Cosa vuol dire comunicare oggi? Lo racconta una mostra fuori Bologna
Nella settecentesca Villa Davia a Sasso Marconi, il 150esimo anniversario dalla nascita di Guglielmo Marconi è l’occasione per riflettere sulla comunicazione contemporanea, attraverso una mostra collettiva

Lo spazio curatoriale Adiacenze presenta CLOSER, una mostra collettiva che indaga l’impatto della tecnologia e delle reti digitali sulle dinamiche comunicative contemporanee. L’esposizione rappresenta il capitolo conclusivo di una rassegna diffusa avviata nel maggio precedente, che ha coinvolto artisti, curatori e realtà indipendenti in un percorso tra produzioni inedite, installazioni e laboratori. Obiettivo: esplorare come le relazioni si trasformano nell’era digitale, tra prossimità fisica e connessioni virtuali.

Villa Davia e Guglielmo Marconi
Ad ospitare la mostra sono gli spazi suggestivi di Villa Davia, nel cuore del Borgo di Colle Ameno (Comune di Sasso Marconi), a breve distanza da Villa Griffone, luogo celebre, dove Guglielmo Marconi mise a punto il suo rivoluzionario sistema di telegrafia senza fili, oggi sede del museo a lui dedicato. Circondata dal verde delle prime colline bolognesi, Villa Davia è una raffinata dimora settecentesca, un tempo residenza nobiliare, che conserva intatto il fascino di un’epoca passata: soffitti affrescati e portici silenziosi creano un’atmosfera sospesa tra storia e contemplazione. Proprio da Marconi e dal 150° anniversario della sua nascita prende ispirazione CLOSER. Collegando per la prima volta senza fili due punti distanti, il padre della radio ha inaugurato una nuova era della comunicazione, consentendo alle informazioni di viaggiare su vaste distanze e aprendo la strada al mondo sempre online in cui viviamo oggi.

La mostra “Closer” a Sasso Marconi
La mostra è curata da Amerigo Mariotti e Giorgia Tronconi per Adiacenze, in collaborazione con Iside Calcagnile (Spazio Relativo) e Moe Yoshida (Studio Yoshida), artiste e curatrici attive nei rispettivi spazi. CLOSER si configura come un punto d’incontro tra linguaggi artistici differenti, capaci di interrogare il nostro modo di comunicare, di essere vicini e di costruire legami nel tempo delle tecnologie pervasive. Ma che cosa significa comunicare oggi? Come possiamo creare connessioni con persone, luoghi o oggetti che vanno oltre la nostra portata fisica? È impossibile non comunicare: ogni interazione tra esseri umani rappresenta una forma di comunicazione. Comunichiamo per condividere informazioni, conoscenze emozioni, bisogni e percezioni. La comunicazione è un’attività profondamente sociale che, nella società contemporanea e nella sua forma digitale, gioca un ruolo centrale, permettendoci di rimanere costantemente connessi. Sulla scia di queste domande riflettono gli artisti italiani e internazionali presenti in mostra, ciascuno con la propria sensibilità e il proprio linguaggio.

Gli artisti in mostra a Villa Davia
Nicola Facchini e Giuseppe de Benedittis, con l’installazione Organomotore, trasformano il suono in una presenza fisica che avvolge corpo e sensi, offrendo un’esperienza immersiva. Il progetto di Federico Bacci, Massimo Carozzi e Francesco Eppesteingher, omaggio a Giorgio Lolli si sviluppa attorno all’idea di dare voce a chi non ne ha. Bolognese, ex operaio e sindacalista, Lolli vedeva nella radio il mezzo definitivo per creare un cambiamento al servizio del popolo. Oltrepassando poi i confini del nostro pianeta, il duo Antonello Ghezzi propone Shooting Stars, installazione realizzata con l’INAF e la stazione radioastronomica di Medicina: i segnali delle stelle cadenti, captati in tempo reale, diventano impulsi luminosi, invitando a ristabilire un dialogo poetico con l’universo. Nel suo lavoro, Enej Gala indaga i meccanismi della trasmissione orale attraverso sculture che riflettono sul rapporto tra voce e ascolto, memoria e fraintendimento. Katarina Sylvan rilegge invece il celebre caso della schermitrice Shin A-lam alle Olimpiadi del 2012, svelando, attraverso due installazioni, le tensioni e i fallimenti tecnologici. Infine, con Attesa a porto di mare, Gianlorenzo Nardi ci invita a rallentare: in un tempo sospeso, dove le parole si fanno assenti, sono i gesti e le presenze silenziose a suggerire il bisogno di comunicazione, lasciando spazio a un ascolto sensibile e profondo.
Caterina Rachele Rossi
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