Londra Art Week. C’è anche l’arte contemporanea africana

Abbiamo incontrato Touria El Glaoui, fondatrice e ideatrice di 1:54, fiera londinese dedicata all’arte contemporanea africana. In questa lunga intervista trovate tutte le novità della sesta edizione.

Negli anni successivi al lancio di 1:54, nel 2013, ho viaggiato molto in Africa, come parte del mio lavoro. E questo mi ha dato la possibilità di esplorare il lavoro incredibilmente variegato che era stato fatto attraverso l’Africa. Ancora adesso gli artisti che ho conosciuto hanno poca visibilità in Europa. Il mio obiettivo era creare una sorta di ponte che colmasse geograficamente il vuoto e che provvedesse a fornire la prima piattaforma in Europa dedicata non solo agli artisti africani, ma anche agli artisti della diaspora africana, qualcosa che in precedenza si riteneva fosse quasi inesistente o impossibile”. Con queste parole, Touria El Glaoui introduce 1:54 – 54 come i Paesi del contienente –, la sola fiera a rappresentare la molteplicità dell’arte contemporanea africana su un palco internazionale come Londra, durante i giorni di Frieze.
Quest’anno, per la prima volta, 1:54 presenta un programma dedicato a eventi pubblici che ha luogo alla Somerset House, lungo tutta la durata della fiera. “1:54 ha raggiunto un consenso incredibile e sono realmente orgogliosa delle modalità secondo le quali abbiamo fatto crescere le presenza dell’arte contemporanea africana in Europa negli ultimi anni, anche se l’audience globale risulta ancora relativamente ristretta e c’è ancora molto da lavorare e molti obiettivi da raggiungere”, prosegue la direttrice. “Premesso questo, esistono sicuramente altre mostre, retrospettive e aste emergenti in Europa che sono dedicate agli artisti africani e agli artisti della diaspora africana. Proprio in questi giorni, a Londra, ad esempio, è stata aperta ‘Making and Unmaking: An exhibition curated by Duro Olowu’ al Camden Arts Centre e anche ‘Made You Look: Dandyism and Black Masculinity’ alla Photographers’ Gallery. Anche le case d’asta hanno aumentato la presenza di artisti africani, da Christie’s a Phillips a Bonhams, che stanno seguendo e facendo crescere le vendite di artisti che hanno lavorato negli ultimi anni. Da ricordare la Bonham’s ‘Africa Now’ sale, asta lanciata nel 2009 che oggi ha corso biennale e che costantemente sta identificando un nuovo leader nel mercato globale dell’arte africana”.

1.54 Contemporary Art Fair, Londra 2015 - Somerset House - photo © Ben Hoffman

1.54 Contemporary Art Fair, Londra 2015 – Somerset House – photo © Ben Hoffman

Come è stato possibile, attraverso 1:54, raggiungere un solo scenario pur rappresentando una realtà universale tanto frammentata e multisfaccettata come l’Africa?
Gran parte dell’interesse suscitato nei confronti dell’arte africana è dovuto al fatto che l’Africa è stato uno fra gli ultimi continenti a essere stato scoperto dai collezionisti e ritengo che questo abbia creato una sorta di corsa alla scoperta di talenti emergenti. Anche se la crescita economica del continente ha giocato un ruolo importante nei progressi culturali della mia terra di origine. E mi auguro che l’attenzione da parte di diversi pubblici anche istituzionali continui lungo questa traiettoria.
L’emergere di un’Africa multisfaccettata è decisamente importante, per me e per la visione di una fiera come 1:54. Per molto tempo si è radicata la concezione che esistesse una sola, singola estetica africana, e questo stereotipo ha adombrato la reale diversità artistica africana. 1:54, già a partire dal proprio titolo, filtra, traduce e riconduce in un solo luogo 54 differenti territori che rivelano di per sé la diversità. Ogni artista offre una prospettiva unica e integra sulle proprie radici e ci auguriamo che la fiera sia in grado di valorizzare ogni artista, mostrandolo al giusto livello di complessità e sensibilità.

