10 anni di arte alla Maggiolina di Milano. La storia di Chippendale Studio

Nel cuore del quartiere Maggiolina, da oltre dieci anni Chippendale Studio affianca giovani artisti con attività formative, espositive di scambio e di creazione di libri d’arte. Ecco tutta la loro storia nell’intervista al fondatore

Fare arte oggi significa anche costruire nuove possibilità. Lo sa bene Chippendale Studio, un’iniziativa indipendente che da oltre dieci anni a Milano sperimenta nuovi modi di fare arte, formando artisti e attivando un dialogo continuo con l’ambiente che lo circonda.
In questa intervista con il fondatore Luca Panaro ripercorriamo la nascita del progetto, le sue attività principali, il rapporto con il quartiere e le visioni future, tra editoria indipendente, pratiche curatoriali e rigenerazione urbana.


Che cos’è Chippendale Studio



Iniziamo con una piccola presentazione: che cos’è Chippendale Studio? Quando e da che idea è nato?
È una Scuola di formazione per artisti, archivio di libri d’artista, spazio espositivo, luogo d’incontro e di progettazione di eventi, di cui il più significativo oggi è probabilmente Milano Centrale Festival, nato nel 2023 proprio per celebrare i dieci anni dalla fondazione di Chippendale Studio. 
Tutto, volendo trovare una connessione tra questi diversi aspetti, ruota intorno al mondo delle arti visive, si tratti di fotografia, video, performance, installazione, libro fotografico, con l’unica, imprescindibile, condizione di mantenere un saldo legame con la contemporaneità, veicolando messaggi che siano in rapporto alla nostra epoca e allo sviluppo delle nuove tecnologie.

Installation View: Nicola di Caprio, Fortuna, 2025. Courtesy Chippendale Studio. Foto di Michele Nastasi
Installation View: Nicola di Caprio, Fortuna, 2025. Courtesy Chippendale Studio. Foto di Michele Nastasi

Perché il nome Chippendale?
L’idea progettuale nasce da un tavolo in “stile chippendale”. Conseguentemente, quindi, il nome dello studio e il suo logo derivano da Thomas Chippendale, ebanista e designer inglese attivo nel XVIII Secolo, celebre per lo stile del mobilio da lui creato, lo stesso del tavolo intorno al quale Chippendale Studio ha mosso i primi passi nel 2013. L’idea ha suggerito fin da subito un numero ridotto di partecipanti, quelli che siedono comodamente intorno a un tavolo. Ogni anno, infatti, scegliamo cinque artisti tra le varie candidature che riceviamo e ai quali offriamo un percorso formativo dedicato, che parte con la realizzazione di un libro d’artista e si conclude con la realizzazione di una mostra.

Quali sono le principali attività che caratterizzano questa iniziativa?
Sicuramente la principale attività rimane la didattica, intesa come consulenza specializzata che trae linfa vitale da valutazioni di carattere curatoriale, così come dalle sollecitazioni provenienti dal confronto con professionisti del settore quali docenti, artisti, editori: tutto un arcipelago molto variegato di figure che ruotano intorno allo studio, fornendo contributi utili per la costituzione di un libro d’artista che si va definendo con il susseguirsi degli incontri.

Chippendale Studio
Chippendale Studio

C’è dell’altro?
Da qualche anno, poi, affianchiamo quest’attività a un’offerta di servizi per aziende che vede al centro la cultura visiva contemporanea e si attua attraverso il contatto con realtà imprenditoriali di vario tipo. In base all’interlocutore con cui lo studio si interfaccia, si procede alla costruzione di percorsi ad hoc volti a mettere in evidenza quei valori su cui l’impresa basa la propria mission, ricorrendo alle infinite possibilità che i linguaggi dell’arte offrono.







Il libro d’artista secondo Chippendale Studio



Che ruolo può avere secondo voi, oggi, lo sviluppo di un progetto editoriale all’interno del mondo dell’arte?
Il libro d’artista, che corrisponde al prodotto editoriale di cui ci occupiamo, solitamente prende le mosse da istanze personali degli autori, svincolandosene, poi per orientarsi verso un messaggio più universale. Il libro così concepito ha la capacità di catturare qualsiasi interlocutore: diventa sostenibile dal punto di vista economico, si presta per essere apprezzato da chiunque ami l’arte e, rispetto a un’opera tradizionale, offre il vantaggio della portabilità. Dunque è studiato per essere toccato, maneggiato, accarezzato, oltre che semplicemente sfogliato.

Chippendale Studio
Chippendale Studio

E per l’artista, cosa significa?
Per l’artista è uno strumento utile al proprio posizionamento all’interno del sistema dell’arte, è un biglietto da visita più efficace del tradizionale portfolio. Nello sviluppo di un progetto obbliga a fare tutta una serie di scelte necessarie a una prima elaborazione della ricerca intrapresa.

Che cosa rappresenta per voi la realizzazione di un libro d’artista?
Noi progettiamo, realizziamo e promuoviamo libri, ricorrendo anche ad altri linguaggi – fotografia e video su tutti – per amplificarne la portata. 


