Cento anni fa usciva ‘La corazzata Potëmkin’. Ecco perché quello di Ejzenštejn è ancora un capolavoro
Altro che cagata pazzesca! Il film, muto e in bianco e nero, è passato alla storia per lo straordinario montaggio ritmico e le scene drammatiche ed epiche. Come la scalinata di Odessa, ripresa in tutte le salse da registi e artisti

“Per me la Corazzata Kotiomkin è una cagata pazzesca!” Scrosci di applausi incorniciano la drammatica dichiarazione del ragionier Fantozzi ne Il secondo tragico Fantozzi (1967), dopo che insieme a colleghi e famiglia era stato costretto ad assistere alla visione del film, dal titolo storpiato causa diritti, La Corazzata Potëmkin del 1925. Un capolavoro assoluto, che si è portato però appresso per decenni la cattiva nomea di “pippone” perché muto (anche se corredato da titoli) e in bianco e nero: elementi che non tolgono nulla a questo gioiellino di cinematografia, che merita di essere visto e rivisto. Cosa resa più facile dal fatto che si trova integrale su YouTube e (in tutte le versioni in cui è uscito) dura poco più di un’ora.
La Rivoluzione del 1905 e la storia vera della Corazzata
“La rivoluzione è guerra. Di tutte le guerre conosciute nella storia è l’unica guerra legittima, giusta e veramente grandiosa…in Russia questa guerra è stata dichiarata e iniziata”: è con questa citazione di Lenin che si apre il lungometraggio di Sergej Ejzenštejn. La trama è un’elaborazione dell’ammutinamento realmente accaduto nel giugno del 1905 sull’omonima nave della marina imperiale – che secondo le regole di pronuncia russe andrebbe letta, al nominativo, “Patiomkin” -, dopo che ai marinai viene dato come pasto un borsch fatto con carne marcia piena di vermi. Quando un gruppo si rifiuta di mangiare e si vede minacciato di esecuzione per insubordinazione, parte la rivolta.
Siamo in piena guerra russo-giapponese (che il Paese del Sol Levante avrebbe vinto), l’Impero è stremato e dall’inizio dell’anno una forte agitazione sociale aveva travolto la società russa in quella che divenne nota come la Rivoluzione del 1905. Proprio questa rivolta, e la sua sanguinaria repressione, sono al centro del lungometraggio (diviso in cinque distinti capitoli). Che per creare coinvolgimento emotivo negli spettatori fa uso di uno strumento potentissimo, appena agli albori: il montaggio.
Il ruolo del montaggio nel capolavoro di Sergej Ejzenštejn
È proprio la teoria del montaggio “ritmico” a essere riconosciuta come il principale contributo di Ejzenštejn alla cinematografia. Nato a Riga (attuale Lettonia) nel 1898, il regista aveva iniziato la sua carriera a teatro, prima di dedicarsi al cinema, e proprio traendo spunto dal teatro di Vsevolod Meyerhold aveva intuito che la giustapposizione rapida e impressionante di immagini fosse il modo migliore per manipolare la risposta emotiva del pubblico.
La scena della grande scalinata di Odessa, punto di massima tensione del film con il massacro della popolazione in festa da parte dei cosacchi imperiali – con quella carrozzina che scivola verso il suo atroce destino, accostato al volto della balia sconvolta -, riesce a fare proprio questo, ancora oggi. Il potere del montaggio, sviluppato da Ejzenštejn (insieme a Lev Kuleshov) e accompagnato qui da una potente colonna sonora dal taglio lirico, si rivelò così efficace da ossessionare i registi sovietici degli Anni Venti, motivo per cui i film prodotti in questo periodo avevano molte più inquadrature rispetto alle controparti Hollywoodiane.

L’acclamato successo de “La corazzata Potëmkin”
Presentata il 21 dicembre 1925 al teatro Bol’šoj di Mosca, e proiettata davanti al pubblico nel gennaio 1926, La corazzata Potëmkin fu diffusa a livello internazionale nonostante le ritrosie governative anche grazie all’intervento del poeta Vladimir Mayakovskij, diventando un enorme successo. Nel 1958 una giuria internazionale di critici a Bruxelles lo valutò come “il miglior film di tutti i tempi”, e quarant’anni dopo, nel 1998, il celebre critico Roger Ebert riconobbe che era “una delle pietre miliari della storia del cinema. Il suo famoso massacro sulla scalinata di Odessa è così citato che è probabile che molti spettatori abbiano visto prima la parodia dell’originale”. Anche per questa fortuna internazionale il regista è spesso associato alla sua prima propaganda sovietica, nonostante la sua posizione nell’URSS non fosse del tutto rosea: il suo ultimo film, la seconda parte di Ivan il Terribile, fece infuriare così tanto Stalin che non sarebbe uscito che nel 1958, dieci anni dopo la morte del regista.
L’influenza di Ejzenštejn sull’arte del Novecento
L’influenza della Corazzata sull’arte del Novecento è stata massiccia, dal cinema alla pittura e alla fotografia. Citazioni (soprattutto della scalinata di Odessa) sono presenti in film cult come Partner (1968) di Bernardo Bertolucci; Il padrino (1972) di Francis Ford Coppola; Amore e guerra (1975) di Woody Allen; Brazil (1985) di Terry Gilliam; Gli intoccabili (1987) di Brian de Palma: in tempi più recenti, in Star Wars III (1999) di George Lucas e Dune (2021) di Denis Villeneuve.
Nell’arte contemporanea, l’artistar Francis Bacon stesso disse che le immagini di Ejzenštejn lo avevano influenzato profondamente: l’immagine degli occhiali rotti della balia e il suo urlo muto sarebbero infatti tornati più volte nella sua produzione, da Abstraction from the Human Form a Fragment of a Crucifixion fino alla famosa serie Head.
Giulia Giaume
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