Itinerario nella Bassa Romagna, da Ravenna all’Appennino. Cosa fare e vedere

Conselice, Faenza, Cotignola: l’alluvione della primavera scorsa ha drammaticamente portato sotto i riflettori i luoghi dell’entroterra romagnolo, che però non si sono fermati. E propongono un’articolata offerta culturale

Tutti abbiamo ancora negli occhi l’alluvione che lo scorso maggio si è abbattuta sulla Romagna. La devastazione, le perdite umane, l’emergenza abitativa, i danni al patrimonio culturale e paesaggistico. Ma anche la gara di solidarietà che ha aiutato una ripartenza ancora difficile, eppure costellata di episodi significativi. Sul fronte culturale, l’estate della Romagna, proprio nelle zone più colpite, è stata ricca di iniziative. E nel passaggio verso l’autunno può rivelarsi un’ottima idea muoversi alla scoperta dell’entroterra romagnolo spesso trascurato per concentrarsi sulle destinazioni più note o sulle località balneari. 
Il nostro itinerario ci conduce tra le cittadine della Bassa Romagna (e più giù, in direzione dell’Appennino, verso Brisighella e Faenza), alle porte di Ravenna, non prima di aver segnalato la ricca programmazione autunnale del capoluogo: alla ricchezza dei mosaici cittadini, legati allo splendore del periodo bizantino nell’allora capitale dell’Esarcato d’Italia, farà eco dal 14 ottobre la mostra BURRIRAVENNAORO, organizzata dal MAR, nell’ambito dell’VII Biennale del Mosaico contemporaneo. Omaggio ad Alberto Burri, da parte della città in cui l’artista umbro aveva avviato, negli Anni Ottanta, un’intensa attività pittorica, realizzando diversi cicli di opere ispirati alla cultura artistica di Ravenna, e alla sua storia. 

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Bagnacavallo, dalla Piazza Nuova alla Bottega dello sguardo

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La street art a Cotignola

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Il Labirinto effimero dell’azienda Galassi

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Waterways, tra natura e Land Art

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Le ceramiche di Faenza in un territorio che rinasce come parco culturale

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La via degli Asini di Brisighella

Sull’impianto medievale del vecchio centro storico, il borgo di Bagnacavallo è cresciuto con innesti architettonici che datano in prevalenza al XVIII secolo, periodo in cui si realizza anche il luogo simbolo della cittadina, la Piazza Nuova porticata, dall’invaso ellittico, pensata per ospitare le attività del mercato. L’edificio che la circonda, in mattoni a vista, si apre con un susseguirsi di trenta archi a tutto sesto su pilastri squadrati. Non distante, piazza della Libertà rappresenta l’ideale punto di partenza per muoversi alla scoperta di palazzi nobiliari, eleganti edifici pubblici e chiese.
Proprio all’interno di un ex convento ha sede il Museo civico delle Cappuccine, con la sua collezione di arte antica e moderna, e un prezioso Gabinetto di Stampe. Quest’autunno il polo museale ripartirà con una ricca programmazione: ERON, dal 16 settembre è la mostra dedicata all’omonimo artista riminese (1973), protagonista del panorama dell’arte urbana in Italia, e presente a Bagnacavallo con alcuni lavori inediti; mentre inaugura il 21 settembre l’esposizione dedicata ai paesaggi giapponesi di Hokusai e Hiroshige, presenti con le loro xilografie ukiyo-e, in collaborazione con il Museo d’Arte Orientale di Venezia. Prima di lasciare la città è consigliato un passaggio alla Bottega dello Sguardo, attivissimo centro culturale dedicato al teatro, biblioteca, spazio di lettura, archivio, laboratorio permanente di cultura, con un bel giardino e tante possibilità di incontro e scambio di idee.

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ERON, Painting 24822, Bagnacavallo, 2022
ERON, Painting 24822, Bagnacavallo, 2022

Nell’area della Bassa Romagna, il paese di Cotignola, ricostruito quasi da zero dopo la distruzione della Seconda guerra mondiale, ha trovato la sua dimensione espressiva ideale nella street art. A partire dal 2018, infatti, il progetto di arte pubblica Dal museo al paesaggio ha trasformato il volto della città, chiamando a raccolta molti street artist italiani e internazionali, per raccontare per immagini le memorie dei cittadini e i fatti storici più significativi per il territorio. Si spazia così dal Distributore non automatico di coraggio del Collettivo FX (lavoro precedente all’iniziativa, datato 2015, sul valore della Resistenza) all’immaginario fantastico di Cotignyork, rappresentato Zosen Bandido e Mina Hamada, Gio Pistone e Martoz in via Cairoli, al tema dell’emancipazione femminile protagonista del murale dell’argentina Hyuro. L’artista lombardo DEM ha lavorato, invece, tra gli edifici del villaggio Unrra, quartiere costruito nel secondo dopoguerra, parte di un progetto architettonico di ristoro per le zone duramente colpite dal conflitto. La mappa di questo museo a cielo aperto è stata elaborata da Romagna Sentieri, ed è disponibile per la consultazione online.

