Design e stupore. Alla Fondazione Plart di Napoli

A Napoli, dal 10 novembre fino al 7 gennaio, la meraviglia, l’immaginazione e lo stupore assumono l’aspetto di cinque personaggi allegorici e un omaggio alla città. Negli spazi di Via Martucci, sei grandi busti, posati come statue classiche marmoree su piedistalli bianchi, sono stati realizzati assemblando piccoli oggetti di plastica appartenenti alla categoria dell’usa e getta.

Protagonisti di Meraviglie e Paradossi. Il design dello stupore sono sei grandi busti esposti come statue classiche marmoree, su piedistalli bianchi. Questi enigmatici personaggi sono ottenuti dall’assemblaggio di piccoli oggetti in plastica usa e getta. Andrea Barzini, regista, e Silvio Pasquarelli, architetto, grazie a una ironica quanto rigorosa operazione a cavallo tra ready made e object trouvé usano flaconi, stoviglie, tappi e persino soldati, disposti come unità minime, perfettamente riconoscibili nella loro forma originaria, a comporre sculture antropomorfe.
La fondatrice dello spazio, Maria Pia Incutti traccia percorsi passati, definizioni e visioni di come il design dei polimeri, e non solo, dovrebbe affrontare l’ardua tematica del riuso.

Quali sono le origini della Fondazione Plart?
La Fondazione Plart è la sintesi di un percorso culturale che affonda le radici negli inizi della mia carriera professionale come imprenditrice e collezionista di arte visiva e design. Ho sempre guardato all’attività d’impresa come strettamente connessa con le dinamiche culturali del proprio tempo, alimentando uno sguardo sull’innovazione delle proposte e dei modelli di riferimento. Proprio da questo processo continuo di rinnovamento culturale e imprenditoriale nasce la Fondazione Plart. Nel 2008 a Napoli si dà forma a un contenitore museale insolito per la tipologia di materia da indagare e valorizzare ovvero l’enorme famiglia delle plastiche. Un materiale che ha modellato tutta la nostra modernità e che continua a far parte del nostro paesaggio ambientale e progettuale.

Laboratorio Plart. A sinistra Haim Steinbach, un-color becomes alter ego #2, 1984, maschera in lattice. A destra Keith Mascheroni, Fusillo, 2006, Heller, Stati Uniti, poliuretano

Laboratorio Plart. A sinistra Haim Steinbach, un-color becomes alter ego #2, 1984, maschera in lattice. A destra Keith Mascheroni, Fusillo, 2006, Heller, Stati Uniti, poliuretano

Come si struttura la sua attività?
Centro propulsivo della Fondazione è un’importante collezione di oggetti d’uso comune e di opere in plastica, ormai riconosciuta a livello internazionale come una delle più originali, complete e, aggiungerei, studiate dalla community scientifica che si occupa di polimeri, un altro dei nomi che indica l’universo delle plastiche. L’attività culturale della Fondazione ruota attorno a due polarità, da una parte la conservazione e la valorizzazione della collezione attraverso un centro di ricerca e restauro all’avanguardia e dall’altra processi di educazione ambientale, formazione e scouting attraverso workshop, mostre, installazioni multimediali che provano a indagare le plastiche del futuro, le quali necessariamente sono e saranno un’alternativa a quelle derivate dal petrolio.

Secondo quale modalità la collezione di design del Plart viene integrata e come si radica nel territorio promuovendo eccellenze e presentando anche, ad esempio, il laboratorio del restauro dei polimeri?
Il centro di ricerca e restauro della Fondazione è strettamente connesso sia alla collezione di plastiche storiche che alla politica di nuove acquisizioni destinate a integrare il patrimonio museale. Una ricchezza di opportunità sia pratiche sia teoriche che spaziano dalle prime plastiche pre-sintetiche ai nuovi materiali polimerici altamente performanti e più sostenibili dal punto di vista ambientale e produttivo. La collezione attraversa un arco temporale ampio che va dalla fine dall’Ottocento fino a oggi, dando vita a un patrimonio unico che racchiude tutta la storia di questi materiali. L’importanza di tale patrimonio richiede un personale altamente qualificato e attento ad assolvere un ruolo molto delicato per la conservazione e valorizzazione di opere uniche nel loro genere. Quest’unicità è l’offerta rivolta al territorio, inteso come tessuto culturale attento a cogliere aspetti innovativi e di educazione ambientale per alimentare un senso civico e di convivenza che spesso latita, soprattutto nelle nuove generazioni, uno dei nostri pubblici di riferimento.

Re Sole di Andrea Barzini e Silvio Pasquarelli

Re Sole di Andrea Barzini e Silvio Pasquarelli

Da dove nasce e a partire da quale percorso di ricerca è stato sviluppato il Festival internazionale del design, presentato dal volume Il Futuro del Contemporaneo di Giovanna Cassese?
Il volume curato da Giovanna Cassese, attenta studiosa delle dinamiche culturali e artistiche del nostro tempo, nasce appunto nell’ambito del Festival internazionale del design, un’iniziativa d’indagine attorno alle potenzialità del design nel suggerire prospettive future per il territorio campano e non solo. Uno degli eventi centrali del Festival è stato un convegno dedicato alle problematiche del restauro, che ha visto la partecipazione dei maggiori esperti a livello mondiale. Il volume raccoglie gli atti di questo incontro con l’ambizione di diventare un testo di riferimento in un dibattito importante, che sempre più sta acquisendo una centralità nei musei e nel collezionismo contemporaneo.

Quale definizione di design sta sviluppando Plart in questi ultimi anni?
La Fondazione guarda al design come un processo migliorativo, evolutivo del mondo in cui viviamo. Un costante divenire e aggiornamento in cui è difficile fornire una definizione univoca di progetto che potrebbe apparire come un limite per un’attività di ricerca e sviluppo, la quale si confronta sempre con sfide nuove, tracciando e suggerendo sentieri che meritano attenzione da parte di tutti gli operatori interessati allo sviluppo culturale, economico e sociale del nostro bistrattato mondo.

Potrebbe esprimere un pensiero, o formulare un augurio che accompagni Meraviglie e Paradossi. Il design dello stupore, la mostra curata da Cecilia Cecchini?
La mostra curata dalla responsabile scientifica della Fondazione è una sintesi affascinante e colta di tutti i temi che ho declinato nei pensieri precedenti. Un misterioso mix di arte, design e architettura con un occhio al riuso e al riciclo della plastica.

Ginevra Bria

Napoli // dal 10 novembre 2016 al 7 gennaio 2017
Andrea Barzini e Silvio Pasquarelli – Meraviglie e Paradossi. Il design dello stupore
a cura di Cecilia Cecchini
FONDAZIONE PLART
Via Giuseppe Martucci 48
081 19565703
[email protected]
www.fondazioneplart.it

MORE INFO:
http://www.artribune.com/dettaglio/evento/57442/andrea-barzini-silvio-pasquarelli-meraviglie-e-paradossi/

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Ginevra Bria

Ginevra Bria

Ginevra Bria è critico d’arte e curatore di Isisuf – Istituto Internazionale di Studi sul Futurismo di Milano. È specializzata in arte contemporanea latinoamericana.

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