il Palazzo della Civiltà Italiana dell’EUR, creando scatti di forte impatto per i contrasti tra luce e ombra, caratterizzati da un’atmosfera quasi metafisica. A queste opere segue una serie di rari scatti realizzati in Francia e in Asia, che riescono a catturare contesti urbani in rapida evoluzione, come Parigi 1994 e Tokio 1983.

All’Ara Pacis un “tuffo” nella vita privata di Fontana
Proseguendo, il visitatore si ritrova “immerso” in una piscina, occasione per conoscere l’approccio di Fontana alla bellezza delle forme femminili. Uno sguardo nella vita privata del fotografo approfondito attraverso una video-intervista, collocata in uno spazio che ricrea il suo studio, caratterizzato da una libreria che contiene un insieme disordinato di oggetti, in netto contrasto con il minimalismo delle sue fotografie. La discreta sensualità e l’erotismo raggiungono la loro massima espressione in una selezione di nudi femminili, di cui alcuni sembrano, per le pose, ispirate ad opere di Schiele. I nudi femminili, le cui curve sono accentuate da veli e panneggi, non mettono in ombra le Polaroid, utilizzate anche come appunti visivi dei suoi reportage (rare polaroid e polaroid transfer). Con le Polaroid di nudo, Fontana si libera e studia la figura, la quale avrà un ruolo importante nello sviluppo della sua nuova visione. La Polaroid, messa in commercio nel 1947, ma diffusa a partire dal 1972 con il modello SX70, è infatti libera dai vincoli di un laboratorio professionale e produce un’immagine istantanea, rappresentando, nella storia della fotografia, una forma d’arte narcisistica e intima, in cui l’erotismo gioca un ruolo importante.
I paesaggi urbani di Franco Fontana nel cuore di Roma
Sono presenti interessanti paesaggi urbani, come quelli realizzati a Los Angeles dal 1979. “Durante i miei soggiorni in America“, afferma Fontana, “ho riconosciuto la mia idea di paesaggio urbano, ho trovato ciò che era già dentro di me e ho raccolto ciò che avevo seminato da tempo“. Fontana cattura scene di strada, in cui i passanti sembrano inconsapevolmente muoversi in una quinta teatrale, con luce e ombra che si contendono lo spazio e il colore che non è più l’elemento essenziale, rompendo gli schemi abituali della Street Photography. Diverse opere sono dedicate all’autostrada e alle automobili, che lo affascinano per forma e design, come la video-installazione in sequenza, Modena 1978. Durante i suoi viaggi ama scattare fotografie in movimento e grazie ad un lungo tempo di esposizione riesce a catturare in un unico scatto le linee delle strade. Dagli Anni ‘70 ad oggi coglie nell’asfalto dettagli colorati che emergono dalla superficie nera. In questi scatti troviamo la Route 66, e la Via Appia, che rafforza il suo legame con la città di Roma e il patrimonio.
L’ultima sezione della mostra propone alcune eleganti fotografie dedicate alla moda e alle pubblicità, come le immagini geometriche e i contrasti della serie Artemide e il bellissimo catalogo Dogi della Moda. Il percorso si conclude con un ultimo sguardo nella vita e nella pratica di questo fotografo, con l’esposizione di fotografie e oggetti personali di Fontana.
Giulia Bianco
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