Guerra, difesa e confini alla Biennale Architettura: parla la curatrice del Padiglione Lettonia

Vivere lungo il confine della NATO, al tempo della guerra in Ucraina e dell’aggressività russa, è l’esperienza quotidiana della popolazione lettone. A indagarla, esplorando i riverberi delle misure di difesa su persone e territorio, è il padiglione nazionale alla Biennale Architettura 2025

Curato da Liene Jākobsone – architetta, designer, socia fondatrice dello studio di architettura e design SAMPLING, con sede a Riga, nonché ricercatrice e direttrice dell’Institute of Contemporary Art, Design and Architecture presso l’Art Academy of Latvia – e Ilka Ruby – curatrice, autrice e co-fondatrice della casa editrice indipendente Ruby Press, specializzata in architettura e pratiche spaziali –, LANDSCAPE OF DEFENCE è il progetto con cui la Lettonia prende parte alla 19. Mostra Internazionale di Architettura. Allestito alle Artiglierie dell’Arsenale, affronta il tema della difesa nazionale del paese baltico, in seguito alle conseguenze del conflitto in Ucraina sull’intera area. Cosa vuol dire vivere in prossimità di una guerra? In quale modo la condizione di vulnerabilità incide nell’ambiente costruito? Ne abbiamo discusso con Liene Jākobsone.

Liene Jākobsone. Photo Reinis Hofmanis
Liene Jākobsone. Photo Reinis Hofmanis

Biennale Architettura 2025: intervista alla curatrice del Padiglione Lettonia

Com’è cambiata la percezione della sicurezza in Lettonia dopo lo scoppio della guerra in Ucraina?
Liene Jākobsone: L’invasione russa dell’Ucraina ha avuto, e ha tuttora, un enorme impatto sull’intera regione dell’Europa orientale, compresi gli Stati Baltici. C’è stata una mobilitazione attiva, sia militare che civile. Le persone si impegnano nell’assistenza ai rifugiati ucraini, ricevendo così testimonianze di prima mano dal fronte; si preparano anche al peggio, mentalmente e concretamente. Da un lato, le persone sono molto preoccupate per il futuro e temono l’aggressione russa; dall’altro cresce il senso di empowerment e l’orgoglio per ciò che la Lettonia come nazione sovrana.

In che modo è cambiato il confine fisico tra Lettonia, Russia e Bielorussia in questi anni?
LJ: Ci sono stati lavori di fortificazione molto intensi del confine fisico. È stata costruita una recinzione continua, lunga circa 450 km, in rete d’acciaio e filo spinato. Lungo la recinzione sono presenti un percorso di pattugliamento e diverse tecnologie di sorveglianza, come telecamere e sensori. Poiché il confine attraversa diversi laghi, alcuni di essi sono persino dotati di pontili galleggianti per il pattugliamento che delimitano il confine fisico sull’acqua. Sono presenti anche diversi ostacoli alla mobilità, come i “denti di drago” in cemento e i “ricci” in acciaio, posizionati in punti specifici lungo il confine. Vengono stoccati in grandi quantità lungo le strade principali o dispiegati in un sistema difensivo coerente. Oltre a questo, che rappresenta l’aspetto più visibile dei cambiamenti del paesaggio, si stanno costruendo o adattando anche altri tipi di infrastrutture per l’addestramento, gli alloggi, i magazzini, le comunicazioni e altre esigenze militari.

Vivere vicino alla Russia, negli anni della guerra in Ucraina

Lei ha dichiarato: “La difesa nazionale è un processo continuo, da riconoscere e accettare”. Pensa quindi che dovremmo rassegnarci a un futuro senza pace?
LJ: Vivere vicino alla Russia ci ha insegnato che bisogna sempre essere preparati al peggio, dato che questo Paese continua a invadere i suoi vicini anche nel XXI secolo. Questa prospettiva è difficile da comprendere da un’altra posizione geografica, soprattutto dall’Europa occidentale, come dimostra la domanda stessa. Per la Lettonia, investire nella difesa e nelle infrastrutture difensive significa garantire un futuro di pace. Non puntiamo alla guerra o al conflitto, ma piuttosto a impedirne l’accadimento. Allo stesso tempo, rappresenta un enorme onere per il nostro Paese: finanziariamente, emotivamente, dal punto di vista ambientale: saremmo ovviamente lieti di non trovarci nella posizione in cui tali misure di sicurezza siano necessarie. Tuttavia, poiché sappiamo che con un vicino come la Russia la sovranità del nostro Paese è minacciata e deve essere protetta, dobbiamo accettare queste misure di sicurezza come inevitabili.