E come avviene la realizzazione? Qual è il processo creativo?
I nostri libri d’artista, che rientrano nell’archivio Dummy Photobook, traggono origine da un confronto con gli artisti che ci sottopongono un’idea, anche solo in embrione, di come vorrebbero vedere tradotto materialmente un loro personalissimo percorso fatto di immagini. Questo si concretizza, poi, nella forma unica e originale dell’oggetto libro. La prima copia di ogni dummy viene conservata all’interno dello studio, che ne conta quasi duecento.

Perché il nome “dummy”?
Dummy per intendere che non si tratta di libri definiti in ogni singolo dettaglio. Infatti il loro scopo non è, nella maggior parte dei casi, essere un prodotto già ultimato per il mercato, bensì un suggerimento per edizioni future da realizzare in collaborazione con istituzioni, aziende e case editrici.

Che valore hanno queste prime copie per voi?
Oggi i photobook costituiscono una collezione che nasce da un calcolato processo di selezione da parte dell’artista che decide di realizzarli. La loro conservazione diventa così una testimonianza del lavoro svolto in studio, con la prospettiva di incrementarlo in maniera continuativa. In questo modo si costruisce progressivamente una rassegna di autori contemporanei che scelgono il libro come mezzo per promuovere il proprio operato, trasformando Chippendale Studio in un archivio di oggetti e relazioni.



Chippendale Studio e il quartiere Maggiolina

Cambiando argomento, vorrei analizzare con voi l’importanza della risignificazione del quartiere in cui operate, la Maggiolina. Cosa rappresenta per voi?
Nel 2017 ci siamo trasferiti nella sede attuale di via Pietro da Bescapè 3 nel suggestivo quartiere milanese Maggiolina. Qui ci siamo accorti che la peculiarità del luogo poteva diventare un valore identitario, in modo particolare quando ad ogni visita le persone ripetevano “non sembra neanche di essere a Milano”. Dalla suggestione di quella frase, nel 2023 nasce Milano Centrale Festival con lo scopo di amplificare la ricerca e la progettazione che svolgiamo quotidianamente in dialogo con gli artisti nelle aree della città circostanti attorno alla Stazione Centrale e lungo il Naviglio Martesana, facendo risaltare di questi luoghi la dimensione di quartiere inteso come luogo di relazione e scambio, aperto alla possibilità di incontro con l’altro, lontano soprattutto dalle dinamiche frenetiche e spersonalizzanti tipiche della metropoli.

Raccontaci di più di questo festival.
Il festival si configura come esplorazione di un territorio e, al contempo, confronto con le realtà artistiche che vi sono diffuse, come gallerie, spazi pubblici, edifici storici e luoghi di vita quotidiana. Spesso e volentieri esso diventa anche occasione di vicende impreviste, come può accadere quando si porta il bucato in una lavanderia self service e ci si trova coinvolti nelle opere realizzate da artisti appositamente per l’occasione. 


In quali zone si svolge esattamente?
Il percorso, in gran parte ciclabile e nel verde, tocca quartieri quali Maggiolina, Ponte Seveso, Greco, Turro, Gorla, fino a Ponte Nuovo, restituendo una Milano inaspettata, divisa in piccole porzioni di città da percorrere in bicicletta o attraversare passeggiando lungo la Martesana con l’obiettivo di far visita a uno studio di artista o di assistere a un talk tra artisti e curatori.




Quali sono le iniziative in corso e quelle future dello Studio?

Per dare continuità alle attività formative e curatoriali che convogliano nel festival, quest’anno abbiamo dato il via a un nuovo progetto, intitolato Il mercoledì da Chippendale Studio, che ci accompagnerà nei prossimi anni con una serie d’incontri mensili presso la nostra sede, sempre alla scoperta del quartiere attraverso i linguaggi dell’arte. A differenza del festival, i nostri mercoledì riguarderanno un’area geografica più ristretta, ovvero quella della Maggiolina, in cui ci identifichiamo.

Cosa prevedete per questi appuntamenti?
Il programma prevede studio visit di prossimità, esplorazione con performance alle caratteristiche Case a Igloo che connotano l’architettura della zona e altri eventi futuri, “aspettando” ogni anno Milano Centrale Festival (3-4-5 ottobre 2025).

C’è qualcosa in corso?
Adesso, fino al 28 maggio, è possibile vedere nel box auto di Chippendale Studio – la nostra project room – l’installazione site-specific di Nicola Di Caprio intitolata Fortuna. L’opera consiste nell’esposizione di una lastra di marmo, appesa a un supporto costruito appositamente per l’occasione, su cui campeggia la scritta Via Cristoforo Gluck. L’artista è solito riferirsi al quartiere di Milano in cui vive come “Zona Gluck”. Molteplici le implicazioni, le allusioni, le coincidenze contenute nel riferimento toponomastico presente sulla lastra, che, decontestualizzata e ricollocata, acquista una funzione nuova, diventando un dispositivo capace di attivare la memoria e di stimolare nell’osservatore una riflessione sull’evoluzione dello spazio urbano e sul ruolo dell’artista nella nostra società.



Barbara Niniano

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