È morto a (quasi) 99 anni il grande scultore Arnaldo Pomodoro

Considerato uno dei più grandi scultori italiani contemporanei, le sue opere sono esposte in modo permanente nelle piazze delle città di tutto il mondo. Ripercorriamo la sua poetica e i successi più significativi della sua carriera

È morto alla vigilia dei suoi 99 anni (che avrebbe compiuto proprio oggi, lunedì 23 giugno 2025) Arnaldo Pomodoro, conosciuto a livello internazionale come uno dei più grandi scultori contemporanei, fratello maggiore di Giò Pomodoro (Orciano di Pesaro, 1930 – Milano, 2002). Le sue opere, sparse nelle principali città e piazze di tutto il mondo, sono riconoscibili grazie allo stile inconfondibile che predilige l’uso del bronzo segnato da numerosi solchi, incisioni, fenditure e bruciature alternando la lucidità e l’opacità della materia. A darne la notizia la fondazione omonima.

La notizia della morte di Arnaldo Pomodoro

Con la scomparsa di Arnaldo Pomodoro l’Italia perde un protagonista indiscusso e riconoscibile della scultura contemporanea. Un artista che con la sua opera monumentale e riflessiva ha saputo attraversare decenni di storia mantenendo sempre viva la tensione tra materia e pensiero. Le sue ‘Sfere’ dischiuse e ferite ci parlano ancora oggi di fragilità e complessità dell’umano e del mondo. A nome mio personale e del Ministero della Cultura esprimo cordoglio e vicinanza alla famiglia e alla Fondazione che porta il suo nome, impegnata a custodire e divulgare un’eredità culturale che è patrimonio dell’intera umanità”. Dichiara il Ministro della Cultura Alessandro Giuli.

La scultura di Arnaldo Pomodoro

Arnaldo Pomodoro nasce nel Montefeltro nel 1926. Vive la sua infanzia e la sua formazione a Pesaro, trasferendosi poi a Milano dal 1954 in pianta stabile. La sua ricerca artistica parte negli anni Cinquanta da altorilievi in cui emerge una singolarissima “scrittura”, interpretata in modo vario dai maggiori critici. È nei primi anni Sessanta, però, che comincia ad affrontare la tridimensionalità, sviluppando delle sculture a tutto tondo, incentrate sulle forme della geometria solida: sfere, dischi, piramidi, coni, colonne, cubi. Il materiale di Pomodoro è il bronzo, che rende immediatamente riconoscibili le sue opere (anche se “negli anni Sessanta non potevo permettermi la fonderia. Usavo il piombo, più economico. Saldavo con la fiamma ossidrica piccole strutture costruite attorno ad anime di legno“, come ha dichiarato in un’intervista per Repubblica). Un’altra grande firma dell’artista è la superficie delle sculture, squarciate, corrose, scavate nel loro intimo, con l’intento di romperne la perfezione e scoprire il mistero che vi è racchiuso. In quegli stessi anni (1961 e 1962) la sua amicizia con Lucio Fontana lo porta ad aderire, assieme ad altri, al gruppo informale Continuità, un momento di ricerca fondamentale per affinare la sua cifra stilistica. Realizza la prima grande opera su larga scala nel 1966, quando l’Expo di Montreal gli commissiona una sfera di tre metri e mezzo di diametro. Sarà la prima di una lunga serie di sculture pubbliche che accentuano il carattere internazionale di questo artista: Pesaro, sua (quasi) città natale, Milano, Copenaghen, Brisbane, Los Angeles, Darmstadt, di fronte al Trinity College dell’Università di Dublino, al Mills College in California, nel Cortile della Pigna dei Musei Vaticani, di fronte alle Nazioni Unite a New York, nella sede parigina dell’Unesco, nei parchi sculturali della Pepsi Cola a Purchase e dello Storm King Art Center a Mountainville, poco distanti da New York. A questo link è possibile consultare una mappa in cui vengono tracciate tutte le opere pubbliche realizzate nella sua vita.

Arnaldo Pomodoro: una carriera internazionale

La sua fama, accresciutasi durante il corso di tutta la sua carriera, lo ha portato a esporre in tutto il mondo, in Europa, Stati Uniti, Australia e Asia. Tra le mostre più significative, quella alla Rotonda della Besana di Milano (1974), al Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris (1976), al Forte Belvedere di Firenze (1984), a Palazzo dei Diamanti di Ferrara (1987), al Museo all’Aperto di Hakone, in Giappone (1994), alla Marlborough Gallery di New York (1996) e a Palazzo Reale di Milano, che nel 2016 lo aveva celebrato in occasione dei suoi 90 anni con un’ampia personale. Memorabili sono anche le opere ambientali, come Moto terreno solare, il lungo murale in cemento per il Simposio di Minoa a Marsala, la Sala d’Armi per il Museo Poldi Pezzoli di Milano, e il Carapace, la grossa cupola realizzata per la cantina di Bevagna della famiglia Lunelli. Tra queste, si ricorda anche il Progetto per il Cimitero di Urbino del 1973, un’opera che avrebbe portato a scavare all’interno della collina urbinate, mai portata a termine a causa di contrasti e problemi locali. Numerosi sono anche i contatti tra Arnaldo Pomodoro e il mondo del teatro, al quale si è dedicato sin dall’inizio della sua attività realizzando ‘‘macchine spettacolari’’ per numerose pièce, dalla tragedia greca al melodramma, dal teatro contemporaneo alla musica. 

Arnaldo Pomodoro: i riconoscimenti

Arnaldo Pomodoro ha insegnato nei dipartimenti d’arte delle università americane: Stanford University, University of California a Berkeley, Mills College. Ha ricevuto molti premi e importanti riconoscimenti: i Premi di Scultura alle Biennali di São Paulo (1963) e Venezia (1964); il Praemium Imperiale per la Scultura 1990 della Japan Art Association e il Lifetime Achievement in Contemporary Sculpture Award dell’International Sculpture Center di San Francisco (2008). Nel 1992 il Trinity College dell’Università di Dublino gli ha conferito la Laurea honoris causa in Lettere e nel 2001 l’Università di Ancona quella in Ingegneria edile-architettura.

Arnaldo Pomodoro: la Fondazione

Nel 1995 Arnaldo Pomodoro decide di aprire una Fondazione destinata alla corretta conservazione e informazione di tutte le sue opere, nonché alla promozione di ricerche e confronti sulle arti visive contemporanee (qui intervistavamo Carlotta Montebello in merito alla programmazione della Fondazione Arnaldo Pomodoro a Milano). Ora, questa realtà ha compiuto i 30 anni di vita, affrontando un percorso che l’ha portata da principio a Rozzano, in una vecchia fabbrica di bulloni dell’hinterland milanese (dal 1999 al 2004); poi in una delle officine della ex acciaieria Riva&Calzoni di Via Solari 35 a Milano (dal 2005 al 2011) e, infine, nello spazio di via Vigevano 9, adiacente allo Studio e all’Archivio dello scultore. Anche le attività della Fondazione Pomodoro si sono evolute nel tempo: dapprima delegata alla custodia della collezione dell’artista, gestione di prestiti e comodati, gestione delle autenticazioni e del Catalogue Raisonné (online), si è in seguito aperta anche alle nuove generazioni di artisti e al pubblico, inaugurando un’attività espositiva nel 1999, un Premio nel 2006 e la Sezione didattica nel 2007.

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