Immagina che sarà di nuovo difficile spostarsi liberamente nel mondo?
Per quanto riguarda la libertà di movimento e di parola, si tratta di un valore estremamente importante in Lettonia, considerando che le persone qui ne sono state private per 50 anni, durante l’occupazione sovietica. Le misure difensive sono quelle che ci permettono di salvaguardare la nostra sovranità e la nostra democrazia, che include la libertà di viaggiare ed esprimere l’opinione personale senza timore di essere perseguitati, come accade in Russia.

Biennale Architettura 2025, Padiglione Lettonia, Landscape of Defence. Photo Michiel De Cleene
Biennale Architettura 2025, Padiglione Lettonia, Landscape of Defence. Photo Michiel De Cleene

Il progetto del Padiglione Lettonia alla Biennale Architettura 2025

Quali sono gli aspetti salienti del progetto di allestimenti progettato degli studi lettoni SAMPLING e NOMAD?
LJ: La mostra del padiglione lettone si propone di offrire un primo sguardo sulla zona di confine della Lettonia. Entrando nel padiglione, ci si trova di fronte a enormi oggetti di un giallo brillante che probabilmente rimarranno inosservati a prima vista. Si tratta di repliche in scala 1:1 degli elementi di difesa, accompagnate da un elemento vernacolare della campagna lettone: la panchina in tronchi di legno. Tutti questi oggetti sono resi astratti dal materiale e dal colore, ma al visitatore trasmettono il senso della scala dimensionale. Al centro del padiglione si trova un palo con diverse telecamere di sorveglianza e una serie di schermi TV che sembrano mostrare filmati delle medesime telecamere. Nei video si possono vedere scene della zona di confine lettone e ascoltare le storie di chi vive e lavora lì. Inoltre, è presente una mappa illustrativa di una regione di confine più ampia – o LANDSCAPE OF DEFENCE – che mostra l’impatto delle misure di difesa sul territorio, sia graficamente che testualmente.

LANDSCAPE OF DEFENCE si concentra sul contesto lettone, ma i vostri problemi sono ormai comuni e non solo in Europa. C’è una sorta di “messaggio universale” nel vostro progetto?
LJ: In effetti, la decisione di parlare di questi temi in un evento come la Biennale di Venezia è stata motivata dalla consapevolezza che non si tratta solo di un problema locale – ha un impatto fisico a livello locale, ma ha anche una ripercussione globale. Il confine lettone è anche il confine esterno dell’UE e della NATO, e l’integrità territoriale della Lettonia significa anche l’integrità territoriale di queste unioni internazionali. Il nostro messaggio è, in un certo senso, un segnale d’allarme.

Ovvero?
Vogliamo attirare l’attenzione sui problemi di questa regione d’Europa, nel frattempo esprimiamo la nostra volontà di fare tutto il necessario per mantenere la pace e valori come la democrazia, la libertà di parola e di movimento, e per rimanere parte integrante del mondo occidentale. Ma dal punto di vista dell’architettura e della pianificazione territoriale, vogliamo avviare una discussione, sia a livello locale che internazionale, su come affrontare funzioni come la difesa militare in modo che abbiano il minimo impatto negativo possibile sulle persone e sull’ambiente. Sappiamo che queste strutture sono destinate a durare a lungo, quindi come possiamo, collettivamente, garantire che siano ben progettate per durare e come possano contribuire a uno sviluppo positivo della regione grazie a una maggiore sicurezza e a maggiori investimenti finanziari? Sono le domande che poniamo quest’anno con il Padiglione Lettone.

Valentina Silvestrini

Padiglione della Lettonia, Biennale Architettura 2025
LANDSCAPE OF DEFENCE

Artiglierie dell’Arsenale

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Valentina Silvestrini

Valentina Silvestrini

Dal 2016 coordina la sezione architettura di Artribune, piattaforma per la quale scrive da giugno 2012, occupandosi anche della scena culturale fiorentina. È cocuratrice della newsletter "Render". Ha studiato architettura all’Università La Sapienza di Roma, città in cui ha conseguito…

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