Dal museo al paesaggio, street art Cotignola, Emilia Romagna
Dal museo al paesaggio, street art Cotignola, Emilia Romagna

Ad Alfonsine, ancora in esplorazione della Bassa Romagna, si arriva per visitare il Labirinto effimero dinamico – disegnato nel mais – più grande d’Europa, con un percorso lungo 4 chilometri su una superficie di 100mila metri quadri. L’idea si deve all’Azienda Agricola Galassi, che il progetto l’ha avviato nel 2007, e ogni anno ricostruisce il labirinto seguendo un tema differente. Il 2023 è dedicato a Picasso, in occasione del cinquantenario della sua scomparsa: nel realizzare il percorso, l’architetta Ambra Cicognani ha preso ispirazione del “sogno” del pittore spagnolo (Le Reve, 1932), ritratto trasognato di Marie-Thérèse Walter. C’è tempo fino al 17 settembre per entrare nel labirinto, che poi osserverà la consueta chiusura stagionale, fino alla prossima primavera. Mentre fino al 31 ottobre (ma solo nei weekend) resta aperto il Labirinto sospeso, seconda creazione di Galassi, opera di land art che gioca sul concetto di cielo e terra usando materiali di recupero e biodegradabili.

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Il Labirinto effimero di Galassi, Alfonsine, Emilia Romagna
Il Labirinto effimero di Galassi, Alfonsine, Emilia Romagna

Si sviluppa come percorso ciclo-pedonale lungo il Delta del Po, nell’area che collega Conselice alle sue frazioni, il progetto di Land Art Waterways, che facendo appello al valore dei corsi d’acqua che solcano in abbondanza il territorio romagnolo inaugurava nell’estate 2022. L’alluvione sopraggiunta qualche mese più tardi ha radicalmente mutato la prospettiva, ma certo non fiaccato l’iniziativa, il cui presupposto di partenza è sempre valido, come pure l’obiettivo di favorire la riscoperta del legame con la natura attraverso l’arte contemporanea. Lungo il percorso, grazie al coordinamento artistico del CRAC (Centro in Romagna Ricerca Arte Contemporanea, dal 16 settembre anche con la collettiva EcoUmana alla Villa Verlicchi di Lavezzola), si incontrano opere di Federico Bartolini e Matteo Gritti, l’installazione in rami e terracotta di Antonio Caranti, la scultura “da paesaggio” in rocce, terra e vimini di Fausto Ferri, e molti altri interventi che popoleranno via via le “strade dell’acqua”.

Waterways. Photo Claudia Zanfi
Waterways. Photo Claudia Zanfi

Tra le località più duramente colpite dall’alluvione, Faenza è il cuore di un distretto ceramico tra i più rinomati del mondo, custode di una tradizione antica divulgata dal MIC, il Museo Internazionale della Ceramica, che conserva esempi dei classici “bianchi” di Faenza, ma anche produzioni italiane e internazionali, antiche e contemporanee. Fin dai primi secoli dopo l’Anno Mille in città cominciarono a essere aperte delle botteghe di ceramisti e ancora oggi ve ne sono molte di attive, ancora in fase di ripresa dopo la devastazione dovuta alla piena di acqua e fango (tra tutte, l’attivissima bottega Zauli, con il suo Museo). In centro si visitano la piazza porticata della Libertà, la fontana Maggiore, la torre dell’Orologio, il palazzo del Podestà che risale al 1175 e fino al 24 settembre ospita la mostra In bianco. La porcellana nella ceramica d’arte italiana contemporanea, a cura di Matteo Zauli, con la partecipazione di 36 artisti italiani. Fino al primo ottobre, intanto, prosegue il Festival dei Calanchi e delle Argille Azzurre (citando una definizione di Leonardo da Vinci), manifestazione alla sua seconda edizione, nata per celebrare l’area geografica compresa tra i territori di Faenza, Brisighella, Riolo Terme, Castel Bolognese in qualità di “parco culturale”, considerando il ruolo che il territorio, con le sue caratteristiche geologiche e idriche, ha rivestito nello sviluppo dell’arte ceramica.

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Marco Ceroni. Museo Carlo Zauli, Faenza 2020. Courtesy GALLLERIAPIÙ, Bologna. Photo Stefano Maniero
Marco Ceroni. Museo Carlo Zauli, Faenza 2020. Courtesy GALLLERIAPIÙ, Bologna. Photo Stefano Maniero

Chi visita il borgo di Brisighella, alle pendici dell’Appennino Tosco-Romagnolo è accolto dalla rocca Manfrediana che si erge su un alto spuntone di roccia, per poi scoprire il settecentesco santuario del Monticino, il Museo Civico Giuseppe Ugonia, la Chiesa di Santa Maria degli Angeli con la bella Sacra Conversazione di Palmezzano (Forlì, 1459 – 1539), la pieve romanica di San Giovanni in Ottavo (o pieve del Tho, risalente all’XI secolo) e la via del Borgo, detta anche “via degli Asini”, una peculiare strada sopraelevata e coperta in cui furono scavate nella roccia le stalle che un tempo ospitavano gli asini. A un’estremità di questo passaggio comincia il sentiero che conduce nel Parco regionale della Vena del Gesso Romagnola, da cui partire alla scoperta di una delle maggiori zone carsiche gessose d’Europa, nella vallata compresa tra il fiume Lamone e il torrente Sillaro, drammaticamente balzati agli onori delle cronache durante l’alluvione della primavera scorsa.

www.brisighella.org

Brisighella
Brisighella
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Bagnacavallo, dalla Piazza Nuova alla Bottega dello sguardo

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La street art a Cotignola

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Il Labirinto effimero dell’azienda Galassi

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Waterways, tra natura e Land Art

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Le ceramiche di Faenza in un territorio che rinasce come parco culturale

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La via degli Asini di Brisighella

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