I dimenticati dell’arte. La storia della pittrice veneziana Ida Barbarigo 

L’opera dell’artista veneziana, con un piede a Parigi, è al centro della retrospettiva Ida Barbarigo. Opere 1940-2015, curata da Daniela Ferretti al Museo degli Eremitani di Padova

Il papà ci diceva sempre: “Soprattutto, non fate gli artisti, è una cosa spaventosa!” […]. Io ho fatto il ginnasio e il liceo classico, e non osavo mai più pensare di fare il pittore. Per fare il pittore bisogna essere il numero uno”.  Per tutta la vita Ida sarà circondata da artisti: non solo il nonno e il padre, ma perfino il marito, più noto di lei, donna in un mondo di soli uomini. Ida Cadorin Barbarigo (Venezia, 1920-2018) ha attraversato quasi un secolo con il pennello in mano, quasi per accogliere la sfida lanciatagli dal padre Guido Cadorin, sposato con Livia Tivoli, cantante e poetessa. Da ragazza si interessa di architettura, e frequenta lo studio dello zio Brenno Del Giudice dove si dedica al disegno tecnico.  

Gli studi con Arturo Martini 

Molto presto però capisce che non fa per lei, e nel 1942 si iscrive all’Accademia di Belle Arti della sua città, Venezia, dove frequenta i corsi di suo padre e di Arturo Martini. Grazie ad un concorso per giovani artisti espone la sua tela Operaie in riposo (1942) vicina alla pittura figurativa degli Anni Trenta, alla Biennale di Venezia, e la sua carriera prende avvio. Due anni dopo incontra il pittore croato Anton Zoran Music, in una galleria d’arte dove esponeva i suoi quadri. Ida si avvicina e lo apostrofa con una sola frase: “Basta con queste cose accademiche, è ora di disimparare!”. Music inizia un lungo corteggiamento e Ida accetta di fidanzarsi con lui, ma mantiene sempre la propria indipendenza: “io tutto il giorno devo dipingere e voglio farlo da sola” dichiara al fidanzato. In questi anni si firma la Cadorina, e comincia a viaggiare in Svizzera, Francia e Olanda per visitare i grandi musei, dove può ammirare i capolavori d’arte moderna, assenti nei nostri.  

Il matrimonio con Zoran Music 

Nel 1949 sposa Music: il loro annuncio di matrimonio è un’acquaforte a 4 mani. Tre anni dopo la coppia si trasferisce a Parigi, dove Ida frequenta l’ambiente intellettuale della città : da artisti come Léon Gischia, Hans Hartung, Germaine Richier, Maria Helena Vieira da Silva a critici del calibro di Jean Bouret, René de Solier, Pierre Francastel e Jean Leymarie. Comincia a lavorare con la Galerie de France, e il suo proprietario Gildo Caputo le suggerisce un nuovo nome d’arte: Ida Barbarigo. Nel 1955 espone per la prima volta al Salon de Mai – dove sarà presente per diverse edizioni successive – l ’opera Costruction (le ville) (1955), ispirata alla sua ricerca sulle Seggiole, avviata nei caffè di Venezia e proseguita nei boulevard parigini.  

Si aggiungono negli anni Sessanta e Settanta altre serie di dipinti, come le Erme, i Persecutori e le Sfingi, e la cerchia di estimatori di Ida si allarga. Nel 1972 il Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris le dedica la retrospettiva Barbarigo peintures, che include opere dal 1964 al 1972.  

La vita a Parigi e l’amicizia con Mitterand 

Scrivono di lei molti critici di rango come Giuseppe Marchiori, Jean Clair, Giuseppe Mazzariol e Luigi Carluccio, che nel 1978 la invita con una sala personale alla Biennale di Venezia. La sua fama cresce fino ad arrivare al Presidente della Repubblica Francese François Mitterand, molto amico della coppia, che a Venezia era spesso ospite da loro a palazzo Balbi Valier. “Il presidente veniva sempre a Venezia”,ha raccontato Ida, “e dormiva qui, in questa camera, che adesso chiamiamo la ‘camera del presidente’, con i quadri di mio papà. A volte veniva con Anne e Mazarine, a volte ci portava qualche amico in vacanza. E ogni volta mi diceva: “Quelle chance vous avez d’être née à Venise”. Ho dovuto anche fare il suo ritratto. Io non faccio ritratti, gli ho detto che non potevo: “Monsieur le président, je ne fais pas de portraits”. E lui: “Essayez”. E io mi ritraevo. Allora mi dice: “Je vous l’ordonne! C’est une commande d’État”. Era difficile dirgli di no”.  

Barbarigo alla Biennale di Jean Clair 

Così nasce il ritratto a figura intera Le président Mitterrand (1987), una delle opere più famose della Barbarigo, alla quale Jean Clair dedica una sala personale alla Biennale di Venezia del 1995. Scomparsa nel 2018, oggi Ida è tornata sotto la luce dei riflettori grazie all’interessante retrospettiva Ida Barbarigo. Opere 1940-2015, curata da Daniela Ferretti al Museo degli Eremitani di Padova. Un’occasione imperdibile per approfondire il talento di una donna che, sottolinea la Ferretti, “si è nutrita di arte ancora prima di nascere”. 

Ludovico Pratesi  

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Ludovico Pratesi

Ludovico Pratesi

Curatore e critico d'arte. Dal 2001 al 2017 è stato Direttore artistico del Centro Arti Visive Pescheria di Pesaro Direttore della Fondazione Guastalla per l'arte contemporanea. Direttore artistico dell’associazione Giovani Collezionisti. Professore di Didattica dell’arte all’Università IULM di Milano Direttore…

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