Le figure e gli enigmi di Nando Crippa vanno in mostra a Pescara
Piccoli o grandi, concentrati nei loro pensieri, i soggetti creati dall’artista Nando Crippa ed esposti alla Galleria Ceravento di Pescara catturano l’attenzione con una quieta potenza

Alla Galleria Ceravento di Pescara, l’estetica di Nando Crippa (Merate, 1974) ha preso forma in un allestimento che costruisce una densa rete di rimandi e suggestioni, tra le opere e il pubblico che le guarda. L’artista lombardo popola infatti le stanze della galleria con tanti personaggi, ognuno in una posa differente, che può essere alternativa, complementare o totalmente avulsa da quella delle figure vicine.
La mostra di Nando Crippa a Pescara
Le forme e i colori sembrano mettersi in gioco in modo strategico, perché ci appaiono essenziali, logici, quasi banali. In realtà, questa iniziale semplicità rivela dopo una minima osservazione la forza e la profondità che l’artista sintetizza nei volumi e nelle campiture bidimensionali. I loro atteggiamenti sono infatti una concentrazione di domande e dubbi, che stimolano subito chi osserva ad interrogarsi su chi siano e cosa stiano pensando, creando una tensione invisibile tra i loro sguardi, le loro azioni quotidiane e i movimenti appena accennati, che coinvolgono spesso anche gli oggetti che l’artista include nelle piccole finestre.







L’arte simbolica di Nando Crippa
Nel testo critico, a cura di Giacinto Di Pietrantonio, si evidenzia oltre alla valenza simbolica dei lavori, la dimensione della solitudine ovattata e la componente geometrica, che insieme costituiscono il sigillo fondamentale della loro intensità, che le linee e i contorni emanano nello spazio.
Forma e materia nelle opere di Nando Crippa
La ricerca di Crippa non muove in direzione di un realismo, né di una verosimiglianza, né compie il tentativo di evocare qualcos’altro: il carattere sobrio, piano e plastico delle sue opere ci fa intuire e realizzare perfettamente la natura dolce del suo legame con la materia. La creazione ha tempi dilatati, in cui il confronto con la spazialità che sta intorno all’opera e che essa stessa determina, si proietta inevitabilmente nella sua sostanza finale e nelle cromie delicate, emblema di un processo silenzioso ed enigmatico, che si snoda in un tempo indefinito, carico di attesa.
Cecilia Buccioni
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