Apre la Biennale Architettura 2025: oltre 100 progetti compressi nello spazio dell’Arsenale per parlare di clima

La Mostra Internazionale curata da Carlo Ratti è clamorosamente densa di contenuti, visioni, input. Al di là della complessità, lancia un messaggio chiaro: in potenza disponiamo dell’intelligenza per arginare la crisi climatica. Ma la useremo davvero?

Fa molto caldo entrando alle Corderie dell’Arsenale. Anziché all’esterno, come avviene di norma, i condizionatori che sovrastano The Third Paradise Perspective – l’installazione con cui Fondazione Pistoletto Cittadellarte partecipa alla Biennale Architettura 2025 – lavorano al contrario e espellono l’aria calda direttamente dentro alla prima sala della Mostra Internazionale curata dall’architetto e ingegnere Carlo Ratti. È un incipit inequivocabile quello di Intelligens. Natural. Artificial. Collective., che lancia subito il suo allarme sulle temperature record che la Terra sta raggiungendo. Non c’è più tempo per soluzioni intermedie, ovvero per proseguire nel segno della mitigazione così com’è stato fin qui. Serve tutta l’intelligenza globale per evitare di soccombere e scomparire. Inclusa quella che fin qui abbiamo indirizzato verso l’esplorazione dello spazio, perché tute e strumenti pensati per gli astronauti potrebbero esserci utili senza spostarci da questo pianeta.

Tre sezioni espositive e un corollario di progetti diffusi a Venezia 

È insieme, in forma corale, che Ratti, il suo team curatoriale e gli oltre 750 partecipanti di quest’anno – un numero, a sua volta, da record – danno vita a una narrazione densa, a tratti densissima di contenuti, input, progetti. Tre sezioni –Natural IntelligenceArtificial Intelligence, Collective Intelligence –, più il conclusivo capitolo OUT, in cui a più riprese i toni foschi della nostra epoca aprono il campo a bagliori di speranza. Le risorse per adattarci al cambiamento epocale che stiamo vivendo esistono; sta però a noi porre le condizioni per perfezionarle, diffonderle, renderle applicabili su vasta scala. È questo, in estrema sintesi, il messaggio che si propaga dalla Mostra Internazionale. A volte a fornire traiettorie e soluzioni è la natura stessa, madre generosa di una specie irriconoscente; in altri casi sono invece l’esito di sperimentazioni e intuizioni delle menti più brillanti attive a tutte le latitudini oppure, ancora, provengono dal recupero di conoscenze pregresse, da eredità delle precedenti generazioni. Siamo tanti su questa Terra, ma non sarà così per sempre. L’impennata demografica avvenuta dal 1650 in poi è efficacemente restituita, con blocchi di biomateriale, in The Other Side of the Hill della poliedrica designer Patricia Urquiola, coinvolta nel progetto guidato dal fisico Geoffrey West, dal biologo Roberto Kolter e dai teorici dell’architettura Beatriz Colomina e Mark Wigley. Un’installazione-muro che blocca temporaneamente la vista delle Corderie (e le ipotesi di futuro), salvo poi collassare e smaterializzarsi nel retro, in una controparte microbica che consegna il testimone all’ampia e caotica successione di progetti giustapposti in un allestimento non certo di agevole lettura.

Biennale Architettura 2025, Corderie ph Irene Fanizza
Biennale Architettura 2025, Corderie ph Irene Fanizza

