Feragutti Visconti, schiavo della libertà

Fino al 16 giugno, alla Villa dei Cedri di Bellinzona, la pittura fuori dai canoni di Adolfo Feragutti Visconti. Che attraversa Ottocento e Novecento sotto il segno della sperimentazione. Con il notevole picco del periodo sudamericano.

Nella generale riscoperta dell’Ottocento, le figure più interessanti sono quelle degli artisti che deviano dal canone, presagendo la rivoluzione delle avanguardie. Oppure i novecenteschi che, guardando ancora al secolo precedente, creano peculiari mescolanze tra rivoluzione e conservazione, come nel caso di Angiolo D’Andrea, recentemente in mostra a Milano.
Adolfo Feragutti Visconti (Pura, 1850 – Milano, 1924) è una figura di questo genere, ma il suo caso è ancora diverso. Dipinge sia nell’Ottocento che nel Novecento, sparigliando le carte in entrambi i periodi. A inizio carriera, seppur ancora impegnato nella pittura di storia, nelle nature morte e nei ritratti su commissione, cerca e trova un’intensità diversa e giunge a sperimentazioni formali sempre leggermente devianti rispetto all’aria del tempo. Intuisce precocemente l’inversione del rapporto di forze tra disegno e colore, a favore di quest’ultimo. Scivola verso accenni di astrazione, rendendo il soggetto un puro pretesto, con approccio proto-modernista. E altera in modo imprevisto, talvolta fecondamente incongruo, i rapporti tra luce e ombra, innestando un rapporto fisico tra opera e spettatore.

Adolfo Feragutti Visconti, Le maghe persiane, dalle Mille e una notte, 1904

Adolfo Feragutti Visconti, Le maghe persiane, dalle Mille e una notte, 1904

La mostra alla Villa dei Cedri di Bellinzona (ottanta quadri in mostra sui trecento catalogati dell’autore), esito dei recenti studi che hanno anche riportato alla luce trenta opere, rende perfettamente conto dell’originalità di Feragutti Visconti, ticinese di nascita e italiano d’adozione. E rende soprattutto conto dello scarto che si produce nella sua opera allo scoccare del Novecento, quando il pittore viaggia in Argentina e in Patagonia. Qui la sua pittura diventa, più che originale, incatalogabile, vagamente simbolista ma in modo molto più oscuro, sognante e terrena, carnale ed eterea. Il ciclo delle Maghe persiane, ispirato alle Mille e una notte, avvolge nell’oscurità e ammalia con le volute delineate dal pastello. I volti degli indigeni sono intensissimi e scultorei, la Maternità del 1908-10 sospende la necessità di chiedersi se si tratti di una visione religiosa, animistica o blasfema. E lo straordinario Testa di toro del 1907 presenta un modernissimo gioco di rapporti tra primo piano e sfondo.
Rientrato dai viaggi, torna a nature morte e ritratti, diluendo la fase della sperimentazione in dosi più piccole: le ultime prove sono magnificenti ma meno innovative.
Al terzo piano della villa, una selezione di opere della Collezione di Eugenio Balzan, oggetto della precedente mostra, permettono un confronto tra la poetica di Feragutti Visconti e le altre ricerche dell’epoca.

Stefano Castelli

Bellinzona // fino al 16 giugno 2013
Adolfo Feragutti Visconti – La libertà della pittura
a cura di Giovanna Ginex e Anna Lisa Galizia
VILLA DEI CEDRI
Piazza san Biagio 9
+41 (0)91 8218520
[email protected]
www.villacedri.ch

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Stefano Castelli

Stefano Castelli

Stefano Castelli (nato a Milano nel 1979, dove vive e lavora) è critico d'arte, curatore indipendente e giornalista. Laureato in Scienze politiche con una tesi su Andy Warhol, adotta nei confronti dell'arte un approccio antiformalista che coniuga estetica ed etica.…

Scopri di più