L’Ucraina di Boris Mikhailov. Al Madre di Napoli

Museo Madre, Napoli – fino al 1° febbraio 2016. Boris Mikhailov rappresenta e definisce l’Ucraina di oggi e del passato, attraverso il tema del ritratto soggettivo e collettivo. Una tagliente panoramica sulla delicata condizione sociale e politica di un Paese lacerato.

LA FOTOGRAFIA SECONDO MIKHAILOV
Per Boris Mikhailov (Kharkov, 1938) fare fotografia significa porsi delle domande e prendere coscienza del tempo, della società e delle strutture in cui si vive. L’artista restituisce nei suoi scatti fotografici una memoria sociale della storia dell’Ucraina e della sua indipendenza dall’Urss dopo il crollo del regime sovietico (tema che è stato oggetto anche della grande mostra da Camera a Torino), rivelando le frange di un tessuto collettivo, umano e intimo profondamente segnato dalla disintegrazione sociale.
Il percorso espositivo napoletano lascia emerge una carica vitale che ribalta il memento mori in memento vivere, in direzione di un senso storico più reattivo e riflessivo. Rispondendo agli eventi, l’artista si esprime mediante le taglienti armi taglienti dell’ironia e della sensualità, che fanno del corpo, il proprio e quello degli altri, il mezzo comunicativo privilegiato, uno spazio politico e un luogo di denuncia.

Boris Mikhailov, I Am Not I, 1992 - photo (c) Boris Mikhailov, Barbara Weiss Gallery

Boris Mikhailov, I Am Not I, 1992 – photo (c) Boris Mikhailov, Barbara Weiss Gallery

UCRAINA TRA IRONIA E REALTÀ
La serie I Am Not I (1992), presentata per la prima volta nel 1960 ma chiusa e censurata dal KGB, rappresenta il fulcro della mostra: come afferma Andrea Viliani, in essa “l’artista si mette a nudo in modo ironico, beffardo e grottesco”, e la rappresentazione del corpo nella sua nudità diventa una scultura vivente, testimoniando una ribellione privata ai valori imposti e precostituiti.
Gli scenari urbani della serie By the Ground (1991), esposta nella prima sala, impongono un punto focale ribassato e costituiscono, in pendant con The Queen (1993), una sequenza di immagini di un corpo sociale coeso ma vulnerabile.
Segue la serie Salt Lake (1986), allestita nella seconda sala come una classica quadreria, in cui i bagnanti sono colti nel loro momento quotidiano, compromesso sullo sfondo dallo stabilimento industriale, allegoria del condizionamento del potere statale nelle vite private dei singoli. A ciò corrisponde la sovversione ironica delle regole nella serie Football (2000), che nega la consuetudine calcistica in virtù di un eversivo e più ristretto sistema familiare.

Boris Mikhailov,  Self Portrait, 2014 - Courtesy l'artista

Boris Mikhailov, Self Portrait, 2014 – Courtesy l’artista

PASSATO E PRESENTE A CONFRONTO
La quinta sala mette in dialogo le serie Yesterday Sandwich (1972-75) e Superimpositions from the 60s/70s (2005) al fine di compiere una sovrimpressione tra il prima e l’oggi e tra più soggetti figurativi, creando un essere ibrido fotograficamente.
Infine, nell’ultima sala, la fascinazione per la grande arte europea e per la pittura barocca appare evidente sia in The Wedding. Trittico 2 (2005-06) sia nell’accostamento dei due dipinti di Jusepe de Ribera, il San Paolo Eremita (1638 ca.) e la Santa Maria Egiziaca (1651), con il Self-Portrait (2014) di Mikhailov, concepito come una sovrapposizione ideologica ai ritratti di Ribera.

Rosa Esmeralda Partucci

Napoli // fino al 1° febbraio 2016
Boris Mikhailov – Io non sono io
a cura di Andrea Viliani ed Eugenio Viola
MUSEO MADRE
Via Settembrini 79
081 19313016
[email protected]
www.museomadre.it

MORE INFO:
http://www.artribune.com/dettaglio/evento/47838/boris-mikhailov/

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Rosa Esmeralda Partucci

Rosa Esmeralda Partucci

È nata ad Avellino nel 1990 e ha frequentato il corso di Laurea Triennale in Archeologia e Storia dell'Arte all'Università degli Studi di Napoli Federico II. Attualmente è in procinto di discutere la tesi in storia dell'arte contemporanea. Ha scritto…

Scopri di più