Billie Zangewa, Mood Indigo, 2016 - Courtesy Afronova Gallery

Billie Zangewa, Mood Indigo, 2016 – Courtesy Afronova Gallery

È impressionante notare come musei, istituzioni e grandi collezioni pubbliche abbiano modificato la loro attenzione negli ultimi vent’anni, creando una piattaforma che non sempre mostra uno sguardo approfondito, di ricerca sugli scenari emergenti in Africa. Potresti, invece, fornire esempi virtuosi al riguardo?
Hai ragione, il supporto istituzionale per gli artisti è e continua a essere un supporto reale, imprescindibile e importantissimo per gli artisti africani. La Tate, nello specifico, sta esplorando modalità e tipologie di creazione di spazi per l’arte contemporanea africana a partire dal 2011, quando è stata lanciato il biennale African Art Programme, dal titolo Across the Board. È stato anche stabilito un comitato di acquisizioni che ha con successo ampliato e diversificato la collezione di arte africana. Analogamente, è da segnalare il lancio del Southbank Centre di African Utopia nel 2012, che ha dato la possibilità di celebrare per un intero mese la cultura africana: ha aiutato a dare avvio alla creazione di una vera piattaforma dedicata all’arte africana in Europa.
Ci sono, inoltre, progetti istituzionali davvero alternativi e pieni di entusiasmo, che stanno prendendo luogo e forma al di fuori dell’Europa. Prima fra tutti l’apertura dello Zeitz Museum of Contemporary Art Africa, a Cape Town. Questo progetto è molto, molto importante perché ospiterà l’arte africana sul proprio continente. Inoltre il museo sarà una istituzione culturale non profit e si concentrerà su tutta la nuova arte contemporanea africana e sulla diaspora africana, diventando una chiave e un territorio d’accesso per pubblici locali, continentali e internazionali.

Uno dei programmi più importanti di questa edizione di 1:54 consiste nel programma di incontri e conferenze curata da Koyo Kouoh, uno special event dal titolo Forum.
Forum è cresciuto per diventare un elemento accompagnamento molto importante per la fiera, proprio come tutta la nostra serie di special projects, che quest’anno sono dieci. Tanto Forum quanto gli special projects creano il tempo e il luogo per un dibattito critico, dedicando spazi di interesse e attenzione lontani dai momenti prettamente commerciali della fiera.
Grazie a Koyo Kouoh, Forum chiama curatori, accademici, artisti e designer per offrire una rosa di conferenze e arene dedicate all’arte, sotto molteplici punti di vista. La multidisciplinarietà di Forum è fondamentale, perché esplora i campi della moda, dell’architettura, della letteratura e le modalità secondo le quali vengono realmente messe in pratica oggi, rompendo argini e barriere che solitamente, in Africa, si ritengono ancora ben separati e distinti. Attraverso queste idee di sperimentazione istintiva, quasi giocosa ma sovversiva, Forum prova a riconfigurare preconcetti, stereotipi e idee ancora molto radicate sull’Africa e la diaspora africana.

Jodi Bieber, Maria, 2014 - Courtesy Afronova Gallery

Jodi Bieber, Maria, 2014 – Courtesy Afronova Gallery

Potresti esprimere un augurio che accompagni 1:54?
Ottobre è il mese che accoglie la quarta edizione londinese di 1:54 e che ri-comprende le due edizioni di successo New York, per un totale di sei aperture. Ogni anno la fiera è cresciuta, sviluppandosi con rapidità, senza conformarsi ad altri modelli. Quest’anno abbiamo raccolto 40 gallerie che presentano 130 artisti. Nonostante questo risultato, davvero insperato, è molto importante per me che la fiera mantenga una sorta di intimità e accessibilità per chiunque. Ritengo che 1:54 porti nel proprio Dna un’atmosfera comunque molto differente rispetto alle altre fiere satelliti rispetto a Frieze.
Mi auguro che i visitatori riescano a trovare il tempo per ingaggiare con ogni artista un dialogo individuale, magari anche attraverso una conversazione personale.

Ginevra Bria

Londra // dal 6 al 9 ottobre 2016
1:54 Contemporary African Art Fair
Somerset House
http://1-54.com/london/

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Ginevra Bria

Ginevra Bria

Ginevra Bria è critico d’arte e curatore di Isisuf – Istituto Internazionale di Studi sul Futurismo di Milano. È specializzata in arte contemporanea latinoamericana.

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