Mark Jenkins: street art in cattività

Mai fatti venti minuti di fila per entrare in galleria? È quello che è successo sabato 17 marzo alla Wunderkammern di Roma (mostra aperta fino al 26 aprile). Un successo sottoscritto dal pubblico, dalla collaborazione con il Macro e dal testo di Elena Giulia Rossi. Ma funziona davvero?

Tempi di muta. L’arte contemporanea tenta di strapparsi di dosso la stessa definizione con cui si fregiata fino a ieri il décolleté. Tutto ciò che è altro, che non è ufficiale, formale o centrale sembra celare, agli occhi di molti, quel primitivo spirito buono dell’arte e quindi cattivello, inatteso e provocatorio. Banksy, Ludo e Mark Jenkins (Alexandria, 1970; vive a Washington), quest’ultimo protagonista degli spazi di via Serbelloni, funzionerebbero, forse, in una dimensione autenticamente antisistema; ma per strada i lavori di Jenkins solleticano solo la boccuccia buona della borghesia. E quando poi la santificata street art finisce in galleria, anche il velo dell’illusione svapora. Come animali in cattività, i lavori dell’americano si offrono a una posa forzata, accecati dalle luci dei flash. Non abbiamo nulla contro la comunicazione virale, l’arredo urbano o il contro-arredo, nulla contro le tutine strette degli eterni Peter Pan, ma è tempo che le parole tornino ad avere un senso. E poi, le banane nel cellophane…

Luca Labanca

Roma // fino al 26 aprile 2012
Mark Jenkins – Living LayersWunderkammern
testo di Elena Giulia Rossi
WUNDERKAMMERN
Via Serbelloni 124
349 8112973
[email protected]
www.wunderkammern.net

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Luca Labanca

Luca Labanca

Luca Labanca si muove nel 2006 da Varese a Bologna per iniziare il percorso di studi del DAMS, curriculum Arte. Negli anni di residenza bolognese collabora stabilmente col bimestrale d’arte e cultura ART Journal, contemporaneamente idea e sviluppa progetti ed…

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