A Bergamo Maurizio Cattelan provoca la società e sgretola le ideologie: le foto in anteprima

S’intitola “Seasons” la nuova mostra dell’artista (vivente) più discusso e influente al mondo, un progetto espositivo diffuso che attraversa la città come un ciclo narrativo sulla trasformazione dell’uomo con un chiaro rimando alla ciclicità del tempo fatto di crescita, crisi e rinascita

Un’aquila spezzata in marmo, un mattone intrappolato nel vetro, una figura inginocchiata col volto coperto, un senzatetto urinato e un bambino armato di dita sulle spalle di Garibaldi. Sono queste le cinque visioni di Seasons, la nuova mostra di Maurizio Cattelan (Padova, 1960) in programma a Bergamo dal 7 giugno al 26 ottobre 2025 e presentata in occasione della terza edizione del progetto Pensare come una Montagna promosso della GAMeC. Si tratta di un progetto espositivo diffuso – da Palazzo della Ragione alla GAMeC e dall’Ex Oratorio di San Lupo alla storica Rotonda dei Mille, nel cuore di Bergamo Bassa – che attraversa la città come un ciclo narrativo sulla trasformazione dell’uomo e della società. Il titolo rimanda alla ciclicità del tempo, evocando un cammino simbolico fatto di crescita, crisi e rinascita tra imperi che sorgono e crollano, memorie personali e collettive e ideologie che si sgretolano.

Maurizio Cattelan all’Ex Oratorio di San Lupo e le ideologie che cadono

All’Ex Oratorio di San Lupo è presentata Bones (2025), la scultura di un’aquila scolpita in marmo statuario Michelangelo. Simbolo universale di potere e conquista, l’aquila giace al suolo con le ali aperte, spogliata della sua autorità. L’opera sovverte il mito, trasforma il trionfo in traccia della sconfitta e interroga la crisi dei valori imperiali. Non a caso, questa si ispira a una scultura commissionata durante il fascismo, successivamente rimossa e dimenticata. Ora, come “ossa” di un passato cacellato, l’uccello regale diventa emblema di ciò che resta quando le ideologie cadono.

Maurizio Cattelan tra utopie e censura

Alla GAMeC, invece, Empire (2025) riflette su un altro genere di dominio: quello potenziale, mai realizzato. Un mattone, archetipo della costruzione, giace imprigionato in una bottiglia di vetro. Il gesto, a metà tra la ribellione e il messaggio in bottiglia, parla di rivoluzioni mancate e utopie paralizzate. È un’opera che grida senza voce, potente ma inascoltata, sospesa tra volontà e impossibilità. Come un sogno politico che resta confinato all’immaginario. E sempre alla GAMeC, No (2021) propone la rivisitazione di Him, la controversa scultura in cui Hitler appariva inginocchiato come un bambino. In questa versione, il volto è coperto da un sacchetto. Il riconoscimento è negato, l’identità del soggetto occultata. La censura si trasforma qui in strumento concettuale: ciò che viene nascosto diventa più inquietante di ciò che si mostra, tanto che il “no” del titolo è un invito a riflettere su cosa significhi oggi vedere o scegliere di non vedere.

Maurizio Cattelan e la storia fatta di eroi scolpiti e conflitti irrisolti

A Bergamo Alta, invece, dentro la solenne Sala delle Capriate del Palazzo della Ragione, November (2023) introduce un corpo fragile e disturbante: un senzatetto che si è urinato addosso, colto in un momento di vulnerabilità assoluta. La scultura in marmo non cerca compassione, ma invita a interrogarsi sul nostro rapporto con chi è ai margini. Realizzata con le fattezze di Lucio, amico e collaboratore dell’artista, l’opera è un omaggio intimo ma anche una denuncia sociale. La stessa collocazione dell’opera in un ex tribunale aggiunge un ulteriore strato di significato: chi giudica chi? E in nome di quali leggi? Conclude l’esposizione One (2025) alla Rotonda dei Mille, dove un bambino siede sulle spalle della statua di Garibaldi, mimando con la mano una pistola. Il gesto è ambiguo: gioco? minaccia? provocazione? In questo dialogo tra monumento e contro-monumento, Cattelan solleva una domanda attualissima: quale tipo di “unità” può ancora nascere da una storia nazionale fatta di eroi scolpiti e conflitti irrisolti? Una serie di affissioni pubbliche e una collaborazione con il Kilometro Rosso, l’iconico muro progettato da Jean Nouvel, estendono poi l’identità visiva del progetto oltre gli spazi museali. Con questi interventi Cattelan torna a far riflettere con disarmante semplicità e sottile complessità tra metamorfosi, vulnerabilità, memoria e resistenza.

Redazione

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