I protagonisti della Mostra Internazionale di Carlo Ratti a Venezia 

Nell’exhibition design progettato dello studio Sub, diretto da Niklas Bildstein Zaar, si può identificare un doppio registro: lungo le pareti si susseguono infinite decine di interventi architettonici “canonici”, esposti con modalità classiche e prevalentemente su supporti bidimensionali: delle schede. Gli spazi centrali sono invece in larga parte destinati agli interventi installativi tridimensionali, anche di dimensioni notevoli, sovente gli uni affastellati sugli altri e anche aerei. Come Domino 3.0 / Generated Living Structure, esito delle ricerche di Kengo Kuma And Associates, Sekisui House – Kuma Lab & Iwasawa Lab e Ejiri Structural Engineers che intreccia falegnameria giapponese e intelligenza artificiale per affermare il ruolo del legno irregolare come materiale strutturale. Accanto ai contrappunti urbani, da Kuala Lumpur, con il progetto sull’impermeabilizzazione dei terreni, fino a Milano, intesa come serbatoio di risorse per costruire con i materiali rintracciati in zone in disuso o nei cantieri, si approda ad un focus sui materiali, riuscito nei contenuti e, anche qui, terribilmente denso nella restituzione al pubblico che si trova al cospetto di un display più da showroom che da mostra. Il risultato è una sorta di “tour internazionale” in cui tutto sembra potenzialmente poter contribuire al futuro dell’edilizia, rifiuti naturali in primis. Si va dai mattoni in sterco di elefante della scenografica Elephant Chapel di Boonserm Premthada alla versatile fibra di banana, che consentirebbe di utilizzare i residui della coltivazione del frutto più consumato al mondo, fino alle ostriche. E senza tralasciare le alghe marine, impiegabili ieri come oggi non solo per catturare anidride carbonica, ma anche come forma di bio-packaging, proprio come avveniva a Venezia nel trasporto dei capolavori in vetro oppure in Grecia, con le ceramiche. 

Biennale Architettura 2025, Corderie ph Irene Fanizza
Biennale Architettura 2025, Corderie ph Irene Fanizza

Risorse naturali e artificiali per costruire e ricostruire il pianeta

In Artificial Intelligence DNA vegetale, tessuti biodegradabili, cianobatteri e cenere dei recenti incendi di Los Angeles cedono il passo alla sezione probabilmente più interattiva e orientata al futuro delle Corderie. Dopo l’esemplare di robot antropomorfo, dotato di movimento, linguaggio, percezione, con cui è possibile sperimentare primordiali forme di interazione e testimonianze video sulla Venezia di domani, raccolte da Matteo Cibic nella sua installazione, è l’Ucraina a ricollocarci in una delle crisi più drammatiche del presente. Kateryna Lopatiuk, Herman Mitish, Roman Puchko, Oleksandr Sirous e Orest Yaremchuk attraverso la computer vision mappano le città distrutte dalla guerra nel loro Paese, provando a identificare e raccogliere i materiali già a disposizione per l’agognata ricostruzione. 

Biennale Architettura 2025, Corderie ph Irene Fanizza
Biennale Architettura 2025, Corderie ph Irene Fanizza

Biennale di Architettura 2025: un laboratorio vivente 

Come ampiamente annunciato, quest’anno la Mostra Internazionale si espande oltre le sue solite sedi, assumendo la forma di un laboratorio vivente per sopperire alla temporanea assenza del Padiglione Centrale. Un’intuizione, questa di Ratti, che potrebbe rivelarsi come un punto di forza dell’intero progetto espositivo, introducendo una sequenza di sollecitazioni che spezzano il ritmo e generano micro-aree (finalmente!) di sosta, riposo e riflessione, spingendo il tema in ulteriori direzioni. Dalla provocazione di “bere Venezia”, purificando l’acqua della Laguna fino a renderla adatta alla preparazione di un espresso, alla cucina solare per le aree disagiate del pianeta non raggiunte dall’approvvigionamento energetico, fino alla poetica Lithic Chords di Maetherea, in tandem con Fondazione Pinuccio Sciola. Notevole il prototipo abitativo progettato per vivere in autonomia nel deserto di Atacama fino a due mesi e già fotografatissimo The Gateway to Venice’s Waterways, Envisioning Future Urban Mobility, il progetto di Porsche in collaborazione con il team della Norman Foster Foundation (al quale dedicheremo uno specifico approfondimento). Infine, come da tradizione, le didascalie: Intelligens. Natural. Artificial. Collective. accetta il contributo dell’AI nei testi esplicativi esposti in mostra, così che i contenuti redatti dai partecipanti sono seguiti da riassunti affidati all’intelligenza artificiale.

Valentina Silvestrini

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Valentina Silvestrini

Valentina Silvestrini

Dal 2016 coordina la sezione architettura di Artribune, piattaforma per la quale scrive da giugno 2012, occupandosi anche della scena culturale fiorentina. È cocuratrice della newsletter "Render". Ha studiato architettura all’Università La Sapienza di Roma, città in cui ha conseguito…

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